Manuela Alampi
Marco Angelini
Roberto Angiolillo
Domenico Asmone
Marina Baciocchi
Rosella Barretta
Nicola Bettale
Elena Bonuglia
Maria Cecilia Camozzi
Antonietta Campilongo
Adriana Cappelli
Sabrina Carletti
Alessio Casale
Antonella Catini
Benito Coltrinari
Anna Costantini
Enzo Correnti
Paola de Santis
Antonio di Vico
Emilio D’Itri
Rosanna Fedele
Valentina Gerini
Pier Maurizio Greco
Loris Manasia
Francesco Mestria
Mariella Miceli
Consuelo Mura
Sante Muro
Milena Nicosia
Claudio Orlandi
Orode'
Simonetta Pizzarotti
Pino Spadavecchia
Andrea Sterpa
Gloria Tranchida
Silvia Vari
Zoro
Antonietta Campilongo
Francesco Giulio Farachi
Pier Maurizio Greco
Arte contemporanea italiana a Varsavia. In mostra, una selezione di opere di artisti italiani che operano nel campo della pittura, scultura, fotografia e arte digitale. A cura di Antonietta Campilongo.
A cura di Antonietta Campilongo
Organizzazione: Jolanta Czajka - Jan Kozaczuk
Presentazione: Francesco Giulio Farachi - Pier Maurizio Grec
Artisti: Manuela Alampi, Marco Angelini, Roberto Angiolillo, Domenico Asmone, Marina Baciocchi, Rosella Barretta, Nicola Bettale, Elena Bonuglia, Maria Cecilia Camozzi, Antonietta Campilongo, Adriana Cappelli, Sabrina Carletti, Alessio Casale, Antonella Catini, Benito Coltrinari, Anna Costantini, Enzo Correnti, Paola de Santis, Antonio di Vico, Emilio D’Itri, Rosanna Fedele, Valentina Gerini, Pier Maurizio Greco, Loris Manasia, Francesco Mestria, Mariella Miceli, Consuelo Mura, Sante Muro, Milena Nicosia, Claudio Orlandi, Orodè, Simonetta Pizzarotti, Pino Spadavecchia, Andrea Sterpa, Gloria Tranchida, Silvia Vari, Zoro
L’arte contemporanea italiana si presenta a Varsavia. La Pracownia Galeria, elegante e prestigiosa vetrina della capitale polacca, ospiterà a fine gennaio prossimo la rassegna “Different looks”, a cura di Antonietta Campilongo. In mostra, una selezione di opere di artisti italiani che operano nel campo della pittura, scultura, fotografia e arte digitale.
L’obiettivo della rassegna è quello di offrire al pubblico un’ampia e variegata testimonianza del panorama artistico contemporaneo, attraverso linguaggi e percorsi di ricerca paralleli in grado di esprimere, nel loro insieme, le tensioni e le oscillazioni dei “diversi sguardi”.
La percezione visiva e l’immaginazione costituiscono le funzioni primarie che sottendono il processo creativo. E ciò significa che il sistema visivo svolge un’operazione “attiva”, poiché le conoscenze precedenti e il vissuto dell’individuo confluiscono nella creazione di un’immagine. Operando una selezione, estraendo di volta in volta informazioni, e rimontandole attraverso un procedimento individuale che costituisce infine il “modo” in cui l’artista si esprime.
Il tema, quindi, si concentra sull’unicità della visione; il “viewpoint”, quel filtro che interviene nella realizzazione dell’opera, all’interno di un contesto storico e ambientale, lasciando segni unici nel modo di percepire e tradurre estratti di realtà oggettiva o modulazioni del suo azzeramento.
Dal ritorno alla figurazione alle persistenze dell’astrattismo, una ricognizione significativa sulle diverse identità che attualmente si confrontano nell’ arte italiana.
L’arte contemporanea italiana si presenta a Varsavia. La Pracownia Galeria, elegante e prestigiosa vetrina della capitale polacca, ospita la rassegna “Different looks”, a cura di Antonietta Campilongo.
In esposizione, una selezione di opere di artisti italiani che operano nel campo della pittura, scultura, fotografia e arte digitale.
L’obiettivo della mostra è quello di offrire al pubblico un’ampia e variegata testimonianza del panorama artistico contemporaneo, attraverso linguaggi e percorsi di ricerca paralleli in grado di esprimere, nel loro insieme, le tensioni e le oscillazioni dei “diversi sguardi”.
La percezione visiva e l’immaginazione costituiscono le funzioni primarie che sottendono il processo creativo. E ciò significa che il sistema visivo svolge un’operazione “attiva”, poiché le conoscenze precedenti e il vissuto dell’individuo confluiscono nella creazione di un’immagine. Operando una selezione, estraendo di volta in volta informazioni, e rimontandole attraverso un procedimento individuale che costituisce infine il “modo” in cui l’artista si esprime.
Citando Gombrich: “nella rappresentazione visiva i segni tengono luogo di oggetti del mondo visibile e questi non possono essere resi in sé. Ogni immagine, per sua stessa natura, resta un richiamo all’immaginazione visiva, ha bisogno d’essere integrata, d’essere compresa”.
