Grande viaggiatore, Pascal Marthine Tayou trae continuamente ispirazione dal suo modus vivendi per dare vita ad una forma di "nomadismo artistico". I temi centrali dell'opera di Kan Xuan sono invece i sensi, le relazioni umane e l'identita' individuale. Per Jorge Macchi e' senza dubbio la musica l'elemento fondamentale che si manifesta nell'opera, talvolta esclusivamente come presenza sonora, altre volte come vero e proprio riferimento visivo come nel caso di The Singers'Room.
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JUNGLE FEVER FOREVER
un segreto nascosto per tanto tempo…
un trattamento preventivo e curativo contro il dolore dell’anima,
una pomata di vagabondaggio efficace in caso di emergenza,
una masturbazione che rende dolcezza all’anima,
un prodotto plastico a rilascio libero e ad uso globale,
istruzioni per l’uso e posologia da consultare ovunque se ne senta il bisogno.
JUNGLE FEVER
come un pesce sorvolando la fauna dall’alto,
come un animale selvaggio sopra l’acquario del globo,
come un uomo strano dentro le profondità della flora urbana,
scoprire ed abitare il ventre del mistero della giungla umana,
fare degli zoom sul rimedio del villaggio dell’ignoto,
elargire la luce nella zona dell’orgasmo,
offrire i miei codici al tuo cuore ed esplodere le nostre gioie nello spazio dello show.
FOREVER
queste forme lontane nella mia memoria stimolano la mia curiosità di vederti diversamente,
andare verso quei posti che nascondono cosi male il romanzo souvenir delle nostre nostalgie comuni,
questi villaggi che sono le nostre origini qua dove ci troviamo ora per sognare le nostre orge perdute,
in questa campagna laddove le nostre credenze risultano cosi illogiche,
le nostre apparenze cosi approssimative quanto le nostre ricerche antropologiche.
Fare dell’evoluzione della specie uno strumento dal razionale all’irrazionale,
godere della bellezza che ci offre questa notte d’incomprensioni,
consumare questo toccasana senza moderazione,
JUNGLE FEVER FOREVER semplicemente!
Pascale Marthine Tayou, Gent, 14/01/08
Con queste parole Pascale Marthine Tayou introduce Jungle Fever, la nuova personale che realizza per Galleria Continua dove presenta, oltre ad una serie di recenti lavori, opere concepite ad hoc per i grandi spazi espostivi dell’ex cinema teatro di San Gimignano.
La mostra, ricca e articolata, permette di far emergere molti dei tratti salienti del lavoro di Tayou, come la ridefinizione delle problematiche postcoloniali attraverso la sua esperienza europea, l’analisi delle contraddizioni identitarie create dalla mondializzazione, le riflessioni su una serie di questioni legate all’immigrazione, al ruolo dell’individuo, all’identità nazionale e culturale.
Grande viaggiatore, Tayou trae continuamente ispirazione da questo suo modus vivendi per dare vita ad una forma di ‘nomadismo artistico’ assolutamente peculiare. Nomade si conferma anche nella scelta dei materiali: scarti, detriti, rifiuti urbani, oggetti quotidiani spesso provenienti dal luogo stesso in cui si trova a lavorare. Attraverso la “ritrascrizione” - come la definisce l’artista - di questi materiali di scarto nascono installazioni pulsanti di energia e di colore. Gli oggetti, così ricollocati, delimitano uno spazio nuovo, un luogo altro, una piattaforma libera e aperta allo scambio e all’incontro.
‘Luogo nel luogo’ possono essere definite le 3 sculture che costituiscono il fil rouge del percorso espositivo: ‘Le cercle de la guerre’, ‘Le cercle de la paix’, Le cercle de la vie’. Tayou riflette su questi temi proponendoci una sorta di territorio neutro e itinerante: 3 spazi circolari delimitati da una composizione di foulard in seta di colore nero per rappresentare la guerra, di colore bianco per rappresentare la pace e rossi per rappresentare la vita.
