Castel dell'Ovo
Napoli
via Eldorado, 3 (presso via Partenope - borgo marinaro)
081 7954593 FAX 081 7954598
WEB
Germano Paolini
dal 5/10/2007 al 27/10/2007
feriali 10/12.30 e 15/18; festivi 10/13
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5/10/2007

Germano Paolini

Castel dell'Ovo, Napoli

Paesaggi e citta' - Incroci della memoria e dell'immaginario. Pittura. La mostra appare connotata come un racconto per immagini, sempre in equilibrio sul filo di un enigmatico alternarsi tra certo ed incerto, pacificazioni e ansie.


comunicato stampa

Paesaggi e citta' - Incroci della memoria e dell'immaginario

L’assessorato alla Cultura del Comune di Napoli ospita nella sede di Castel dell’Ovo questa mostra, che, per la prima volta, propone la pittura di Germano Paolini al pubblico partenopeo. La mostra appare connotata come un racconto per immagini, carico di forti sensazioni e sempre in equilibrio sul filo di un enigmatico alternarsi tra certo ed incerto, pacificazioni e ansie. Un racconto che si dipana tra paesaggi a Paolini consueti e alcuni esempi di “ritratti” urbani con cui più volte si è confrontato, cercando di svelare quello spirito nascosto delle città che spesso si mostra solo a chi giunge “da fuori”, ma si lascia coinvolgere come se della città fosse da sempre complice.

La presentazione in catalogo scritta da Mario Lunetta propone, in un’analisi del linguaggio di Paolini, una riflessione che parte da alcune considerazioni sul criterio del verosimile, per rapportarsi allo specifico del percorso […] di questi ultimi dodici anni di lavoro che l’artista propone nella mostra.

“[…]non esiste” scrive Lunetta “in arte un verosimile puramente mimetico, ma un’opera si pone come verosimile in forza delle tensioni complesse della sua organicità semantica che ne legittimano la “verità” (cioè, l’autenticità) e la certificano come verosimile al dilà degli scarti e degli arbitri formali che possono caratterizzarla. Alla fine, insomma, il verosimile di un’opera d’arte è la sua stessa capacità di convinzione, l’energia interna della sua organizzazione formale che la definisce come equivalente (allusivo e metaforicamente critico) della realtà.

Germano Paolini è un pittore, appunto, che non smette di credere alla misurabilità relativa del mondo attraverso l’immagine realizzata sul filo del verosimile. Si direbbe che nella sua lingua la riconoscibilità del modello sia un elemento ulteriore di invenzione, la spinta al dispiegarsi del suo rapporto – immediato e insieme problematico – con il testo.

L’artista subisce il fascino di manufatti la cui lenta deperibilità sembra una scommessa con l’eterno: la campagna maremmana che alimenta da sempre la sua vita e la sua immaginazione, il paesaggio toscano che ha in sé la saldezza metafisica di un’architettura o di una calcolatissima scenografia, infine l’espansione verso alcune presenze urbane che paiono vivere senza tempo nel tempo, e prendono perentoriamente nella pittura paoliniana ruolo di interlocutori attivi, di carrefours della memoria e dell’immaginario, infine di enigmi che danno risposte sempre parziali, ambigue, sguince, e si arrendono soltanto alla forza emblematica dell’immagine.

[…] Nelle sue immagini le città emettono le loro inconfondibili voci, tanto più quanto più cancellano le loro tracce più celebrate. Se la sequenza dedicata a Praga e a Cottbus tiene anche conto di certa grafica oscura e severa della loro tradizione, nelle “complicità romane” del 2004 c’è la sensualità carnale della Città Eterna e (come osserva Dino Carlesi) la memoria di Scipione e Mafai passata al crivello dello sguardo condensato dell’artista, della sua capacità di respiro in sintonia con ciò che vede, infine della sua concentrazione intelligente. I monumenti hanno diritto ad esistere sulla tela solo in quanto abbaglianti dettagli o apparizioni che emergono dal buio. Sono davvero, queste città di Paolini, città degli uomini, fatte per essere abitate, vissute, calpestate. In una parola, per essere amate nella concretezza dell’esistere, perché sono materia viva, non simulacri buoni per l’eloquenza delle cerimonie ufficiali.

[…] E ora, Napoli: come dire, un’altra icona inconsumabile dell’antropologia e della cultura occidentale. La sequenza napoletana di Paolini è al tempo stesso un omaggio alla città partenopea e una sfida al proprio occhio. Chiunque rischia di perdersi otticamente, nel magma della città fatto di stratificazioni, scorci, quinte che fulmineamente spariscono, saliscendi capricciosi, ville, incastri corallini che fanno sorpresa e teatro. Inoltre, Paolini ha anche dovuto fare i conti con tanto illustre vedutismo napoletano non facile da liquidare. Bene. Questa sfida plurale il pittore l’ha vinta in virtù della propria coerenza stilistica, che all’omaggio nulla ha sacrificato in termini di rigore formale, pur mantenendo a petto dei soggetti un afflato empatetico fortissimo.”

La mostra si inaugura sabato 6 ottobre alle ore 18

Castel dell'Ovo
Via Caracciolo di Bella - Napoli
Orari di apertura: feriali 10/12.30 - 15/18; festivi 10/13
Ingresso libero

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Stefano Cioffi
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