Appare evidente che un’opera d’arte sollecita anche nel fruitore una lettura soggettiva, mediata e interpretata attraverso strumenti e sensibilità sempre diverse.
Davanti all’opera, lo sguardo dell’artista e lo sguardo di chi osserva si fronteggiano, s’incrociano in un istante sospeso. E la traiettoria che li unisce si sostanzia di memoria, passione, amore, odio, indifferenza.
In quell’attimo si compie il rito del riconoscimento o del rifiuto, della comprensione o del dissenso.
Si spalancano porte e finestre a mostrare il volto o il manto, stratigrafie di materie distese, fotogrammi veloci per catturare segmenti.
E a volte è un vero e proprio shock. Soprattutto quando la visione offerta si discosta dal modo ordinario e colpisce sotto la “cintura”; quando con un guizzo veloce attraversa il supporto e mette in discussione la morale corrente, le convenzioni, le ideologie.
Osservata da questa angolazione, l’espressione artistica scardina i sistemi tradizionali, scava nel tessuto culturale, impossessandosi e manipolando, senza limite, codici e alfabeti.
Il tema della mostra si concentra, quindi, sull’unicità della visione; il “viewpoint”, quel filtro che interviene nella realizzazione dell’opera, all’interno di un contesto storico e ambientale, lasciando segni unici nel modo di percepire e tradurre estratti di realtà oggettiva o modulazioni del suo azzeramento.
Dal ritorno alla figurazione alle persistenze dell’astrattismo, una ricognizione significativa sulle diverse identità che attualmente si confrontano nell’ arte italiana. Pier Maurizio Greco
Ma cos’è questa differenza?
Credo che l’arte contemporanea oggi più che mai sia obbligata ad inseguire e perseguire le categorie della differenza, ma nel senso di fare degli elementi distintivi ed univoci non tanto termini e mete di ricerca, quanto piuttosto presupposto sistematico e punto di partenza. Sarà che la vera sfida di questa nostra epoca sta in tutto quanto ci fa vivere su un’affilata condivisione di valori e sistemi di vita, in una irrisolta contesa fra la più piatta ed impersonale omologazione e le millanta opportunità di realizzazione individuale e collettiva. La modernità è un sistema globale di relazioni, che produce una profusione di spinte ed energie creative quanto mai nelle età precedenti. Ma che proprio per questo, fa pericolosamente correre il rischio dell’indifferenziazione e dell’indifferenza, dell’assuefazione e del conformismo, e che produce di riflesso un innalzamento della “soglia d’interesse”, per cui solo più intensi e via via più straordinari stimoli sono in grado di accendere attrattiva e coinvolgimento nelle nostre sensibilità narcotizzate.
Come è perciò forse ovvio, anche tutto l’insieme di strutturazione scientifico-estetica, creativa e formativa che costituisce il sistema dell’arte, vero e proprio sismografo di ogni sussulto nei fenomeni umani, già da tempo registra i bisogni e le aberrazioni di questo complesso presente, e non mi sembra affatto per caso che ancora non passino di moda l’esaltazione per l’originalità dell’esito, il riconoscimento di valore per la novità spettacolare e fine a se stessa, in generale l’interesse per un’arte di eccentricità e singolarità, quando non di pura provocazione e stravaganza, che attribuisce dignità d’eccellenza anche alla smaccata ingegnosità, concettuale e materiale, della realizzazione. L’imperativo parrebbe essere più “impressionare” che “partecipare”, e più vellicare l’istinto che suscitare il sentimento. Ma è un discorso lungo articolato e barboso, non adatto a questa occasione; per cui, senza rammarico, lo glisso.
Ecco però che fra le molteplici accezioni della differenza, richiamata nel titolo di questa mostra, la più intrigante reputo proprio essere quella che fa intravedere l’intento sempre rivoluzionario e sovvertitore che si dibatte in ogni artista, finché almeno egli mantiene puro il suo operare ed il suo sentire. Gli sguardi differenti sono tali in quanto scelgono una connessione alternativa con cui esaminare la realtà, un modo inconsueto e personale di dialogare con il vivere comune e l’universalità. Che poi, stringi stringi, è ciò che tutti noi vogliamo dall’arte, è la bellezza ed armonia di un’esecuzione (termine che scelgo appositamente, perché implica l’aspetto materiale e quello immateriale, l’unicità in cui si concretizzano) che proprio attraverso la sua bellezza ed armonia ci spieghi meglio gli affanni delle nostre storie, ci riveli una nuova prospettiva da considerare, ci dia l’introvabile punto di vista a partire dal quale diventi magari più facile capire il mondo.
Questo gruppo di artisti italiani, le loro opere che valicano, in qualche caso per la prima volta, i confini nazionali, sono l’espressione di un’arte giovane e dinamica, attenta alle potenze ed alle resistenze della contemporaneità, ma al tempo stesso felicemente incapace di accantonare una tradizione di inventiva, capacità creativa, sensibilità percettiva che è un vero e proprio abito mentale e pratico, un ordine di valori ed attitudini e applicazioni, che nella molteplicità dei linguaggi e delle tecniche, costituisce la vera essenza della differenza. (francesco giulio farachi)
Inaugurazione ore 18
Pracownia Galeria
Emilii Plater 14 - Warsaw
Ingresso libero