Palazzo della Pilotta
Parma
via Giuseppe Verdi (Salone dei Contrafforti)
0521 233309 FAX 0521 206336
WEB
Aldo Borgonzoni
dal 15/11/2001 al 23/12/2001
0521 235825 FAX 0521 270847

Segnalato da

Università di Parma




 
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15/11/2001

Aldo Borgonzoni

Palazzo della Pilotta, Parma

Sono 83 dipinti, 203 disegni e stampe, 14 sculture, e poi lettere, fotografie, documenti, libri per un totale di altri 3000 pezzi, tutti donati al CSAC della Universita' di Parma. Dipinti, sculture e disegni saranno presentati al Salone delle Scuderie in Pilotta.


comunicato stampa

La passione civile del dipingere

La donazione di 300 opere al CSAC della Università di Parma

Centro Studi e Archivio della Comunicazione
Università Del Studi Di Parma
con il Patrocinio del Comune di Parma

Sono 83 dipinti, 203 disegni e stampe, 14 sculture, e poi lettere, fotografie, documenti, libri per un totale di altri 3000 pezzi, tutti donati al CSAC della Università di Parma. Dipinti, sculture e disegni saranno presentati al Salone delle Scuderie in Pilotta in una grande rassegna organizzata dal CSAC della Università di Parma. Il catalogo, edito dalla Electa, con testi di Gloria Bianchino e Arturo Carlo Quintavalle, illustra a colori e in bianco e nero tutte le 300 opere esposte.

Aldo Borgonzoni oggi ha 88 anni ed è figura importante nella storia del realismo, ma lo è anche nel dibattito fra cattolici e laici, quello che nel dopoguerra muove soprattutto dal Concilio Vaticano II. Aldo Borgonzoni ha avuto una formazione difficile: figlio di povera gente lavora, venendo da Medicina a Bologna, in una bottega di orafo dove abilmente riprende immagini tradizionali. Ma, in questi anni ’30, gli interessa soprattutto la pittura, quella più densa, di Tosi forse, e certo anche quella di Sironi, mentre apprezza in riproduzione l’opera di Cézanne e quella di Daumier.

Nel periodo del conflitto Borgonzoni dipinge poco ma, subito dopo, racconta in pittura le vicende della guerra, quelle più amare, e alcune sue opere importanti sono qui in mostra, fra queste ricordiamo Partigiano impiccato (1945). Lo stile è quello del realismo, legato alla tradizione dopo Géricault e al recupero degli espressionisti.

Proprio nel dopoguerra Borgonzoni vive un periodo di ricerca importante, dialoga per anni con Renato Guttuso, di cui è ospite a studio a Roma; sempre a Roma guida anche una galleria d’arte e, da Bologna, intreccia rapporti con tutti i realisti a cominciare da Pizzinato, ma dialoga anche con Birolli, Morlotti e gli altri – milanesi – e con i romani. Borgonzoni adesso punta all’invenzione di un nuovo racconto pittorico in perfetto parallelismo con il film neorealista. Analizzare la realtà, esserne testimoni, andare sul luogo degli eventi, disegnarli, dipingerli, essere testimone delle grandi lotte, quelle contadine come le occupazioni delle terre, oppure degli scioperi, ma anche dei grandi disastri come le alluvioni del Polesine, ecco la funzione del nuovo artista, dell’artista che non si isola dal mondo.

Sono molti i dipinti importanti su questi temi che datano gli anni ’50 e oltre e alcuni sono parte della donazione allo CSAC: ricordiamo quindi la dimensione epica di quadri come Mondine di Medicina (1957) o quella drammatica di Donne di Modena (1951). Intanto il dialogo iniziato dal pittore col cubismo negli anni ’50 viene rapidamente superato e Borgonzoni si avvia a una pittura legata alla materia e insieme all’espressionismo, pittura molto amata anche da Francesco Arcangeli e da molti altri critici di quegli anni.

Certo i momenti di maggiore tensione inventiva di Borgonzoni sono quelli in cui si confronta con la sua gente, contadini, popolani, figure che evocano a volte il taglio di Ben Shahn o di Otto Dix ma sempre inventando una lingua diversa, diversa anche da quella di Guttuso o degli altri realisti in Italia.

Un’altra fase di profonda partecipazione, ma anche trasformazione, nella ricerca di Borgonzoni si ha con la serie dedicata al Concilio Vaticano II, serie che in mostra è rappresentata da alcuni dipinti e da un blocco importantissimo di disegni. E qui, nel dialogo con il grande evento religioso, nel rapporto con il Cardinal Lercaro, nella riflessione sulle due chiese, una aperta, innovatrice, l’altra legata ad antichi modelli, in questa trasformazione quasi goyesca delle figure, Borgonzoni tocca certo uno dei suoi momenti più alti.

Gli anni che seguono, i Settanta e gli Ottanta, sono dedicati alla evocazione delle antiche lotte contadine, ma anche a un diverso dialogo con la religione: nascono dunque importanti dipinti di tema cristiano e nascono ricerche nuove, attente alle scritture dell’informale ed a quelle delle avanguardie storiche dai costruttivisti in poi. In mostra si presentano pezzi importanti anche di quest’ultima fase.

L’opera di Borgonzoni pittore deve essere integrata con la serie dei sassi dipinti sottilmente legati ad Appel e Jorn, realizzati attorno al 1949 e esposti a Roma, e con i molti e bei disegni che sempre fissano un momento toccante, una visione vivacissima delle figure o degli spazi.

La mostra permetterà, grazie anche alla pubblicazione di una selezione importante dell’epistolario inedito riletto criticamente da Gloria Bianchino, di riflettere su un momento cruciale della nostra storia della pittura, da quando si rompeva proprio a Bologna, alla mostra dell’Alleanza della Cultura, il Fronte Nuovo delle Arti, agli anni ’50 quando trionfa la astrazione, o ancora dopo, quando domina la scena l’informale. Vengono poi gli anni ’80 quando l’artista racconta, con partecipe capacità evocativa, il proprio tempo: ancora gli anni antichi delle rivolte contadine, ancora quelli della storia dei movimenti operai e della sua antica tensione civile, fino alla presenza del Crocefisso come segno del sacrificio. Dunque una mostra che testimonia mezzo secolo di storia del nostro paese riletta attraverso la passione della pittura.

Orario: 10.00-20.00, chiuso lunedì

Palazzo della Pilotta, Salone delle Scuderie
P.le Bodoni, Parma
tel. 0521.235825-270798 fax 0521.270847

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