Associazione Culturale Satura
Genova
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dal 26/10/2001 al 14/11/2001
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26/10/2001

3mostre

Associazione Culturale Satura, Genova

S'inaugurano, nella sede dell'Associazione Culturale Satura, alle ore 17.00, tre mostre personali di Germano Fiorito, Pino Tipaldo, Margherita Piccardo.


comunicato stampa

S'inaugurano, nella sede dell'Associazione Culturale Satura, alle ore 17.00, tre mostre personali di Germano Fiorito, Pino Tipaldo, Margherita Piccardo.

GERMANO FIORITO
"SEGNI IN CONCERTO"
A cura di Miriam Cristaldi

Musicalità, armonia, misura, sono le dimensioni che caratterizzano l'inquieta pittura di germano fiorito. Una pittura, la sua, assolutamente libera nella creazione di paesaggi astratti, percepibili alla visione come eccitate forme energetiche strutturate in ritmi controllatissimi.
Disse verso la seconda metà del secolo scorso l'autorevole esponente dell'Espressionismo astratto americano, Robert Motherwel: "L'arte astratta è uno sforzo per colmare il vuoto che l'uomo moderno sente in sé", ed è forse questa la motivazione che spinge l'artista oggi a condurre una personale ricerca affinché possa riconoscersi e ritrovarsi in questo terzo millennio caratterizzato da destabilizzanti "mutazioni" e rivoluzioni tecnico-scientifiche. In sintonia con tali espressioni pittoriche, europee e americane, e con atmosfere miranti all'indicibile, Fiorito realizza una pittura acrilica composta da pigmenti (addensati con polveri e materiali specifici) che materializzano sulla tela profonde cavità spaziali alternate ritmicamente a sussultori piani estroflessi dando così corpo a vivaci affondi e fluttuanti aggetti che conducono l'occhio a esplorare zone sconosciute, sentieri della mente, misteriose vie.

Alla percezione visiva appare come un frammento di realtà colto nella sua intima , mutevolissima essenza.
Allo stesso tempo, mentre precise linee direzionali tendono a suggerire guizzanti punti di fuga collegabili a improvvisi collassi spaziali, un impalpabile e sottile pulviscolo atmosferico (entro cui agisce la spaziosa circolarità del colore) attutisce gli eccessi cromatici e smorza spigolosità gestuali.
Nasce in quest'ottica l'idea di una lenta ma inesorabile conquista, da parte del segno, della superficie pittorica come impegno e volontà di manifestare l'inesprimibile, di oltrepassare la barriera della visione per entrare nel "respiro" dell'opera. Un respiro, questo, simile al soffio dello spirito, al suono interiore delle cose per mezzo del quale si tende a rendere visibile ciò che visibile non è.
Si percepiscono allora le opposizioni entro cui la struttura antropologica, cioè l'essere uomo, si dibatte continuamente: ne sono paradigmi gli eterni conflitti tra luce-ombra, giorno-notte, eros-thanatos, vita-morte. E da un tragico incrocio di linee nere prendono avvio felici scie luminose rese con biancori luminescenti che indicano una rotta, una possibile via planetaria, un appiglio nell'universo cosmico per raggiungere rapporti privilegiati con la totalità. (Catalogo in galleria).

"PINO TIPALDO"
A cura di Mario Napoli

Non è facile analizzare la pittura di Tipaldo, dati gli innumerevoli riferimenti agli artisti che lo hanno influenzato, come egli stesso dice: "il contrasto ideologico tra Boccioni e Dix mi affascina e mi stimola. L'esaltazione vitale futurista e l'umana disperazione dell'espressionismo fanno parte del mio contradditorio".
L'operazione di Tipaldo è infatti complessa: la partenza è quasi sempre un'immagine fotografica sulla quale l'artista lavora costruendo uno spazio pittorico che è essenzialmente un'ardita fusione tra scomposizione cubista e sintesi futurista.
Ma a differenza dei cubisti e dei futuristi che scompongono lo spazio tempo quasi esclusivamente ai fini di una ottimistica partecipazione alla costruttività scientifica dei primi decenni del '900, Tipaldo riesce, amalgamando le figure umane allo spazio che le delimita, ad ottenere effetti espressionistici di rarefatta alienazione e desolata solitudine.