Frequenti, nel lavoro di Pascale Marthine Tayou, i richiami alla cultura africana come evidenzia la serie di totem in mostra, realizzati in cristallo e completati con bizzarri decori (piume, monili, semi, tessuti e altro). Queste figure dall’aspetto vagamente ironico, mettono in scena quello che nell’immaginario occidentale è l’esotismo africano. La mimesi culturale operata da Tayou parte dall’identità tribale, per arrivare ad una lettura di questi personaggi in chiave contemporanea e globale. Raffinati e coloratissimi, i totem rappresentano un ponte tra spirito e materia, rappresentano uno spazio fluido dove i confini geografico-culturali si annullano per parlare di sacralità e di vita.
La platea accoglie una grande installazione, Human Being, capace di evocare atmosfere, suoni e suggestioni di luoghi lontani. Tante piccole capanne, come a formare un villaggio, riportano l’attenzione sul tema della casa e dell’abitare. Schermi video si aprono sulle pareti dandoci l’illusione di finestre e porte alle quali potersi affacciare per vedere e ascoltare immagini e suoni dei luoghi più disparati del mondo (Camerun, Taiwan, Giappone, Italia…).
Completano la mostra nuove opere realizzate con composizioni di gessetti bianchi e colorati e una serie di disegni su carta carbone, montati in box di alluminio retroilluminati, altro segno della versatilità creativa dell’artista.
Pascale Marthine Tayou (al secolo Jean Apollinaire Tayou) nasce a Yaoundé, in Camerun, nel 1967. Il suo percorso artistico prende il via negli anni ’90 quando, interrotti gli studi di Legge, cambia nome prendendone uno doppio e declinandolo al femminile: Pascal(e) Marthin(e), appunto. Alle prime esposizioni in Camerun fanno ben presto seguito esperienze in Germania, Francia, Belgio, paese dove attualmente vive.
Il suo lavoro, così come il suo nome, è volutamente mobile, si sottrae a schemi prestabiliti, si presenta eterogeneo e sempre strettamente legato all’idea di viaggio, d’incontro con l’altro da sé, talmente spontaneo da sembrare apparentemente casuale.
Gli oggetti, le sculture, le installazioni, i disegni, i video realizzati da Tayou hanno un tratto comune costante: riflettono sul movimento di un individuo attraverso il mondo indagando la questione del villaggio globale. Come si legge nell’ampio testo critico firmato Philippe Pirotte e pubblicato in occasione della personale al MACRO di Roma, nel lavoro di Pascale Marthine Tayou “… i punti di riferimento principale sono innanzitutto la città e il villaggio in connessione con l’idea di casa, di abitare. La ricerca di un riparo come bisogno umano fondamentale (Brazilisme, 2001; Game Station, 2002; Egge@connectingCity2, 2001) è spesso combinata a riflessioni sull’alimentazione come evento sociale predominante in differenti culture (Le menu Familial, 2002). E accanto a questo troviamo in posizione predominate il calcio come linguaggio globale, come possibilità di trovare un terreno comune tra storie personali, culture e nazionalità (My Happy Foot Ball – Food Bowl, 1999; Cameroon Embassy, 2001). Infine, nei lavori più recenti, è diventato via via predominante un atteggiamento nei confronti di (e in relazione con) un mondo infestato dai mezzi di comunicazione, accanto a una fascinazione per i suoi prodotti come materia prima: schermi, telecamera digitali, computer portatili (Game Station, 2002; Happy Bird-day, 2003)”.
Tayou ha preso parte a importanti esposizioni e rassegne internazionali come Documenta II (2002) e le Biennali di Istanbul (2003), Lione (2005), Venezia (2005), L’Avana (2006).
Numerose le mostre realizzate in importanti musei di tutto il mondo, tra le più recenti personali ricordiamo: MACRO (Roma, 2004), S.M.A.K. (Gent, Belgio, 2004), MART (Herford, Germania, 2005), Milton Keynes Gallery (Milton Keynes, UK, 2007).
Inaugurazione sabato 9 febbraio 2008 via del Castello 11, 18.00-24.00
Fino al 3 maggio 2008, da martedì a sabato, 14.00-19.00
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Galleria Continua è lieta di presentare la prima mostra personale italiana dell’artista Kan Xuan.
