Un'ampia personale dell'artista legnanese, protagonista non ancora sufficientemente conosciuto della stagione delle avanguardie che, sin dalla meta' degli anni Sessanta, s'interroga sull'uso dell'immagine fotografica considerata non solo come semplice atto riproduttivo, ma come strumento in grado d'influire sull'interpretazione del reale. Sui due piani della Fondazione e' esposta una serie di lavori che documenta il suo percorso artistico, lungo un arco di tempo di quasi quarant'anni.
A cura di Vittorio Fagone e Alberto Fiz
Un'ampia personale dell'artista legnanese Aldo Tagliaferro, protagonista non ancora sufficientemente conosciuto della stagione delle avanguardie che, sin dalla metà degli anni Sessanta, s'interroga sull'uso dell'immagine fotografica considerata non solo come semplice atto riproduttivo, ma come strumento in grado d'influire sull'interpretazione del reale.
Sui due piani della Fondazione, è esposta, una serie di lavori che documenta il suo percorso artistico, lungo un arco di tempo di quasi quarant'anni.
Dal ciclo 1965/68 Rapporto quotidiano politico, caratterizzato da un forte impegno di adesione al reale che si sviluppa attraverso immagini della cronaca di giornali e riviste impresse nel vinavil, all'ultimo lavoro Sopra/sotto un metro di terra, del 2000 serie parallele di immagini di grandi dimensioni con cui viene esplorata la relazione tra il tempo reale e quello interiore, Tagliaferro si rivela attento indagatore della realtà sociale del vivere attraverso un uso sperimentale della fotografia. "Egli", come ha scritto Vittorio Fagone, "ha scelto la fotografia come tramite tecnico e linguistico di un'originale ricerca, indicando che la ragione che lo ha mosso è stata la possibilità di rilevare-rivelare ogni manifestazione visuale del reale".
L'esauriente retrospettiva su Tagliaferro presenta anche Analisi di un ruolo operativo, l'opera esposta in occasione della partecipazione alla Biennale di Venezia del 1970.
Si tratta di un'analisi critica del sistema dell'arte e del suo aspetto coercitivo che combina ironicamente le immagini degli artisti al lavoro con quelle di animali in gabbia e dei regolamenti dello zoo.
"La fotografia" ha scritto Alberto Fiz "è uno strumento di conoscenza che per Tagliaferro deve agire anche in chiave politica per svelare le insidie che stanno dietro ai codici unanimamente accettati".
Se Verifica di una mostra, sempre del 1970, va inteso come una registrazione dei comportamenti del pubblico e degli operatori in occasione di un evento espositivo, Soggiorno temporale-soggiorno eterno del 1972 mescola manifesti funerari, cartelli stradali e insegne pubblicitarie creando un cortocircuito semantico tra diversi codici.
La forza destrutturante della ricerca espressiva di Tagliaferro emerge anche da Analisi del feticismo del 1976 in cui l'immagine di una serie di bambole rotte scomposta a scacchiera su due pareti opposte abbraccia l'osservatore in una morsa inquietante e ne L'io-ritratto un'opera incentrata sul tema del dualismo.
Da un soggiorno di due anni in Africa nasce, poi, nel 1983, il ciclo Dal segno alla scrittura, dove le pettinature delle donne africane vengono riportate ad un universo di segni astratti e sinuosi, in analogia con la scrittura.
Una mostra, insomma, che consente di riflettere in maniera esauriente su un artista che ha lavorato sulla trasformazione dei linguaggi.
"L'arte per Tagliaferro è un sistema linguistico teso a svelare gli inganni del mondo, una sorta di spia rossa che si accende ogni volta che si abbassa il livello di guardia", ha scritto Fiz.
Aldo Tagliaferro è nato a Legnano nel 1936. Attualmente vive e lavora a Bazzano (Parma), nell'Appennino emiliano.
Dal 1965 ha iniziato una ricerca che vuole essere documentazione e analisi critica del contesto socio-politico e del comportamento dell'uomo.
Nel 1965 ha esposto il primo lavoro fotografico al premio di pittura San Fedele di Milano.
Nel 1968 ha aderito alla Mec-Art e dal 1971 ha proseguito la ricerca in modo autonomo.
Nel 1970 è stato invitato alla Biennale di Venezia.
Nel 1979 si è trasferito in Africa, dove ha soggiornato per due anni, entrando in contatto con la cultura africana che gli ha ispirato un nuovo lavoro dedicato alla pettinature delle donne africane.
Con l'ultimo lavoro del 2000 Sopra/Sotto - Un metro di terra l'artista è ritornato all'analisi intimista con la quale ha esplorato il rapporto tra il proprio io e l'esterno in una relazione temporale.
Catalogo: Edizioni d'Arte Severgnini
Inaugurazione: mercoledì 7 novembre ore 21
Orario: da martedì a venerdì 10-12,30; 15,30-19; sabato e domenica 10-13; 15-19; chiuso lunedì
Ingresso: intero 10 mila lire; ridotto 7 mila lire (comprensivo dell'ingresso alla mostra: Guido Crepax e le Arti).
Per informazioni:
Ufficio stampa Fondazione Bandera per l'Arte
Betty Farioli tel. 0331.322.311 fax 0331.398.464
Fondazione Bandera per l'Arte
via Andrea Costa 29, Busto Arsizio (VA)