Galleria del Palazzo
Firenze
lungarno Guicciardini, 19 (Palazzo Coveri)
055 281044 FAX 055 2810
WEB
Ciro Palumbo
dal 3/10/2007 al 16/11/2007
mart-sab 11-13 e 15.30-19.30

Segnalato da

Ischia Prospettiva Arte




 
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3/10/2007

Ciro Palumbo

Galleria del Palazzo, Firenze

La metafisica dei colori. In mostra 40 oli su tela a tecnica mista, dove ritornano il simbolismo, i segni, le creature mitologiche, il potere dei sogni, ricorrenti nella produzione dell'artista.


comunicato stampa

La metafisica dei colori

Continua a Firenze la Rassegna d' arte 2007 organizzata da "ISCHIA PROSPETTIVA ARTE" con la personale del pittore Ciro Palumbo, a seguito dello straordinario successo nell'ambito delle mostre inserite all'interno della Rassegna "Il rosso e il Blu" a Napoli e Ischia. La nuova mostra di Ciro Palumbo, ospitata alla Galleria del Palazzo, consente di assistere alla sua nuova espressione creativa. Il percorso comprende l'arte dei colori brillanti in 40 avori in diverse dimensioni. Sono degli oli su tela a tecnica mista, dove ritornano puntuali il simbolismo, i segni, le creature mitologiche, il potere dei sogni, la pittura senza filtri, temi tanto cari all'artista nel tratteggiare gli elementi che compongono la sua arte , così come ha commentato il Prof. Clemente Servodio Iammarrone.

"La metafisica dei colori" o "I colori della metafisica"

La sensibilità artistica di un pittore si svela non solo attraverso i soggetti delle sue opere, ma soprattutto attraverso la sua espressività cromatica che dà corpo e sostanza alla composizione. Il colore, con i suoi infiniti riverberi, rappresenta pertanto l'elemento essenziale e fondamentale del linguaggio pittorico e consente di definire le peculiarità della personalità espressiva dell'artista. Di volta in volta sarà il colore del tempo, il colore della memoria, il colore dell'anima o il colore del sogno, ovvero, come nel caso di Ciro Palumbo, il colore che, permeandosi di un senso "metafisico", consente all'artista di travalicare l'imminente per ascendere le vette più alte dell'iperuranio ed in questo percorso si impregna di elementi simbolici.

La mostra di Ciro Palumbo si connota appunto per la peculiare sensibilità cromatica dell'artista che, nei quaranta dipinti di cui essa si compone, svolge una tematica densa di emozioni e di figurazioni immaginifiche, definita "La metafisica dei colori", quasi come se l'autore volesse con i colori, per mezzo dei colori ed attraverso i colori scandagliare le complesse e profonde assonanze sensibili che l'inconscio nasconde, le percezioni di identità psichiche in esso celate come archetipi sondabili solo attraverso le infinite sfumature del colore che la sua sensibilità pittorica rende percepibili.

Spiccano sulla tela elementi reali e contingenti, delineati con contorni netti ed espliciti da cui sembra prendere avvio l'ispirazione e l'intuizione dell'artista, ma essi vengono immersi in un'atmosfera eterea ed indefinita, in un'aura vaga e sfuggente che ha le caratteristiche del sogno, con la simbologia magica e le fantasie oniriche di un mondo vivo solo nella profonda interiorità dell'inconscio, con i suoi archetipi e la forza primigenia che essi sono in grado di sprigionare. I colori di Palumbo vivono di una vita allo stesso tempo arcaica e cosmica, si animano di suggestioni a volte sfumate, a volte nitide, a volte degradanti in infinite tonalità che si estrinsecano in una miriade di evanescenze, ma che tuttavia rimangono sempre contenute in un arco diadico oscillante tra "il rosso" ed "il blu"...