Kan Xuan è considerata dalla critica internazionale una delle più interessanti giovani videomaker cinesi, in quanto le caratteristiche e lo stile delle sue opere riescono ad esprimere il forte contrasto esistente fra l’estrema modernità e le antiche tradizioni della Cina.
Testimone di cambiamenti profondi e repentini, Kan Xuan personifica l’evoluzione della relazione che intercorre fra l’artista donna e la scena artistica cinese. L’energia delle installazioni video è indirizzata verso la creazione di una sfera di solitudine che la circonda; condizione particolare che si trasforma in un flusso di immagini spirituali, trascendenti e al tempo stesso di grande bellezza.
Il percorso espositivo concepito da Kan Xuan per Galleria Continua è una e vera e propria rassegna video: un susseguirsi di immagini su monitor e di proiezioni su parete di varie dimensioni si snodano nello spazio presentando le opere realizzate dall’artista dal 1999 ad oggi.
Ironici, pungenti, dissacratori, divertenti e delicati, i video di Kan Xuan traggono origine dall’esperienza personale dell’artista: “… quello che definiamo ‘esperienza personale’ non è uno spazio solitario, … la consapevolezza complessiva dell’Io dovrebbe generare sensazioni personali che traggono origine dalle passioni e dalle avversità della vita”. In queste parole l’artista rivela un forte desiderio di comprendere l’esistenza. Tale desiderio trova espressione, anche in termini artistici, nella ricerca della libertà.
I temi centrali dell’opera di Kan Xuan sono i sensi, le relazioni umane e l’identità individuale. Una delle opere più emblematiche dell’artista relativa alla ricerca dell’identità è Kanxuan! Ai!, che presta il titolo alla mostra. In questo video una giovane donna insegue disperatamente se stessa lungo i corridoi anonimi di una gigantesca metropolitana.
Secondo Kan Xuan, la pratica dell’arte è un modo in cui esorcizzare le paure – come è dimostrato dal video intitolato “Looking, Looking, Looking For”, in cui un ragno si insinua nelle parti e nei recessi più impensabili dei corpi nudi di un uomo e di una donna – e ribaltare, al tempo stesso, categorie e definizioni date per scontate che nei fatti, però, sono semplicemente il prodotto di una determinata cultura che l’artista, con l’ausilio della leggerezza e dell’ironia, sembra voler insidiare.
Infine, un’ulteriore caratteristica che permea le opere di Kan Xuan è l’interesse per la sensualità. In mostra a San Gimignano, il video Object gioca sulle note raffinate e minimali del bianco e nero: una serie di oggetti (monete, capelli, latte, miele, cenere, ecc.) sono lasciati cadere lentamente in un contenitore trasparente pieno d’acqua, mentre una voce ne indica i nomi e i colori creando una strana sospensione fra realtà e finzione.
Kan Xuan nasce a Xuan Cheng, nella provincia di Anhi, nel 1972. Attualmente vive fra Amsterdam e Pechino. Kan Xuan appartiene alla generazione di artisti cinesi testimone dello sviluppo della videoarte in Cina ed è proprio per questo motivo che, pur utilizzando una varietà di mezzi (fotografia, installazioni video), l’artista si esprime principalmente tramite opere video. Dotata di una fortissima immaginazione, Kan Xuan presta un’attenzione quasi ossessiva ai cinque sensi. I soggetti delle sue opere sono elementi apparentemente insignificanti, oggetti di uso comune e situzioni della vita quotidiana.
Mostre selezionate: 2007: 10° Biennale di Istanbul, Turchia; 52° Biennale di Venezia, Italia; 2006: China Power Station: Part I, Serpentine Gallery, Londra, GB; 2005: 2° Triennale di Guangzhou, Cina; De Prix de Rome 2005, De Apple Amsterdam, Olanda; 2003: Alors, la Chine?, Centro Pompidou, Parigi, Francia; Panorama Da Art Brasileira 2003, Museo di Arte Moderna di San Paolo, Brasile; Under Construction, Tokyo Opera City Art Gallery, Tokyo, Giappone. Residenze: 2007-2008 Yorkshire ArtSpace Society, Sheffield, GB; 2002-2003 Rijksakademie van Beeldende Kunsten (Accademia delle Arti Figurative), Amsterdam, Olanda.
