La metafisica dei colori. In mostra 40 oli su tela a tecnica mista, dove ritornano il simbolismo, i segni, le creature mitologiche, il potere dei sogni, ricorrenti nella produzione dell'artista.
La metafisica dei colori
Continua a Firenze la Rassegna d' arte 2007 organizzata da "ISCHIA PROSPETTIVA ARTE"
con la personale del pittore Ciro Palumbo, a seguito dello straordinario successo
nell'ambito delle mostre inserite all'interno della Rassegna "Il rosso e il Blu" a
Napoli e Ischia. La nuova mostra di Ciro Palumbo, ospitata alla Galleria del
Palazzo, consente di assistere alla sua nuova espressione creativa. Il percorso
comprende l'arte dei colori brillanti in 40 avori in diverse dimensioni. Sono degli
oli su tela a tecnica mista, dove ritornano puntuali il simbolismo, i segni, le
creature mitologiche, il potere dei sogni, la pittura senza filtri, temi tanto cari
all'artista nel tratteggiare gli elementi che compongono la sua arte , così come ha
commentato il Prof. Clemente Servodio Iammarrone.
"La metafisica dei colori" o "I colori della metafisica"
La sensibilità artistica di un pittore si svela non solo attraverso i soggetti delle
sue opere, ma soprattutto attraverso la sua espressività cromatica che dà corpo e
sostanza alla composizione.
Il colore, con i suoi infiniti riverberi, rappresenta pertanto l'elemento essenziale
e fondamentale del linguaggio pittorico e consente di definire le peculiarità della
personalità espressiva dell'artista. Di volta in volta sarà il colore del tempo, il
colore della memoria, il colore dell'anima o il colore del sogno, ovvero, come nel
caso di Ciro Palumbo, il colore che, permeandosi di un senso "metafisico", consente
all'artista di travalicare l'imminente per ascendere le vette più alte
dell'iperuranio ed in questo percorso si impregna di elementi simbolici.
La mostra di Ciro Palumbo si connota appunto per la peculiare sensibilità cromatica
dell'artista che, nei quaranta dipinti di cui essa si compone, svolge una tematica
densa di emozioni e di figurazioni immaginifiche, definita "La metafisica dei
colori", quasi come se l'autore volesse con i colori, per mezzo dei colori ed
attraverso i colori scandagliare le complesse e profonde assonanze sensibili che
l'inconscio nasconde, le percezioni di identità psichiche in esso celate come
archetipi sondabili solo attraverso le infinite sfumature del colore che la sua
sensibilità pittorica rende percepibili.
Spiccano sulla tela elementi reali e contingenti, delineati con contorni netti ed
espliciti da cui sembra prendere avvio l'ispirazione e l'intuizione dell'artista, ma
essi vengono immersi in un'atmosfera eterea ed indefinita, in un'aura vaga e
sfuggente che ha le caratteristiche del sogno, con la simbologia magica e le
fantasie oniriche di un mondo vivo solo nella profonda interiorità dell'inconscio,
con i suoi archetipi e la forza primigenia che essi sono in grado di sprigionare.
I colori di Palumbo vivono di una vita allo stesso tempo arcaica e cosmica, si
animano di suggestioni a volte sfumate, a volte nitide, a volte degradanti in
infinite tonalità che si estrinsecano in una miriade di evanescenze, ma che tuttavia
rimangono sempre contenute in un arco diadico oscillante tra "il rosso" ed "il
blu"...
E il colore diventa espressione delle emozioni dell'artista, diviene il suo
linguaggio immediato ed istintivo, la sua modalità comunicativa con la quale
trasferisce sulla tela la ricchezza della sua capacità creativa ed interpretativa di
una realtà che, nonostante sia evocata in una complessa e variegata gamma di
modulazioni cromatiche, fluttua con sperimentata sapienza tra due colori: "il rosso"
ed "il blu", la realtà ed il sogno, il conscio e l'inconscio, il concreto e
l'astratto, l'immanente ed il trascendente, il caos primordiale e l'ordine
dell'armonia divina.
In questo eterno dualismo l'uomo pencola sospeso, tra l'istinto e la ragione, la
realtà e il sogno, il fisico ed il metafisico; in questo dualismo, che il pittore
Ciro Palumbo esprime con "il rosso" ed "il blu", si svolge il senso e si strutturano
i contenuti della sua poetica che egli condensa sulla tela rendendoli tangibili
attraverso le innumerevoli gradazioni dei due colori.
Espressione di questo dualismo sono le isole sospese come aquiloni tra cielo e terra
o tra cielo e mare, le figure mitologiche che attraversano la tela malcelando una
velata espressione di turbamento, quasi contese da due mondi solo apparentemente
separati: il naturale e il soprannaturale, l'effimero e l'eterno, "il rosso" ed "il
blu".
Così, a mio parere, compiutamente questo concetto si concretizza nell'opera "Un
salto nel cielo" che, in qualche modo e per taluni aspetti, evoca il mito di Icaro
da cui astrae solo l'antico anelito dell'uomo ad elevarsi verso il cielo, senza la
estrema conseguenza di una disperata ricaduta che è totalmente estranea al discorso
pittorico di Palumbo. L'artista ritrae questa figura umana nelle sembianze di una
creatura mitica che, lasciandosi alle
spalle "il rosso", simbolo della forza primigenia del caos, da cui quasi sembra non
riuscire a distaccarsi, tende verso l'empireo, l'armonia cosmica, l'ideale supremo
di ordine universale, tende cioè al "blu" del cielo, al firmamento metafisico,
configurando un percorso che delinea una scia circolare, una traiettoria ogivale
simile ad un'orbita planetaria, di cui l'uomo stesso è parte. Il sembiante di
questo uomo mitico lascia trasparire l'intimo ed irrisolto dissidio degli uomini
tormentati dal dualismo originario e la loro ansia spesso inconfessata di
spiritualità; creature combattute tra i vincoli del contingente e lo slancio verso
l'etereo, dilaniate da questo eterno dualismo che il pittore tende a dissolvere e a
risolvere attraverso "La metafisica dei colori".
Ogni tela risulta infatti come divisa in due spazi in apparenza disgiunti e
differenziati, concordanti e discordanti nello stesso tempo come "il rosso" ed "il
blu", ma in realtà confluenti, senza soluzione di continuità ed attraverso le mille
sfumature dei due colori, in una coerenza discorsiva univoca.
"La stanza blu" e "la stanza rossa" rappresentano quasi il paradigma di questo
dualismo risolto dal pittore in una equivalenza di immagini speculari, quasi un
intimo connubio di sinonimi e di contrari, di analogie e di contrasti che finiscono
per amalgamarsi in una mirabile sintesi di colori e di immagini simboliche; sintesi
che straordinariamente contiene e comprende tutti gli opposti, dispersi ed unificati
in un aura metafisica che può definirsi "La metafisica dei colori", ma anche "I
colori della metafisica".
Il catalogo, presente in galleria, comprende 40 opere tra cui i lavori in
esposizioni, si avvale di un testo del Prof. Clemente Servodio Iammarrone.
Collezionista d'opere d'arte da sempre. Scrittore di poesie cosi come saggi per
interpretrare il mondo dei suoi amici pittori. Insegna Medicina all'Università
Federico II Napoli
Inaugurazione 4 ottobre 2007
Galleria del Palazzo
Lungarno Guicciardini, 19 - Firenze
Orario: da martedì a sabato 11-13 e 15.30-19.30
Ingresso libero