Similar Encounter. L'esposizione affronta e sviluppa il tema del doppio attraverso un'inedita istallazione che rivela le similitudini e dissomiglianze che scaturiscono dalla replica del simile, ricorrendo a prospettive illusorie che moltiplicano i punti di fuga.
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Dixit Andy Warhol: ''sono certo che guardandomi allo specchio non vedrei nulla. La gente dice sempre che sono uno specchio, e se ¬¬uno specchio si guarda allo specchio che cosa può trovarci?”. Nico – celebre voce dei Velvet Underground – replicava “I see you. I’ll be your mirror”, ma di certo tale risposta non fa che eludere la domanda dando luogo ad una soluzione circolare lasciando la questione irrisolta. Dalla tragica vicenda di Narciso che specchiandosi s’innamorò di un’immagine inafferrabile alle teorie di Lacan, da Las Meninas di Velàzquez ai testi di Foucault, dalle finestre di Vermeer alle opere di Pistoletto, lo specchio attira costantemente la nostra attenzione suscitando interesse e perplessità. Metafora per eccellenza della pittura in epoca rinascimentale, simbolo autoreferenziale e metacritico nell’arte contemporanea, l’immagine riflessa cattura il nostro sguardo e allo stesso tempo lo respinge restituendogli una replica esatta, effimera e irrepetibile.
Jacques Lacan considerava lo specchio la soglia del mondo visibile. La superficie riflettente dello specchio tiene in sospeso due dimensioni opposte, fa da limite tra il visibile e l’invisibile, tra l’immediato (percettivo) e la distanza (rappresentativa). In un primo momento lo spazio riflesso ci appare come identico allo spazio reale, ciononostante il sentimento provocato dalla presenza di uno spazio virtuale che si apre oltre la superficie specchiante ci appare paradossalmente alterato, trasformato e perturbante. Nella conferenza Des espaces autres (1967), Michel Foucault elaborava il concetto di eterotopie, ovvero quegli gli spazi sospesi, rappresentati o invertiti ma effettivamente localizzabili. L’esperienza inquietante provata di fronte all’immagine speculare scaturisce nel momento in cui scopriamo di non essere nel posto che occupiamo poiché ci riconosciamo nella nostra immagine nello spazio in sospensione aldilà della superficie riflettente.
, Nils Nova crea uno spazio espanso e debordante. La percezione subisce l’effetto straniante di uno spazio aperto su se stesso, dilatato e svuotato. Come sospeso in una dimensione temporale incerta, lo spettatore moltiplica gli sguardi e, partecipe di una messa in scena teatrale, una mise en abîme in scala 1:1, incontra la realtà e la confronta all’immagine che egli costruisce e ricostruisce mentalmente. Lo spazio reale è virtualmen¬¬te negato divenendo una sorta di camera oscura esplosa nella quale il reale e il simulacro, l’originale e la copia sono incessantemente interrogati. A questa logica speculare, dove il faux-semblant acquista una dimensione ironicamente tautologica, sono sottoposte sia l’identità dell’artista che quella dello spettatore: Andy Warhol o Nils Nova, Al Pacino o Dario, lo spettatore assente di fronte ad uno specchio cieco o l’attore di uno spettacolo sur-reale?
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Dixit Andy Warhol, ''I'm sure I'm going to look in the mirror and see no one, nothing. People are always calling me a mirror and if a mirror looks into a mirror, what is there to see?'' To this, Nico – the legendary voice of The Velvet Underground – answered, ''I see you, I'll be your mirror.'' Yet such a reply twists the question, circles around the solution, and leaves the matter unresolved. Whether in Narcissus' tragic destiny or in Lacan's theories, in Las Meninas by Velazquez or in texts by Foucault, in the windows painted by Vermeer or in the work of Pistoletto, the mirror persistently attracts our attention, delighting and bewildering it at the same time. While it was the ultimate metaphor in Renaissance painting, it is today the symbol of self-reference and meta-critique in contemporary art. The specular image indeed captures our gaze and instantly drives it away, offering its exact, ephemeral and unique replica.
Jacques Lacan considered the mirror the threshold of the visible world. The reflecting surface holds two opposed dimensions in suspension, thus drawing the line between the visible and the invisible, between the immediate (perceptual) and the distanced (representational). At first glance, the reflected space seems identical to the real one; however, a virtual space appears beyond it and simultaneously thwarps that perception, creating a strangely altered, transformed and perturbing interval. In his conference, Des espaces autres (1967), Michel Foucault discussed the notion of ''hétérotopies'' (heterotopia): this described suspended spaces, represented or inversed, but effectively localizable. The disturbing experience vis-à-vis the specular image follows the sudden awareness that we are standing elsewhere, as we recognize ourselves in a suspended image beyond the reflecting surface.
Nils Nova's personal exhibit at la rada confronts and develops the theme of the double through a new installation, which reveals the correspondences and discrepancies that arise in the reproduction of the similar. Using illusory perspectives, thereby increasing vanishing points, Nils Nova creates an expansive and over-flowing space. As if suspended in an ambiguous time space, the onlooker multiplies his or her glances and witnesses - as on a theater stage - a mise en abîme in 1:1 scale, where reality is challenged by ever-reconstructed mental images. The real space is virtually denied, thereby becoming a kind of exploded camera obscura: in it, the real and the simulacrum, the original and the copy are relentlessly questioned. Besides granting facsimilies an ironic and tautological dimension, this specular logic affects the sense of identity of the artist and the onlooker: Andy Warhol or Nils Nova, Al Pacino or Dario, the missing witness facing a blind mirror or the actor of a surreal spectacle?
La Rada
P.zza Remo Rossi (Ex scuole comunali) - Locarno