Inaugurazione sabato 9 Febbraio 2008, Via del Castello 11, 18.00 – 24.00
Fino al 3 Maggio 2008, da martedì a sabato 14.00 – 19.00
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The Singers’ Room è il titolo dell’opera che l’artista argentino Jorge Macchi e il compositore Edgardo Rudnitzky presentano negli spazi espositivi di Galleria Continua.
Considerato una delle figure di maggior rilievo del panorama artistico latino americano, Jorge Macchi viene conosciuto anche in Italia grazie alla performance, L’ascensione (2005), che realizza presso l’Oratorio di San Filippo nell’ambito della 51° Biennale di Venezia a cui partecipa come rappresentante del Padiglione Argentino. L’anno successivo è nuovamente in Italia con un importante progetto espositivo, Due volte nello stesso fiume, che presenta in esclusiva negli spazi espositivi di Galleria Continua.
Il Blanton Museum of Art di Austin (USA) ospita fino a marzo prossimo The Anatomy of Melancholy, un’esposizione che raccoglie più di quaranta delle più importanti opere realizzate dall’artista dagli inizi degli anni Novanta ad oggi provenienti da collezioni pubbliche e private del Sud America, Europa e Stati Uniti. Curata da Gabriel Pe'rez-Barreiro e presentata per la prima volta a Porte Alegre in Brasile in occasione della Biennale di Mercosul, la mostra prevede un’ulteriore prestigiosa tappa europea: il Centro Galego de Arte Contemporáneo di Santiago de Compostela (Spagna) a maggio 2008.
Uno degli elementi centrali nella ricerca di Jorge Macchi è senza dubbio la musica che si manifesta nell’opera talvolta esclusivamente come presenza sonora, altre volte come vero e proprio riferimento visivo come nel caso di The Singers’ Room, l’installazione in mostra a San Gimignano. Esposta per la prima volta nel 2006 all’Università di Essex in Inghilterra come evento conclusivo di una residenza dell’artista presso AHRC (Research Centre for Studies of Surrealism and its Legacies), The Singers’ Room rappresenta una nuova e felice collaborazione di Macchi con il musicista e compositore Edgardo Rudnitzky.
L’installazione è composta da 4 grandi pannelli di vetro appesi uno di seguito all’altro ed equipaggiati con un particolare dispositivo (whispering windows) che trasforma le lastre in una vera e propria cassa acustica. L’utilizzo del vetro non è nuovo all’artista che lo sceglie proprio per le sue qualità intrinseche: la trasparenza, l’estrema fragilità, la capacità di riflessione che sviluppa a contatto con la luce. Apparire e scomparire, presenza e assenza, questi sono i binomi che ricorrono nell’opera di Macchi e che, anche in questo caso, costituiscono le cifre distintive dell’installazione. I versi riportati su questi ‘fogli di vetro’ sono quelli di Goodbye, un breve quanto intenso componimento della poetessa uruguaiana Idea Vilarino. Macchi e Rudnitzky mantengono l’originale struttura piramidale dello scritto negandone però una lettura completa e narrativa a favore di una ‘rappresentazione’ fonetica che enfatizza quel senso di perdita che già la poesia evocava.
Luce e suono costituiscono un binomio inscindibile in The Singers’ Room. Il manifestarsi di ciascuna lettera corrisponde ad un suono che si propaga nella stanza e risuona come il canto ipnotico di sirene.
Jorge Macchi nasce a Buenos Aires nel 1963, città dove tutt'oggi vive e lavora.