Già sminuiti dalla provenienza da un mondo di immagini abusate, i personaggi che si muovono in questo spazio ne vengono permeati sino a smaterializzarsi.
I colori sono stesi in zonature settoriali che si stratificano e si compenetrano in una scomposizione delle immagini che è funzionale alla trasformazione dei soggetti animati negli stereotipi anonimi e meccanizzati della civiltà contemporanea.
Le sculture di Tipaldo collocate accanto ai suoi dipinti sono la materializzazione nel legno o nella creta dei piani che intersecano e legano indissolubilmente le figure allo spazio da loro stesse generato.

MARGHERITA PICCARDO
"SCULTURE ED OGGETTI"
A cura di Paola Barbicinti

"Anche se la forma scompare, la sua radice è eterna" (Mario Merz, 1925). Ho rivisto dopo molti anni queste parole di luce violetta al neon, discrete e inquietanti sullo sfondo del muro in mattoni del giardino di casa Guggenheim sul Canal Grande a Venezia: fotografarle allora - inconsapevolmente affascinata - era stato un po' come serbarle nel cuore per ritrovarle in seguito.
La ricerca di una forma, capace di incidere con la sua presenza sulla realtà dello spazio vitale, sembra scivolare in secondo piano nel panorama dell'arte contemporanea dove parole, corpi, oggetti - colti in frammenti rapidi, con immagini che si susseguono - lasciano solo labili tracce nel passaggio di trasmissione. Nelle opere di Margherita Piccardo è evidente invece, l'ansia quasi ossessiva di individuare la forma "essenziale": ricerca di assoluto nella perfezione geometrica, ma anche verifica continua del confine,orizzonte della conoscenza, in continuo divenire. Ma definire i confini della forma equivale anche a far sognare continuamente di oltrepassarla, attratti dal mondo al di là della soglia, continuamente sotteso, mai dichiarato, ed indicarne la via d'uscita. Basta chiudere gli occhi e lasciar penetrare nella mente l'ignoto.

Simbolo, traccia, segno diventano qui strumenti di un cammino esistenziale ed artistico, metafora della nobile arte del tiro con l'arco, che unifica in un istante e in un punto il percorso della freccia, dall'attimo dello scocco al momento del colpire il bersaglio, senza soluzione di continuità.

L'istanza di contenere l'esuberante vitalità femminile si esprime nelle opere dell'artista come senso profondamente interiorizzato della "misura", tutta di origine greca e, al contempo, come controllo consapevole del gesto, di sottile fascinazione orientale. Da questa proviene l'arte di sottrarre le materie più povere, come l'argilla, alla loro origine volgare, per trasferirle negli strati più alti delle avventure culturali e psichiche, trasformando i gesti in atti magici e cosmici, tra silenzi meditativi e preziosità pazienti.

La materia molto curata ma non manipolata, rimanda a una forma purissima, ma la tattilità dell'impronta resta percettibile, e un che di accidentale può sempre essere colto. "Lavorare la terra è come affondare le mani nella storia"- mi confida ancora Margherita - per ritrovare la genesi, la "radice" della forma, calata nell'umiltà della materia e nella nobiltà dei suoi leganti. Se ci si soffermasse solo sull'impressione estetica di queste sculture si rischierebbe di farsi sedurre dalla raffinatezza delle superfici che raccolgono in varia maniera la luce e la rimandano lentamente, dopo averla concentrata e rinforzata, nella continua oscillazione tra levigatezza-astrazione e trama evidente, trascurando il sottile fascino emanato dal pulsare dell'energia e l'amore per la tessitura: orditi antichi e trame moderne, scrigno segreto della memoria e trappola di morte.

Inaugurazioni sabato 27 ottobre ore 17

Orari: pomeriggio dal martedì al sabato dalle ore 16.30 alle 19.00, chiuso lunedì e festivo, altro orario su appuntamento.

INGRESSO LIBERO

SATURA Associazione Culturale
Piazza Stella 5/1, 16123 GENOVA
tel. Fax. 010.2468284/010.6046652

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