Universidad del Valle de Orizaba
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23/10/2007

Federico Botta

Universidad del Valle de Orizaba, Orizaba

Vivir la diversidad, un reto de nuestro tiempo / Tradizione italiana: bajo e processione a Savigliano. La rassegna fotografica propone una diversa e singolare interpretazione che indaga le radici di due particolari tradizioni laiche e religiose della provincia italiana.


comunicato stampa

Vivir la diversidad, un reto de nuestro tiempo

Il titolo della mostra fotografica di Federico Botta è «Tradizione italiana: bajo e processione a Savigliano». Rientra nel quadro delle «exposiciones» previste nel contesto delle numerose «Actividades sociales y culturales» che il «Congreso interdisciplinario Univo» organizza nei giorni dal 24 al 26 ottobre 2007 presso la sede principale dell’Università messicana di Orizaba (regione di Veracruz). La rassegna fotografica, che nello specifico si avvale del patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura di Città del Messico, propone una diversa e singolare interpretazione che indaga le radici di due particolari tradizioni laiche e religiose della provincia italiana. Nello spirito delle «diversità» -il tema affrontato dalle «Conferencias magistrales» di quest’anno- le fotografie di Federico Botta accettano la «sfida del nostro tempo» (reto de nuestro tiempo) offrendo immagini recentissime -appartenenti a due reportage del 2007- che interessano tradizioni le cui origini sono molto antiche.

L’autore, con interpretazione del tutto personale, ha voluto indagare antropologicamente due momenti di grandissimo coinvolgimento popolare appartenenti ad altrettante aree della provincia di Cuneo. Il primo, la «Bajo», legata alla storica rappresentazione che ogni cinque anni coinvolge centinaia e centinaia di persone (soprattutto emigrati rientrati per l’occasione) di Sampeyre, in valle Varaita, racconta la storia della cacciata degli invasori saraceni dalla zona. Risale all’anno 975. La preparazione è particolarmente laboriosa e sin dal medioevo gli archivi documentano questa tradizione. I costumi sono molto variegati, stravaganti, conservati ed arricchiti dalle famiglie del paese.

Molti, ancor oggi in uso, sono stati confezionati nell’Ottocento. Vengono indossati esclusivamente da personaggi maschili, che interpretano entrambi i ruoli. Il secondo, invece, riguarda la processione di Pasqua che la chiesa confraternita della Pietà di Savigliano celebra ininterrottamente dall’inizio del Settecento. Anche in questo caso i personaggi in costume -qui interpretati da entrambi i sessi- sono alcune centinaia. Gli elementi caratterizzanti della tradizione religiosa di questa processione sono le tre statue lignee policrome opera dello scultore luganese Giovanni Battista Plura, appositamente realizzate con questo scopo e fortemente volute, in origine, dall’intera popolazione cittadina.

La macchina processionale è complessa e si avvale di tutta una serie di figure che trasportano lungo le strade della città gli oggetti della passione e gli elementi della successiva resurrezione del Cristo. La lettura che Federico Botta dà di entrambe le presenze culturali è quanto meno singolare. Lo spirito che lo anima è quello di indagare l’essenza dei diversi personaggi quasi estrapolandoli dai contesti nei quali si muovono per restituirli in spazi asettici fortemente circoscritti. Si tratta di due reportage che non solo documentano gli avvenimenti: scavano gli eventi e restituiscono provocatoriamente i personaggi in una sfida (quella che i messicani hanno molto apprezzato) che attualizza passi antichi della nostra storia di «campanile».

Universidad del Valle de Orizaba
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