Nell'opera di Macchi non e' possibile individuare linee stilistiche pre-determinate, oggetti semplici, d’uso quotidiano, vengono utilizzati come liberi strumenti: installazioni, video, pittura ma anche fotografia e collage sono i linguaggi che adotta nella sua ricerca per riflettere sul concetto di fato, possibilità, violenza. Le sue opere si presentano sempre rigorose, precise, cristalline, prive di ogni orpello; in bilico tra effimero e permanente il lavoro dell’artista argentino riesce a catturare l’essenza di ciò che è privo di solidità.
Numerose mostre personali e collettive realizzate in tutto il mondo, tra queste: Brave new world, a cura di Y.Raymond, Walker Art Center, Minneapolis, USA, (2007); Light music, in collaborazione con Edgardo Rudnitzky University gallery, University of Essex and Firstsite Gallery, Colchester, UK (2006); 51' Biennale di Venezia, Padiglione Argentino e 'L'esperienza dell'arte' a cura di Maria de Corral (2005); 'Farsites' all'interno di 'Inside', Tijuana-San Diego (2005); Biennale di San Paolo (2004-2006); 'Le 10Neuf, Centre Regional d'Art Contemporaine Montbeliard, Francia (2004); 'Biennale di Istanbul 8' (2003); MUHKA', Museum of Contemporary Art Antwerp (1998. Nel 2001 ha vinto con il progetto 'Buenos Aires Tour' il Guggenheim Foundation Fellowship. Tra le mostre in programma ricordiamo: "Agite antes de usar", mostra itinerante Yokohama Triennale, Giappone (settembre 2008); Bienal New Orleans (novembre 2008). Le opere di Jorge Macchi fanno parte di importanti collezioni permanenti: Museum of Modern Art Buenos Aires, The University of Essex e Tate Modern in Inghilterra, al MUSAC in Spagna.
Edgardo Rudnitzky nasce a Buenos Aires nel 1956. Vive e lavora a Berlino. Compositore e musicista di livello internazionale Rudnitzky ha studiato composizione, analisi musicale e morfologia con Carmelo Saitta, Gerardo Gandini e Enrique Belloq. Le sue composizioni hanno accompagnato importanti opere teatrali, balletti, films. Numerose le sue collaborazioni con Macchi a partire dal 1998.
Immagine: PASCALE MARTHINE TAYOU - Jungle Fever
Inaugurazione sabato 9 febbraio 2008 Via Arco dei Becci 1, 18.00-24.00
Fino al 3 maggio 2008, da martedì a sabato, 14.00-19.00
GALLERIA CONTINUA
Via del Castello 11, San Gimignano (SI)
Ingresso libero
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THREE EXHIBITIONS
Pascale Marthine Tayou
Jungle Fever
JUNGLE FEVER FOREVER
a long-hidden secret…
a preventative and healing treatment against the pain of the soul,
a vagrancy cream effective in the event of emergency,
a masturbation that sweetens the soul,
a plastic product issued free and used globally,
instructions for use and dosage to consult everywhere as required.
JUNGLE FEVER
like a fish surveying the fauna from above,
like a wild animal above the aquarium of the globe,
like a strange man in the depths of the urban flora,
discover and dwell in the entrails of the mystery of the human jungle,
zoom in on the remedy of the village of the unknown,
shed light in the area of the orgasm,
offer my codes to your heart and explode our joy in the space of the show
FOREVER
these distant forms in my memory arouse my curiosity to see you differently,
to go towards those places that conceal so badly the souvenir novel of our shared nostalgia,
these villages that are our origins here where we find ourselves now to dream of our lost orgies,
in this countryside where our beliefs seem so illogical,
our appearances so approximate, just like our anthropological research.
Make the evolution of the species an instrument from the rational to the irrational,
enjoy the beauty offered to us by this night of misunderstandings,
consume this panacea without moderation,
simply JUNGLE FEVER FOREVER!
Pascale Marthine Tayou,
Gent, 14/01/08
With these words Pascale Marthine Tayou introduces Jungle Fever, his new solo show for Galleria Continua, where besides a series of recent works he is also showing some that have been conceived specifically for the large exhibition spaces in the former cinema/theatre of San Gimignano.
