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Storie tese
dal 23/11/2001 al 15/1/2002
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23/11/2001

Storie tese

Galleria Spazia, Bologna

Giuliano Guatta, Alex Pinna, Enrico Salemi. Tre artisti tre interpretazioni della realtà nella sua sfuggente percezione, nel suo caotico tornare a confrontarsi sempre e soltanto con l'individuo e con la memoria. I giovani artisti presentati sono una testimonianza di alcune direzioni dell'arte contemporanea, un'arte che non vuole stupire, ma creare un rapporto intimo e il più possibilmente lucido con il mondo. Per questo le storie di questa mostra sono vere.


comunicato stampa

Giuliano Guatta - Alex Pinna - Enrico Salemi
a cura di Valerio Dehò

Storie tese. Tre percorsi di giovani artisti da cui viene fuori (per chi non lo sapesse) che la generazione dei trentenni non è solo tutta dedita (come vuole il cinema) alle stupidaggini del sesso e della carriera.

Questi giovani artisti dimostrano anche la totale libertà espressiva di una generazione che non ha debiti da saldare, che riesce a mettere assieme tutti i linguaggi possibili con libertà e sincerità.

Tre artisti tre interpretazioni della realtà nella sua sfuggente percezione, nel suo caotico tornare a confrontarsi sempre e soltanto con l'individuo e con la memoria.

I giovani artisti presentati sono una testimonianza di alcune direzioni dell'arte contemporanea, un'arte che non vuole stupire, ma creare un rapporto intimo e il più possibilmente lucido con il mondo.
Per questo le storie di questa mostra sono vere. Appartengono agli artisti, ma diventano nostre quando le guardiamo cercando di coglierne il significato o una parte di esso.

Storie tese perché è l'individuo che cerca di affermarsi e comunicare con la realtà giocandosi tutto se stesso, senza mediazioni sociologiche o nascondendosi nel gruppo.


Giuliano Guatta
Combina nella sua pittura classicità e deviazione, norma e distorsione. Opera su tre direttrici fondamentali: la memoria, la visione e la metafora creando dei veri e propri polittici in cui la pittura ha le dimensione di un opera ambientale. Le sue immagini suscitano inquietudine, sono associazioni che si spostano rapidamente sull'asse del tempo e dello spazio. L'immagine è percepibile ma rinvia sempre a qualcos'altro, diventa una porta che si apre su infinite e indefinite realtà. Non vi è nessun automatismo nella sua pittura, piuttosto alcuni spiazzamenti rispetto ad una realtà che crediamo di conoscere. Questa via di mezzo tra realtà e surrealtà è ottenuta con un lessico chiaro, specchio forse ironico tesa a cogliere i lati oscuri della quotidianità. Guatta racconta storie impossibili che invece accadono. Riannodando i fili della sua storia della sua memoria, raccoglie scene di un film mentale al limite della coscienza.

Enrico Salemi
Sposta il linguaggio della fotografia verso da una posizione di rendita nei confronti della realtà, ad una posizione più problematica senza eccessi mentali. L'immagine fotografica raccoglie una testimonianza di vita dispersa e frammentata. La percezione del totale non si ha che dall'estremo particolare, dalla traccia che resta nella memoria dell'immagine. Il supporto costituito dal plexiglas inciso, avvalora il senso di persistenza temporale che allontana ogni nitidezza, ogni certezza della visione. La durata si pone come ricettacolo autonomamente significativo, in contrapposizione all'uso della fotografia come traccia dell'istante trascorso. Ma diventa anche un diaframma che aumenta la distanza dal soggetto allontanandolo da ogni sguardo diretto. E questa patina aumenta la sensazione del tempo, di una pellicola che avvolge e deteriora i frammenti di realtà. La realtà sfugge per ricomparire in forma di ambigua icona.

Alex Pinna
Il mondo con tutti i suoi oggetti dentro appare sempre più popolato da esseri un tempo improbabili. Dato per scontato che non è possibile ormai distinguere la realtà, dalla fantasia, la fiction da un documentario (v. Twin Towers Crash) allora dobbiamo affrontare seriamente la questione che nulla è più come prima. La stessa distinzione tra umano e non umano, con la Gen.etica ormai senza legami rispetto a regole, morale e religioni varie, è sempre più approssimativa. Per fortuna ci sono artisti intelligenti come Alex Pinna che ha trovato il modo per dire delle cose importanti, usando i sottoprodotti di un immaginario giovanile che sconfina con generi fumettistici o cinematografici. L'impatto è forte, d'altra parte perché sorprendersi? Il linguaggio di Alex Pinna è ironico e apparentemente giocoso, perché conosce quel Grande Libro della Natura che ormai è di comproprietà tra Dio e la Dreamwork. Ma ogni opera dell'artista vuole essere diversa, non vi sono ripetizioni, né (per fortuna) ricerche di stilemi. Il lavoro è nel flusso della vita. L'artista vero lo coglie e ne fa un'opera d'arte. Lo stesso rimbalzare tra i materiali, dal nobile e tradizionale bronzo a plastiche, paraffina e altro, indica una consapevolezza e una scelta espressiva, che si pone oltre occasionalità e va al cuore delle cose.

Immagine: muro oriz.: Alex Pinna, "Alias 2000", cm 700 x 400 circa.

INAUGURAZIONE : sabato 24 novembre 2001 - ore 18.00

ORARIO DI APERTURA:
Dal martedì al sabato dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.30.
Chiuso lunedì e festivi.
Ingresso gratuito.


Galleria Spazia
Via dell'Inferno 5 - Bologna

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