Crash! Un febbrile percorso di recupero culturale ha portato l'artista albanese ad elaborare una pittura che, utilizzando la gestualita' della tradizione action painting, arriva a risultati di viscerale vitalita'. Un vorticoso incontro tra culture diverse in 55 dipinti tutti realizzati nel periodo 2000-07.
a cura di Marco Tonelli
Quella di Ilir Zefi è una storia dei nostri tempi. Subito dopo il crollo del Muro di Berlino, il suo avventuroso sbarco in Italia lo ha messo in contatto con una cultura artistica che violava tutte le regole della figurazione e del realismo apprese all’Accademia di Belle Arti di Tirana. Un febbrile percorso di recupero culturale lo ha portato ad elaborare una pittura che, utilizzando la gestualità della tradizione action painting, arriva a risultati di viscerale vitalità. Oggi i dipinti di Zefi compaiono in importanti collezioni d’arte contemporanea italiana, sono stati esposti alla Quadriennale di Roma e cominciano a suscitare l’interesse del mercato americano.
Dal 2 febbraio una personale di Ilir Zefi alla Galleria Fabrizio Russo: cinquantacinque dipinti di grande formato o, comunque, di dimensioni sempre abbastanza ampie da accogliere l’istintiva gestualità di un artista che dimostra come una ricerca fertile e personale possa essere intrapresa anche operando nei modi di una tradizione, in questo caso quella dell’action painting.
Crash!, il titolo scelto per la rassegna dal suo curatore, Marco Tonelli, è un’indicazione veramente efficace per comprendere le opere esposte, tutte realizzate nel periodo 2000 – 2007, e, più in generale, la vicenda artistica di Zefi. Una vicenda emblematica di questi nostri tempi caratterizzati da cambiamenti epocali e dal fenomeno di un vorticoso incontro-scontro tra culture diverse.
Quando, nel 1992, è avventurosamente arrivato in Italia dall’Albania, Zefi non era un disperato in fuga dalla povertà, né un perseguitato politico, ma un pittore incagliato nei limiti imposti alla sua ricerca dall’ambiente in cui si era formato. Anni prima, il padre, un autorevole funzionario del vecchio regime, aveva assecondato la sua vocazione artistica iscrivendolo all’Accademia di Belle Arti di Tirana, all’epoca dominata da direttive estetiche che imponevano una figurazione di tipo socialista. I drastici cambiamenti indotti negli stati del blocco sovietico dalla caduta del Muro di Berlino, il primo dei crash che innescano l’attuale produzione di Ilir, gli avevano fatto intravedere la possibilità di sottrarsi ad un clima culturale di cui aveva sempre sofferto l’angustia.
L’arrivo in Italia determina per il giovane pittore un’altra situazione di forte impatto: è ancora una volta crash con la presa visione di quanto, dall’altra parte del Muro, gli artisti avevano prodotto durante il ‘900. La curiosità per i possibili esiti di uno shock culturale di tale portata sarà sicuramente uno dei motivi che spingeranno gli appassionati a visitare la mostra proposta da Fabrizio Russo. Diciamo subito che, da questo momento, il lavoro di Zefi prende l’andamento di una ricerca febbrile, un’arrampicata avida e veloce lungo la storia dell’arte del ‘900. Sino al ’96 Zefi continua a dipingere i soggetti della sua formazione figurativa: nature morte, nudi e paesaggi, interpretati però da una pittura di carattere sempre più liberamente espressionista che è l’anticamera della svolta verso l’astrazione.
Dal rigetto dell’obbligo espressivo “di dover rappresentare qualcosa e di doverl.o fare in modo naturalistico” (Marco Tonelli in catalogo) inizia la seconda fase della carriera di Zefi, quella che ha suscitato l’interesse dei collezionisti italiani, dei curatori della XIV Quadriennale di Roma nel 2005, insieme ai primi segnali di apertura del mercato americano.
Crash, la parola-suono adottata dalla lingua inglese per nominare l’incidente, ritorna in nostro aiuto per descrivere il senso dell’attuale ricerca di Zefi, appunto identificato da Tonelli nell’incidente pittorico. Si parla insomma di una pittura che reinventa le forme del mondo esterno passando attraverso la loro distruzione gestuale. Chi ha assistito alle impetuose performances del pittore albanese sa bene che egli crea opere da cui ogni tipo di figurazione sembra essere assente fissando però lo sguardo su oggetti e precise angolazioni del suo studio.
Dal 2005 Zefi ha scelto di vivere a New York, l’ambiente in cui questo modo di dipingere ha storicamente avuto inizio. E poiché egli è un animale molto sensibile agli umori degli ambienti con cui entra in contatto, i suoi lavori hanno subito registrato il cambiamento rinnovando i colori e acquistando luminosità.
A New York l’immanenza del confronto con i maestri che ama, De Kooning in primo luogo, ha inoltre reso la pittura di Zefi ancora più emozionata e fertile nel liberare la parte più istintiva e segreta del suo vissuto. Senza però alcun pregiudizio per l’elemento più originale del suo approccio alla gestualità, vale a dire la necessità di ricomporre in un nuovo ordine le forme aggredite e scomposte dal gesto.
Come si vede, l’artista arrivato dall’Albania ha operato ancora una volta scelte di campo ben precise, optando senza incertezze per una pittura viscerale e attenta all’aspetto estetico, collocata a siderale distanza da certe forme di arte contemporanea così freddamente concettuali che il concetto che le spiega diventa esso stesso l’opera d’arte.
Crash! Da Fabrizio Russo l’impatto con una pittura ancora interessata a trasmettere emozioni.
Catalogo De Luca Editori d’Arte con testo critico di Marco Tonelli
Ufficio stampa: Scarlett Matassi - 347-0418110 scarlett.matassi@virgilio.it
Cocktail di inaugurazione sabato 2 febbraio dalle ore 18,00
Galleria Fabrizio Russo
Via Alibert 20 - 00187 Roma
orario di visita: lunedì 16.30-19.30
dal martedì al sabato 10.00-13.00 e 16.30-19.30
Chiuso domenica e festivi