The exhibition, which comprises a rich body of work, reveals many of the salient features of Tayou’s output, such as the redefinition of post-colonial issues through the lens of his European experience, the analysis of contradictions in identity created by globalization and his reflections on a series of themes relating to immigration, the role of the individual and national and cultural identity.
A tireless traveller, Tayou continually draws inspiration from his modus vivendi to give life to a very singular form of ‘artistic nomadism’. His nomadic bent also emerges in his choice of materials: off-cuts, detritus, urban rubbish and everyday objects that often come from the place where he happens to be working. Through the “retranscription” – as the artist puts it – of these waste materials, he creates installations pulsating with energy and colour. Thus repositioned, the objects delimit a new and different space, a free platform open to engagement and exchange.
The sculptures Le cercle de la guerre, Le cercle de la paix and the one exhibited in San Gimignano, Le cercle de la vie, can be defined as a ‘place within a place’. Tayou dwells on the themes of war, peace and life, offering us a kind of neutral and itinerant territory: three circular spaces delimited by a composition of silk scarves in three colours, black to represent war, white to represent peace and red to represent life.
In Tayou’s work there are frequent references to African culture, as manifested by the series of totems in the exhibition, which are made from crystal and completed with bizarre decorative items (feathers, jewels, seeds, fabrics and so on). These vaguely ironic-looking figures stage what in the Western imagination is African exoticism. The cultural mimesis practiced by Tayou starts with tribal identity and offers a reading of these characters from a contemporary and global perspective. Sophisticated and highly colourful, the totems represent a bridge between spirit and matter, a fluid space where cultural and geographic boundaries are erased, speaking to of sacredness and life.
The former stalls area of the gallery houses a large installation entitled Human Being, which evokes the atmosphere, sounds and traces of distant places. A large number of small huts, which appear to form a village, draw attention to the theme of the home and of dwelling. Video screens on the walls give the illusion of windows and doors one can look out of to see and hear images and sounds from a disparate range of places around the world (Cameroon, Taiwan, Japan, Italy, etc.).
Rounding off the show are a number of new works: compositions of white and coloured chalk and a series of drawings on carbon paper mounted in back-lit aluminium boxes, a further sign of the artist’s versatility.
Pascale Marthine Tayou (born Jean Apollinaire Tayou) was born in Yaoundé in Cameroon in 1967. He began his career as an artist in the 90s, when, having abandoned his studies in law, he changed his name, taking a double name in the female form: Pascal(e) Marthin(e). Exhibitions in Cameroon were soon followed by shows in Germany, France and Belgium, the country where he currently lives.
His work, like his name, is deliberately mobile, elusive of pre-established schema, heterogeneous. It is always closely linked to the idea of travel and of coming into contact with what is other to self, and is so spontaneous that it almost seems casual.
The objects, sculptures, installations, drawings and videos produced by Tayou have a recurrent feature in common: they dwell upon an individual moving through the world and exploring the issue of the global village. As Philippe Pirotte put it in an extensive critical essay published on the occasion of Tayou’s solo show at the MACRO in Rome, in the work of Pascale Marthine Tayou “the principal points of reference are the city and the village in relation to the idea of the home and of dwelling. The search for shelter as a fundamental human need (Brazilisme, 2001; Game Station, 2002; Egge@connectingCity2, 2001) is often combined with a reflection upon the way in which eating is a predominant social event in different cultures (Le menu Familial, 2002). And besides this we find the predominant position of football as a global language, as the possibility of finding shared ground between personal histories, cultures and nationalities (My Happy Foot Ball – Food Bowl, 1999; Cameroon Embassy, 2001). Finally, what has become predominant in his more recent works is a stance towards (and in relation to) a world infested by means of communication, in addition to a fascination with its products as primary materials: screens, digital cameras, laptop computers (Game Station, 2002; Happy Bird-day, 2003).”
Tayou has contributed to a number of major international exhibitions and art events, such as Documenta II (2002) and the Biennials of Istanbul (2003), Lyons (2005), Venice (2005) and Havana (2006), and has shown his work in museums around the world. In recent years he has had solo shows at the MACRO (Rome, 2004), S.M.A.K. (Gent, Belgium, 2004), MART (Herford, Germany, 2005) and the Milton Keynes Gallery (Milton Keynes, UK, 2007).
