Cer-Amica di una vita. Personale. In mostra una serie di lavori eseguiti in ceramica e dipinti dall'artista che si esprime in svariati settori delle arti minori, con un'attenzione particolare all'uso del colore.
Clara Garesio si forma a Torino presso la Civica Scuola di Arte Ceramica. Prosegue gli studi a Faenza, dove si diploma nel 1955 presso l’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica.. Sempre presso l’Istituto d’Arte Ceramica di Faenza, sezione Artistica, termina il Magistero nel 1957. Nello stesso anno è chiamata presso l’Istituto Statale d’Arte di Isernia per l’insegnamento della Tecnologia Ceramica. Nel 1960 vince il Concorso Nazionale per Decoratore e Smaltatore per la Ceramica presso l’Istitito Statale d’Arte di Castelli (Teramo). L’anno successivo il Ministero dell’Istruzione Artistica le affida l’avviamento del nascente Istituto Professionale di Stato per l’Industria e l’Artigianato della Porcellana “Caselli” di Napoli dove insegna Decorazione della Porcellana e Plastica.
Clara Garesio ha sempre condotto una personale ricerca artistica nel campo della ceramica, producendo pregevoli pezzi per collezioni private e pubbliche (tra l’altro MIAAO, Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi di Torino, Museo della Ceramica di Faenza, Museo Artistico Industriale Manuel Cargaleiro di Vietri sul Mare (SA), Museo Artistico Industriale di Castellamonte (TO), Museo della Ceramica di Castelli (TE), Museo Manuel Cargaleiro di Castello Branco (Portogallo), partecipando a prestigiose rassegne artistiche e prestando la propria decennale competenza nella formazione artistica (corsi di arte ceramica e laboratori di tecniche artistiche e decorazione presso istituti scolastici pubblici e private associazioni culturali).
Nel 2005 è insignita del 1° Premio Internazionale Terra di Piemonte per la sezione Arte Ceramica.
Nel 2006 le è dedicata una Mostra Premio alla Carriera dal Museo Artistico Industriale Manuel Cargaleiro di Vietri sul Mare.
Nel 2007 la Soprintendenza BAPPSAE di Salerno le dedica una mostra personale a Villa Rufolo a Ravello (SA). Ha realizzato interessanti lavori di grafica per l’editoria e la pubblicità. La sua inesauribile vena creativa si esprime inoltre in svariati settori delle arti minori, dalla produzione di originali complementi di arredo e abbigliamento in tessuto, alla creazione di gioielli, alla realizzazione di pannelli e oggetti decorativi con materiale povero e di riciclo.
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La creazione vive come genesi sotto la superficie visibile dell’opera. Volta al passato la vedono tutti gli intellettuali, volta all’avvenire soltanto chi sa creare […] Un occhio che vede, l’altro che sente. (Paul Klee 1914)
Nell’odierno panorama delle arti, oscillante tra verità e menzogne, ambiguità ed idiozie, aggirarsi nel reame incantato di Clara Garesio è una momentanea pausa; un ritorno impossibile, ingenuo e felice alla bellezza. Occasione rara per deambulare in un territorio dove le cose dell’arte appaiono nel loro stato latente: immagini dell’intelligenza creativa. Semplicemente, i lavori emanano, fuori da ogni ostaggio retorico e da generiche “cifre stilistiche”, profumi rari, temi desueti quali: la felicità del fare, il magistero della raffinatezza. La Garesio, con generosa semplicità, rende possibile questo detournement estetico, questo spiazzamento linguistico mentre dona trasgressive frenesie cromatiche contagiandoci con la sua ebbrezza del colore.
