Ogni opera della nuova serie "Duett" si compone della giustapposizione di due riproduzioni fotografiche: quella di un dipinto di autore anonimo ritrovato in un contesto quotidiano e quella da lui realizzata usando in modo non programmatico la macchina fotografica.
Ciascuna opera della nuova serie, Duett, che l'artista Flavio Micheli presenta in questa sua mostra personale presso La Nuova Pesa, si compone della giustapposizione di due riproduzioni fotografiche: quella di un dipinto di autore anonimo ritrovato in un contesto di habitat quotidiano (sala d'aspetto, bar, periferia urbana, ecc.) e quella realizzata dall'artista attraverso l'uso abituale ma non programmatico della macchina fotografica, a fissare aspetti della realtà non importa quanto convenzionali.
Nel primo caso la fotografia sta per l'opera, in luogo dell'opera: ne esercita una supplenza. Nel secondo caso è il reale a farsi opera attraverso il medium della fotografia. Prese a sé, isolate e fissate nella loro autosufficienza, ciascuna foto cambia di significante. Ma che ordine di relazione viene a stabilirsi tra le due riproduzioni? Talvolta sembra prevalere lo stravolgimento dei piani di realtà, l'indistinzione tra l'artefatto e il reale, dove è senz'altro quest'ultimo a perdere di egemonia. Pur nella loro reciproca diversità, ciascuna riproduzione si nutre dell'altra, fino a perdere l'originaria riconoscibilità.
E' bastato decontestualizzare, annullare la distanza tra l'una e l'altra immagine perché ciò che prima significava ora vacilla nel suo stesso senso. "Mettere la distanza" è pur sempre una prescrizione di salvaguardia dalla vischiosità e dal rispecchiamento nell'altro.
Ritorniamo, per un momento, a quello che sembra essere il problema originario della storia della fotografia e della sua funzione sociale: se debba essere riproduzione fedele della realtà, oppure intervento e ricerca formale sulla stessa. A noi sembra che Flavio Micheli sia andato oltre questo ordine di problema. Ciò che l'artista sembra suggerirci è, per quanto riguarda il discorso artistico, il limite del mezzo, del solo mezzo fotografico, nel superare l'ambito puramente evocativo e narrativo dell'immagine.
L'operazione di Flavio Micheli è, soprattutto, di tipo ermeneutico, di trasformazione di ciò che appare reale (autoritariamente reale) attraverso la sua interpretazione e percezione: l'artista ci mostra i diversi piani di lettura, per lo più nascosti, che essa offre e scardina le convenzioni sensoriali. In questo caso l'opera non mostra ciò che è, ma ciò che potrebbe essere e ancora non è.
(Enrica Petrarulo)
Catalogo con contributi di Andrea Caterini, Stefano Chiodi, Christina Viragh.
Inaugurazione 10 dicembre 2007, ore 19.00
La Nuova Pesa
Via Del Corso 530 Roma
Da lunedì a venerdì ore 10.30-13.00 15.30-19.00