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Kan Xuan
Kanxuan! Ai!
Galleria Continua is pleased to present the first solo exhibition in Italy by the artist Kan Xuan.
Kan Xuan is internationally regarded by critics to be one of the most interesting young video-makers from China, who see in her work styles and characteristics capable of expressing the stark contrast between extreme modernity and centuries-old traditions.
A witness to deep and rapid changes, Kan Xuan embodies the evolution of the relationship between the woman artist and the Chinese art scene. The energies of her video installations are channelled towards the creation of a sphere of solitude around herself; this particular condition is transformed into a flow of spiritual, transcendent and at the same time very beautiful images.
The expositional sequence as conceived by Kan Xuan for the Galleria Continua amounts to a full-blown video event: a series of monitors plus small and large wall projections wind their way round the space, presenting works produced by the artist from 1999 to the present day.
Ironic, biting, debunking, entertaining and with a light touch, Kan Xuan’s videos stem from the artist’s own experience, “… what we call personal experience is not a secluded space, … the overall awareness of the Ego should generate personal sensations arising from the passions and hardships of life”. In these words the artist reveals a strong desire to understand existence, which is expressed, also in artistic terms, in the search for freedom.
Central aspects of Kan Xuan’s work are senses, human relations and individual identity. One of her most emblematic works on the theme of the search for identity is Kanxuan! Ai!, which also provides the title for the exhibition. In the video, a young woman desperately chases herself down the anonymous corridors of a gigantic subway.
Object is a video that plays upon the sophisticated and minimal notes of black and white. A series of objects (coins, hairs, milk, honey, ash, etc.) are allowed to fall slowly into a transparent container filled with water, while a voice lists the names and colours, creating a strange suspension between fiction and reality.
100 times, which is among the videos presented, shows 100 cups of the same series of manufacture, one after another smashed on the ground. With accent on the working process, each cup has been filled before with a different amount of ceramic glaze and baked in the oven. Manipulated in this way, each one has a different tone.
Kan Xuan was born in XuanCheng, in the province of Anhi, in 1972. She currently divides her time between Amsterdam and Beijing.
Kan Xuan is part of the generation of China artists that witnessed the development of video art in their country, and it is for this reason that, while using a range of media (photography, video installations), she principally expresses herself with video works. Endowed with a very powerful imagination, she devotes almost obsessive attention to the five senses. The subjects of her work are apparently meaningless elements, common objects and everyday situations.
Selected exhibitions
2007: 10th Istanbul Biennial, Turkey; 52nd Venice Biennale, Italy
2006: China Power Station: Part I, Serpentine Gallery, London, UK
2005: 2nd Guangzhou Triennial, China; De Prix de Rome 2005, De Apple Amsterdam, Holland
2003: Alors, la Chine?, Centre Pompidou, Paris, France; Panorama Da Art Brasileira 2003, São Paulo Modern Art Museum, Brazil; Under Construction, Tokyo Opera City Art Gallery, Tokyo, Japan
Residences: 2007-2008 Yorkshire ArtSpace Society, Sheffield, UK; 2002-2003 Rijksakademie van Beeldende Kunsten, Amsterdam, Holland
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Jorge Macchi and Edgardo Rudnitzky
The Singers’ Room
The work presented at Galleria Continua by the Argentinean artist Jorge Macchi and the composer Edgardo Rudnitzky is called The Singers’ Room.
Regarded as one of the leading figures on the Latin American art scene, Jorge Macchi came to the attention of the Italian art world thanks to a performance entitled L’ascensión (2005), which he realized at the Oratory of San Filippo during the 51st Venice Biennale, contributing as a representative of the Argentine Pavilion. He returned to Italy the following year with a major exhibition project, Due volte nello stesso fiume (Twice in the Same River), which he showed exclusively at Galleria Continua.