In ogni angolo del suo studio appaiono alchimie materico/cromatiche, nelle quali ogni inciampo o difficoltà è dissimulato, azzerato. Nei boschi, come nell’arte, a volte, occorre perdere il sentiero, orientarsi con i sensi; nel caso dell’artista, siamo portati a seguire, come punto cardinale, la Semplicità; una semplicità che erompe da un corto circuito tra vertiginosa necessità interiore e assoluta padronanza dell’agire. E’ la disciplina consapevole del fare, la forza che riesce a coniugare queste infrazioni degli eccessi all’esercizio del gesto educato, creando un’anomala quanto affascinante combinazione di kaos e azzeramento, esultanza e liberazione.
Quella della Garesio è una lunga esperienza estetica, intervallata da altri stimoli, momentaneamente attutita nel corso degli anni da altre sollecitazioni, altre declinazioni, ma mai spenta nella mente. Ininterrotta l’elaborazione mentale ancora prima che manuale; anzi i lavori così sorprendentemente freschi ed emozionanti, sono tali proprio perché, come fossili sono rimasti sigillati nelle pieghe di un silenzioso quotidiano, nei meandri della vita, trasformandosi da energia vitale in pietre preziose.
Due tratti colpiscono della personalità della Garesio: la leggerezza dell’umiltà, come misura esistenziale del non sentirsi mai trionfante, e il peso della generosità, con la quale, ella dona tutto di se in una ricerca dilagante, inesausta, golosamente pronta a farsi tentare, a spingere l’acceleratore oltre, verso l’osare tecnico, verso riferimenti, deroghe, altro.Un intrigante contraddizione questo oscillare tra coerenza ed incostanza.
Anche un parziale affondo diacronico nell’iter della Garesio basta per cogliere, i segni di una insofferenza a limitarsi, a chiudersi in un progetto unico. Enfant terrible, precoce e tuttavia disciplinatamente attratta dalla perfezione ha attraversato con grazia gli anni di un ferreo apprendistato, poi con tenacità il discepolato scolastico con i maestri dell’arte che ne hanno incanalato le energie giovanili fino al raggiungimento di una straordinaria padronanza tecnica e professionale. Indomita, malgrado la sua formazione sia passata anche attraverso esercizi di decorativismo e di natura più o meno accademica. La vena più creativa e sperimentale, pur all’interno della dottrina scolastica, si è manifestata dalla fine degli anni Cinquanta con la progettazione di in un ricco diagramma di forme vascolari attraverso variazioni modulari interpretate dalla Garesio a volte con piglio vigorosamente architettonico. Un progressivo approdo a forme geometriche essenziali si è coniugato ad una rigorosa ricerca segnica attraverso una intelligente rilettura delle radici dell’astrattismo europeo dando vita ad una delle anime della Garesio: quella grafica.
La piena maturità espressiva è raggiunta quando la superficie dei manufatti si anima, accendendosi di costruzioni cromatiche, contrastate, palpabilmente aggressive, animate da saette fauve. Parallelamente si dipana un filone più metamorfico e sperimentale che sfocia in un deciso superamento della modellazione e ancora oggi in progress, si esplica una magnifica ossessione morfologica, attraverso superfici sdrucciolevoli, sinuose, crepitanti. Scenari costruiti d’impeto o attraverso stratificazioni successive, in una straordinaria gamma di effetti tattili: gibbosità, bollori, anfratti, magmaticità, trasalimenti della materia che suggeriscono echi informali. Effetti sensoriali inusitati: movimento, calore, combinati a timbri sonori che sembrano rimandare al mondo incantato di fiabe musicali: Il Flauto magico con le umide atmosfere del bosco ed il baluginare delle piume coloratissime o il giardino incantato di Kashchei dove appare all’improvviso l’Uccello di fuoco. Si cattura il soffio del bello? (Flavia Alfano)
“Il colore mi possiede. Non ho più bisogno di afferrarlo, mi possiede per sempre, lo so. Questa è la rivelazione dell’ora felice: io e il colore siamo una cosa sola. Sono pittore” (Paul Klee 1914)
Inaugurazione 6 dicembre 2007 alle 18
Galleria Terre d'Arte
via Maria Vittoria, 20/a, Torino
ingresso libero