Pizia Arte
Teramo
viale Crucioli, 75/a
0861 252795
WEB
Marco Filaferro
dal 4/11/2001 al 30/11/2001
339 2780866
WEB
Segnalato da

Patrizia e Manuela Cucinella



 
calendario eventi  :: 




4/11/2001

Marco Filaferro

Pizia Arte, Teramo

A cura di Manuela e Patrizia Cucinella. Marco Filaferro sulla sua pittura scrive: "Fare pittura è trasformare il mondo in pittura. Si tratta di trascendere il reale nei toni, nei timbri e nelle vibrazioni del monitor televisivo: immagine dell'immagine, impressionismo elettronico, figurazione mediale. Dopo l'avvento della fotografia, Monet tenta di cogliere una durata nel flusso spazio-temporale delle variazioni di luce della natura. (...)


comunicato stampa

A cura di Manuela e Patrizia Cucinella

Marco Filaferro sulla sua pittura scrive:
Fare pittura è trasformare il mondo in pittura.Si tratta di trascendere il reale nei toni, nei timbri e nelle vibrazioni del monitor televisivo: immagine dell'immagine, impressionismo elettronico, figurazione mediale. Dopo l'avvento della fotografia, Monet tenta di cogliere una durata nel flusso spazio-temporale delle variazioni di luce della natura. Ora, la natura è sempre meno qualcosa di naturale e noi abitiamo i media più che il mondo o, meglio, il nostro mondo è costituito dalle immagini degli schermi elettronici. La visione è la metamorfosi delle cose stesse nella loro visione, ma non ci sono cose come fatti, ci sono solo immagini che si mostrano esplicitamente come tali.La visione diretta dei fenomeni è sostituita da una tele-visione che riduce gli oggetti a figure, il reale a scenari virtuali.

Dalle pareti di Lascaux alla finestra sul mondo, ai mondi della finestra catodica, la pittura non celebra altro enigma che quello della visibilità. La visibilità manifesta delle figure sugli schermi si accompagna ad una visibilità segreta. Si tratta di donare esistenza visibile a ciò che in una visione profana potrebbe rimanere celato.

La veggenza del pittore cerca di perforare la '' pelle del monitor'' per mostrare come le cose si fanno cose e il momdo mondo, in una sguardo educato da macchine che vedono. Luci, ombre, colori, vibrazioni dello schermo elettronico, che nella visione profana vengono elise per poter vedere le cose, sono gli oggetti della ricerca. Lo sguardo del pittore interroga questi elementi per sapere come possano far sì che all'improvviso esista qualcosa e proprio quella cosa. Dipingere è, quindi, praticare una sorta di teoria (magica) della visione per mostrare la struttura immaginaria del reale,della video-realtà. La pittura non imita il visibile,ne rende visibili le cifre segrete. Quando vediamo le figure del monitor, non le vediamo malgrado le vibrazioni dello schermo, le vediamo proprio attraverso esse, mediante esse. Se non ci fossero queste distorsioni, queste zebrature di luce, questo piano luccicante dove gioca il reticolo dei riflessi,proprio allora cesseremmo di vedere le figure.E' questa animazione interna, questo irraggiarsi del visibile, che il pittore cerca sotto i nomi di profondità, spazio, colore. Si impone una nuova visibilità. La realtà televisiva si presenta come scrittura della velocità dell'emissione luminosa e il campo dell'immaginario è quindi quello del taglio e del montaggio, del singolo fotogramma, del frame quanto della sua sequenza. Il remake dell'immagine è il soggetto del veder, senza angoscia espressionista. Nella rifigurazione mediale perde senso l'opposizione fra vero e falso, fra reale e immaginario. La conoscenza nasce tramite il veicolo tecnologico e l'artista mediale porta ad estrema dilatazione l'artificialità delle immagini attraverso la simulazione della simulazione, esibita e straniata, sottoposta cioè ad un distanziamento critico, ad un procedimento decostruttivo e smascherante. Il pittore vede le imperfezioni della video-immagine come i segni che la qualificano come tale.Ne consegue una esaltazione pittorica dei ''difetti'' di trasmissione, di sintonizzazione, e di regolazione dell'immagine televisiva.

Lungi da intenti illusionistici, si tematizza l'alterazione in una sorta di trattamento del fermo-immagina. La traduzione dal video alla pittura è dunque un'astrazione, una trasfigurazione, un tradimento che mostra perciò la natura costitutiva della video-realtà nello sguardo del pittore. Emerge quindi una funzione critica e rivelativa della pittura mediale, che non rimanda al reale, nè replica semplicemente i media, ma ci persuade dell'impossibilità di separare la visione e il visibile, l'apparenza e l'essere.
I media, dalla carta stampata al linguaggio audiovisivo, hanno trasformato le qualità spazio-temporali del nostro percepire, ma è ancora la pittura, questo medium antico, a mostrare tale mutazione, fino a rivelare il corpo immateriale del mondo e cioè il paradosso della visibilità per cui vedere è costruire il nostro mondo, che costruisce il nostro vedere. Questa complessità si riflette in pittura: l'arte è negli occhi di chi guarda, ma quello sguardo è prodotto dall'arte.

Pizia Arte
via Cavour 39, Teramo

IN ARCHIVIO [62]
Olvidarte
dal 19/7/2006 al 14/9/2006

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede