Paolo Avanzi e Charaka Simoncelli. Opere pittoriche. Il tratto che contraddistingue la produzione dei 2 artisti e' frutto di una meditata ricerca, che non li rende facilmente assimilabili ad una specifica corrente artistica.
a cura di Nevena Molteni e Umberto DeMichelis
Un tratto che contraddistingue la produzione di Charaka Simoncelli e di Paolo Avanzi è una spiccata identità pittorica, frutto di una meditata ricerca, che non li rende facilmente assimilabili ad uno specifico filone o ad una corrente artistica. Si tratta di due spiriti indipendenti che, in risposta alle sollecitazioni (o minacce) offerte dalla convulsa e magmatica realtà contemporanea, hanno scelto strategie (di sopravvivenza) praticamente opposte. E questa opposizione, o forse sarebbe meglio dire, giustapposizione, fornisce anche i termini del proprio reciproco riconoscimento. L’orientamento alla contemplazione dell’immagine (vissuta prima che rappresentata), la ricerca interiore pregna di un silenzio meditativo tipica di Charaka viene enfatizzata dal raffronto con le frammentazioni speculari ordite da Avanzi con tecnologica intelligenza e geometrica concezione. E queste ultime appaiono rimarcare ancor più il contrasto rispetto ad un approccio ascetico alla realtà.
Due stili che, in questa loro complementare antiteticità, sembrano ben rappresentati dagli emisferi cerebrali. Il destro (Charaka), sede delle emozioni e della concettualità affidata all’istinto, e il sinistro (Avanzi), sede della razionalità e della progettualità.
Di Charaka Simoncelli parlano meglio di qualunque altro le sue parole:
“Quando dipingo, cerco di trasferire emozioni attraverso il colore, le sovrapposizioni di colore, fino a creare paesaggi e storie immaginarie raccontate da atmosfere di colore.
Sono koan, haiku, sono poesia che porta attimi di silenzio, dove il tempo si ferma, a volte sono finestre, a volte orizzonti di colore. I colori e le sue vibrazioni producono suoni e l’insieme dei suoni in un quadro creano una musica, un sentimento, un’emozione.
L’esperienza, quando scompare la figura e il quadro diviene astratto, è totale; l’esperienza è diretta, possiamo penetrare completamente il colore, perché la nostra mente non e’ distratta da nessun riferimento, così ne siamo totalmente impermeati.”
Paolo Avanzi compie invece un processo quasi inverso. L’immagine infatti non è rielaborata intimamente ma esternamente, attraverso meccanismi di grafica digitale che scompongono e moltiplicano l’immagine creando un gioco di puzzle speculari. Il prodotto finale è frutto di una selezione di centinaia di opzioni scartate ad una ad una fino a che è l’istinto, questo sì, a decidere ma alla fine, non all’inizio. Ed è l’istinto stesso che guida la mano dell’artista nel processo successivo che è quello della rappresentazione pittorica vera e propria. Un’operazione che è una vera e propria trans-figurazione, dato che implica un passaggio (trans) dal software alla materialità del gesto sulla tela.
Già da queste brevi note di approfondimento, si comprende come questa prevalenza nell’uno della ragione, e nell’altra del sentimento, non sia assoluta. Il fatto che ogni uomo includa quota di parte di femminilità-sentimento e ogni donna quota parte di maschilità-ragione, si può dire che trovi corrispondenza nella personalità dei due artisti attraverso le rispettive modalità di rielaborazione.
In Paolo Avanzi l’istinto e l’emozione emergono nella fase ultima del processo creativo, e risaltano nell’opera finale sia come risultato di insieme sia nei singoli tasselli; e non è un caso se questi spesso ricordano, come residui brandelli, la carica della pittura espressionistica italiana degli anni ’50-’60.
D’altra parte una analisi meticolosa e una misurata attenzione al dettaglio, segno di un controllo razionale sugli esiti della propria meditazione, prendono piede in Charaka quando l’intuizione deve essere calata sulla tela. Ai preziosismi quasi bizantini dello stile si accodano nel bagaglio culturale dell’artista i rimandi all’esperienza fisica e mentale compiuta in India, ma anche tematiche vicine alle ricerche compiute negli anno ’40 da Carlo Mattioli.
Inaugurazione ore 18.30
Emmediarte
Via marconi, 47 - Santo Stefano Belbo (CN)
Orario: mercoledì 16,00/19,30, venerdì 10,00/12,30- 16,00/19,30, sabato 10,00/12,30-16,00/19,30, domenica 10,00/12,30
Ingresso libero