E il colore diventa espressione delle emozioni dell'artista, diviene il suo linguaggio immediato ed istintivo, la sua modalità comunicativa con la quale trasferisce sulla tela la ricchezza della sua capacità creativa ed interpretativa di una realtà che, nonostante sia evocata in una complessa e variegata gamma di modulazioni cromatiche, fluttua con sperimentata sapienza tra due colori: "il rosso" ed "il blu", la realtà ed il sogno, il conscio e l'inconscio, il concreto e l'astratto, l'immanente ed il trascendente, il caos primordiale e l'ordine dell'armonia divina.

In questo eterno dualismo l'uomo pencola sospeso, tra l'istinto e la ragione, la realtà e il sogno, il fisico ed il metafisico; in questo dualismo, che il pittore Ciro Palumbo esprime con "il rosso" ed "il blu", si svolge il senso e si strutturano i contenuti della sua poetica che egli condensa sulla tela rendendoli tangibili attraverso le innumerevoli gradazioni dei due colori.

Espressione di questo dualismo sono le isole sospese come aquiloni tra cielo e terra o tra cielo e mare, le figure mitologiche che attraversano la tela malcelando una velata espressione di turbamento, quasi contese da due mondi solo apparentemente separati: il naturale e il soprannaturale, l'effimero e l'eterno, "il rosso" ed "il blu".

Così, a mio parere, compiutamente questo concetto si concretizza nell'opera "Un salto nel cielo" che, in qualche modo e per taluni aspetti, evoca il mito di Icaro da cui astrae solo l'antico anelito dell'uomo ad elevarsi verso il cielo, senza la estrema conseguenza di una disperata ricaduta che è totalmente estranea al discorso pittorico di Palumbo. L'artista ritrae questa figura umana nelle sembianze di una creatura mitica che, lasciandosi alle spalle "il rosso", simbolo della forza primigenia del caos, da cui quasi sembra non riuscire a distaccarsi, tende verso l'empireo, l'armonia cosmica, l'ideale supremo di ordine universale, tende cioè al "blu" del cielo, al firmamento metafisico, configurando un percorso che delinea una scia circolare, una traiettoria ogivale simile ad un'orbita planetaria, di cui l'uomo stesso è parte. Il sembiante di questo uomo mitico lascia trasparire l'intimo ed irrisolto dissidio degli uomini tormentati dal dualismo originario e la loro ansia spesso inconfessata di spiritualità; creature combattute tra i vincoli del contingente e lo slancio verso l'etereo, dilaniate da questo eterno dualismo che il pittore tende a dissolvere e a risolvere attraverso "La metafisica dei colori".

Ogni tela risulta infatti come divisa in due spazi in apparenza disgiunti e differenziati, concordanti e discordanti nello stesso tempo come "il rosso" ed "il blu", ma in realtà confluenti, senza soluzione di continuità ed attraverso le mille sfumature dei due colori, in una coerenza discorsiva univoca. "La stanza blu" e "la stanza rossa" rappresentano quasi il paradigma di questo dualismo risolto dal pittore in una equivalenza di immagini speculari, quasi un intimo connubio di sinonimi e di contrari, di analogie e di contrasti che finiscono per amalgamarsi in una mirabile sintesi di colori e di immagini simboliche; sintesi che straordinariamente contiene e comprende tutti gli opposti, dispersi ed unificati in un aura metafisica che può definirsi "La metafisica dei colori", ma anche "I colori della metafisica".

Il catalogo, presente in galleria, comprende 40 opere tra cui i lavori in esposizioni, si avvale di un testo del Prof. Clemente Servodio Iammarrone. Collezionista d'opere d'arte da sempre. Scrittore di poesie cosi come saggi per interpretrare il mondo dei suoi amici pittori. Insegna Medicina all'Università Federico II Napoli

Inaugurazione 4 ottobre 2007

Galleria del Palazzo
Lungarno Guicciardini, 19 - Firenze
Orario: da martedì a sabato 11-13 e 15.30-19.30
Ingresso libero

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Laura Aprile
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