Sculture e disegni. Scultore già acquisito dalla critica tra i maggiori del Novecento Italiano. L'artista si formò, durante gli anni Venti, alla scuola di Libero Andreotti, di cui ereditò la cattedra di scultura presso l'Istituto d'Arte di Firenze.
Sculture e disegni.
Bruno Innocenti (Firenze 1906 - Firenze 1986) è scultore già acquisito dalla
critica tra i maggiori del Novecento Italiano. L'artista si formò, durante
gli anni Venti, alla scuola di Libero Andreotti, di cui ereditò la cattedra
di scultura presso l'Istituto d'Arte di Firenze. Le opere del primissimo
Innocenti risentono fortemente del magistero di Andreotti, mostrando una
propensione, specialmente nei rilievi, alla rilettura del Rinascimento, e in
particolare di Jacopo Della Quercia. Subito dopo questo apprendistato,
l'esordio di Innocenti scultore, appena ventenne, appare strepitoso. Ci
riferiamo alla 'Margherita al teatro' (1926). Il modellato del gesso è
vibrante, sensuale, la delicata policromia sfuma in accenti lirici.
Innocenti è ormai affrancato dal realismo del suo maestro e il richiamo è
semmai a Kupka e al Modernismo. E' intorno all'immagine femminile, adorata,
sublimata, ma insieme accarezzata , rappresentata con un amore quasi panico
per i dettagli: le pieghe dell'addome, gli accenni di peluria, la sericitÃ
della pelle che si sviluppa la sua poetica. L'artista venne addirittura
accusato di 'calco' alla Quadriennale romana del '31 per la sua 'Lilia
nuda', il bellissimo ritratto di una giovane sdraiata con una lunga collana.
A guardarle oggi, queste pieghe dell'addome e queste carezzate superfici dei
fianchi e delle cosce, appaiono in tutto il loro ricercatissimo anelito di
verità , quasi ai limiti di un naturalismo che vuole restituire la fisicitÃ
del corpo nudo ad una sua totalità di purezza formale. E' qui, da queste
opere, che la strada dello scultore appare già tutta tracciata. Negli stessi
anni non è facile trovare, nel genere del nudo femminile, un riscontro a
risultati così elevati. E mentre la scultura di regime celebra eroi
muscolosi, Innocenti continua ad accarezzare le sue 'fanciulle in fiore'.
Sono suggestioni proustiane, pascoliane con il loro sincretismo tra poesia,
musica e immagine a ispirare il nostro. E non è un caso che le uniche sue
committenze pubbliche (eccettuato il grande 'Redentore' di Maratea) siano
per teatri: il Comunale di Firenze (1933) e l'Opera di Roma.
La sua ricerca di modernità è ben documentata dai disegni: Innocenti
utilizza con prontezza nuovi media come la penna biro e i pennarelli, giunge
a graffiare la carta per prefigurare gli effetti plastici della scultura in
legno. Si arriva così ai nudini in terracotta degli anni '50, bozzetti alti
una ventina di centimetri, dalle forme ridondanti, dal modellato sfatto, o
ai bassorilievi dai corpi avviluppati che appena si stagliano dallo sfondo,
o ancora alle sculture in legno, in cui l'artista adatta la forma che crea
al viluppo del tronco, ai suoi nodi.
L'opera di Innocenti appare oggi, superati tanti ideologismi e avanguardismi
di maniera, come la testimonianza di una passione e devozione alla scultura
e alla donna calati profondamente nella sensibilità del '900.
in occasione della mostra viene presentata la monografia 'Bruno Innocenti e
l'immagine femminile', di Marco Fagioli, edita da Moretti e Vitali di
Bergamo.
orari: 10-12.30 / 16-19
chiusura la domenica e la mattina del lunedì
La Portantina
Via Vigna 6 - 20123 Milano
tel:(+39) 02 8053315-fax:(+39) 02 72022059