In mostra sono esposti numerosi lavori, in maggior parte mosaici, tratti dalle principali serie dell'artista: New York, Londra, Sardegna, oltre ad altri scatti di luoghi italiani, elementi naturali, monumenti storici.
"Ci sono aspetti nelle cose che non si percepiscono… le cose, le persone, i luoghi,
non sono mai totalmente presi, conosciuti. E la natura cangiante dei paesaggi
nelle differenti ore del giorno, con differenti luci che ne modificano l'atmosfera
ed i colori, le espressioni di un volto e quel lato che non si coglie mai, ciò che
si nasconde oltre le fronde di un albero, il particolare che non vediamo perché
assemblato in un intero insieme visivo, il colore dell'aria-cielo che
dimentichiamo di guardare presi dal movimento intorno… non basta uno scatto
solamente a renderci manifesto ciò che vorremmo, non basta una sola fotografia,
pur con la sua capacità di ritrarre il reale. E, se si fotografa un solo lato di
qualcosa, si esclude così ognuna delle altre possibili proiezioni… non avremo mai
coscienza di cosa rimane dietro, sui fianchi, dentro.
Così, con una meticolosa operazione cubista, particolarmente evidente nei
ritratti, Maurizio Galimberti legge il mondo che sta oltre al suo obiettivo con
decine di scatti, tentando di catturare ogni possibile aspetto, lato e forma. I
suoi mosaici sono composizioni di molteplici immagini di un solo oggetto e del suo
ambiente, di un solo volto e dei suoi profili, di un solo paesaggio e dei suoi
punti di vista. Tridimensionalità stesa in piano, moltiplicazione dello sguardo in
infiniti altri sguardi, percezione simultanea delle possibili proiezioni nello
spazio. Non è una realtà frammentata quella che vediamo nelle sue opere, ma al
contrario, l'unitarietà degli aspetti altrimenti impossibili da cogliere con un
solo scatto. La sua è un'operazione che vuole rintracciare ogni dato e riunirlo
successivamente in una visone complessiva che possa rivelare l'oggetto e le sue
forme, il volto e le sue espressioni… ne nasce un nuovo concetto delle cose, che
acquistano, attraverso i suoi scatti molteplici, forme inaspettate e diverse
semantiche di volta in volta.
Se è possibile citare il Cubismo per dare una lettura della sua arte fotografica,
per interpretarne la tecnica si può invece ricordare l'Impressionismo, riferendoci
al suo particolare concetto di simultaneità di più aspetti naturali, tra cui la
luce e, di conseguenza, l'immediatezza che il lavoro finale deve comunicare
nell'aver colto quel particolare attimo, quella particolare illuminazione,
quell'ora del giorno. Le fotografie di Galimberti sono infatti Polaroid…
istantanee che escono dalla macchina fotografica pochi attimi dopo essere state
scattate, riferendo così, quasi senza stacco temporale, senza scarto, ciò che in
quel momento preciso è nella realtà, seguendo l'impulso alla verità delle cose,
alla volontà di cogliere, "prendere", raccontare quanto più possibile di quel
luogo, quel volto, quel momento, quell'ora e quella luce particolari.
A volte poi Galimberti interviene, prima ancora che le immagini siano fissate, con
una sua particolare tecnica che rende le sue foto pittoriche, rielaborate,
emulsionate. Si tratta questa volta di immagini singole nelle quali, attraverso
impasti e mutamenti coloristici, l'oggettività fotografica assume aspetti irreali,
si assoggetta alla volontà artistica che sottolinea alcuni aspetti piuttosto che
altri, e rende ibridi che oscillano tra la realtà e l'immaginazione, la verità e
la fantasia.
In mostra saranno esposti numerosi lavori, in maggior parte mosaici, tratti dalle
sue principali serie: New York, Londra, Sardegna, oltre ad altri scatti di luoghi
italiani, elementi naturali, monumenti storici." ( Maria Vittoria Berti )
Inaugurazione 1 dicembre ore 18
Galleria Pivarte
Via Azzo Gardino 8, Bologna
Ingresso libero