Through until March of this year the Blanton Museum of Art in Austin, Texas is hosting The Anatomy of Melancholy, an exhibition of more than forty of the most important works produced by Macchi since the beginning of the 90s, drawn from public and private collections in South America, Europe and the US. Curated by Gabriel Pe'rez-Barreiro and presented for the first time at Porte Alegre in Brazil during the Mercosul Biennial, in May 2008 the show is due to travel to a major European venue, the Centro Galego de Arte Contemporáneo in Santiago de Compostela (Spain).
Music is undoubtedly one of the central elements in Macchi’s work. Sometimes it simply takes the form of a sound presence, while on other occasions it is a full-blown visual reference, as is the case with The Singers’ Room, the installation on show at San Gimignano. Exhibited for the first time in 2006 at the University of Essex in England at the conclusion of an artist’s residency at the AHRC (Research Centre for Studies of Surrealism and its Legacies), The Singers’ Room represents a fresh example of Macchi’s fruitful collaboration with the musician and composer Edgardo Rudnitzky.
The installation consists of 4 large glass panels hung at set distances from each other and equipped with a special device (whispering windows) that essentially transform the sheets of glass into speakers. This is not the first time Macchi has used glass, which he chooses for its intrinsic properties: transparency, extreme fragility and its capacity for reflection when it comes into contact with light.
Appearing and disappearing, presence and absence – these are recurring dualities in the artist’s work, and they are also the distinctive features of this installation. The lines of text on the ‘sheets of glass’ are those of ‘Goodbye’, a short but intense poem by the Uruguayan poetess Idea Vilariño. Macchi and Rudnitzky have retained the original pyramidal structure of the poem but deny a complete, narrative reading of it in favour of a phonetic ‘representation’ that emphasizes the sense of loss evoked in the poem.
Light and sound are inextricably bound up together in The Singers’ Room. As each letter appears, so too does a sound, which is propagated in the room and sounds like the hypnotic song of Sirens.
Jorge Macchi was born in Buenos Aires in 1963, where he still lives and works today.
There are no pre-determined stylistic features in Macchi’s work. Simple, everyday objects are used as free instruments, and he employs a range of media including installation, video, painting, photography and collage to reflect upon concepts such as fate, possibility and violence. His work is consistently rigorous, precise, crystalline and with absolutely no superfluous frills. Lying on the edge between the ephemeral and the permanent, Macchi’s work succeeds in capturing the essence of what lacks solidity.
He has exhibited extensively in both personal and group shows, including: Brave New World, curated by Y. Raymond, Walker Art Center, Minneapolis, USA (2007); Light Music, in conjunction with Edgardo Rudnitzky, University Gallery, University of Essex and Firstsite Gallery, Colchester, UK (2006); 51st Venice Biennale, Argentine Pavilion and The Experience of Art, curated by Maria de Corral (2005); Farsites, Insite, Tijuana-San Diego (2005); São Paulo Biennial (2004-2006); Le 10Neuf, Centre Regional d'Art Contemporaine Montbeliard, France (2004); 8th Istanbul Biennial (2003); MUHKA, Museum of Contemporary Art Antwerp (1998).
In 2001 he won the Guggenheim Foundation Fellowship with the project ‘Buenos Aires Tour’. Upcoming exhibitions include Agite antes de usar, itinerant exhibition, Yokohama Triennial, Japan (September 2008); the New Orleans Biennial (November 2008). Jorge Macchi’s works are held in important permanent collections: Museum of Modern Art, Buenos Aires; The University of Essex and Tate Modern in the UK and the MUSAC in Spain.
Edgardo Rudnitzky was born in Buenos Aires in 1956. He lives and works in Berlin.
A composer and musician of international standing, Rudnitzky studied composition, musical analysis and morphology with Carmelo Saitta, Gerardo Gandini and Enrique Belloq. He has compsed music for important theatrical works, ballets and films. He has worked together with Macchi on a number of occasions since 1998.
For further information about the exhibition and for photographic material:
Press office Silvia Pichini press@galleriacontinua.com
Opening: Saturday 9 February, 2008, Via del Castello 11, 6pm–midnight
GALLERIA CONTINUA Via del Castello 11, San Gimignano (SI), Italy
Tuesday–Saturday, 2–7pm