La Bellezza offesa. L'esposizione propone un centinaio di opere tra dipinti, schizzi ed encausti, capaci di trasmettere la tensione e la fatica della societa' contemporanea.
La bellezza è l’antidoto che ci può salvare dalle brutture a cui ci stiamo abituando.
In un appassionante confronto con la contemporaneità, tra la follia di un presente che mette quotidianamente in discussione i suoi miti, come giovinezza e fama, ricchezza e potere, il pittore trevigiano Sergio Favotto si rivolge con nostalgia alla purezza del mondo antico.
La Bellezza offesa è il filo conduttore della mostra proposta da Favotto a partire dal 21 dicembre a Trevignano, tra le sale di Villa Onigo. Da sempre al centro dell’attenzione di filosofi e artisti, e intellettuali contemporanei, a cominciare da Uberto Eco che le ha dedicato un saggio, la storia colleziona ideali sempre diversi di bellezza. Già nell’arte classica la sua rappresentazione riflette il tentativo poetico, quasi profetico, di elevare una civiltà contaminata.
Le Avanguardie nel primo Novecento usano il cinema e la fotografia per demolire il mito del bello, mentre l’arte contemporanea non ha bisogno di giustificazioni, pronta a celebrare la frenesia del tempo in cui viviamo.
Sulla scia dei bozzetti e disegni per gli affreschi eseguiti nella Basilica di Monteccassino e per molte pitture monumentali, religiose e civili, in progetto, l’esposizione propone un centinaio di opere tra dipinti, schizzi e encausti. Capaci di trasmettere la tensione e la fatica della società contemporanea, ecco donne e uomini, adolescenti e maternità, soggetti perfetti ma rappresentati in modo frammentato, a raccontare l’armonia perduta dell’uomo con il mondo che lo circonda. E ancora figure imprigionate dietro vetri spezzati, donne avvolte da un fiore e attraversate da crepe e lacune, ma anche cavalli visti come porzioni di statue lacerate, dove il richiamo diretto al culto della grazia classica propone simboli in un equilibrio costantemente precario.
Limpidezza compositiva e armonia di proporzioni, rese attraverso tecniche tradizionali unite a colori di ultima generazione, si traducono in una pittura dagli esiti originali che Favotto definisce “classicontemporanea”. La tradizione antica e l’evoluzione della pittura moderna si amalgamano nelle tele al quarzo dipinte ad encausto, nei quadri eseguiti con resine alchiliche, e nei bozzetti a sanguigna delle “Storie di San Benedetto”, per ricordare il nostro grande passato, prendendo le distanze dai trend proiettati verso un'arte internazionale che dimentica le proprie origini. Per Favotto l’amore per l’antico non è un ritorno all’età dell’oro, ma una nostalgia della bellezza, da sempre segno di elevazione e di memoria del nostro archivio culturale.
Villa Onigo
via Mazzarolo - Trevignano (TV)