Vento leggero che parli con voce di foglie. Sperimentazione, tecnologia, tradizione, pittura, bellezza sono i termini teorici di questa serie di lavori dell'artista. L'ossessiva ripetitivita' delle immagini degli alberi diventa una celebrazione del dettaglio. Catalogo a cura di Stefano Zecchi.
Bel Art Gallery ospita il ciclo di nuovi lavori di Fernando De
Filippi: la ritrovata bellezza dell’iterazione.
Nel dettaglio c’è l’attenzione al senso delle cose. E il dettaglio per
emergere richiede una tecnica della rappresentazione che sia adeguata
alle finalità che ci si prefigge. Nell’arte (ma forse in ogni attività
dell’uomo) il dettaglio è ciò che, paradossalmente, consente la
visione d’insieme, e questo processo implica una tecnica in grado di
farlo emergere, tecnica che diventa fondamentale nella fenomenologia
della rappresentazione estetica.
La nostra società tecnologica si sviluppa attraverso l’esaltazione del
valore del dettaglio: si pensi alle grandi scoperte astrologiche come
alle analisi delle particelle elementari in fisica oppure alle
ricerche di genetica. Sappiamo che almeno dagli inizi del Novecento
gli artisti – quelli veri, quelli consapevoli dei grandi cambiamenti
del loro tempo – hanno iniziato un lavoro di profonda revisione delle
forme di rappresentazione proprio della necessità di fronteggiare la
sfida della scienza.
L’artista consapevole, dicevo, del diverso posto che occupa nel mondo,
proprio in seguito alla grande rivoluzione scientifica della fine del
XIX secolo si adegua. La sua arte diventa “sperimentale”, mutuando
questo termine dal linguaggio scientifico: cerca così nuove
problematiche della rappresentazione; i suoi linguaggi sfidano le
possibilità infinite della forma; mette in discussione il rapporto
mimetico tra arte e realtà.
Non è perciò un caso che fioriscano nuove tecniche per il lavoro
artistico, non è neppure un caso che queste tecniche siano
essenzialmente “tecnologie” strappate al mondo scientifico. Si
affaccia allora una nuova questione: come stabilire un rapporto
creativo e concretamente realizzativo (quando ciò viene avvertito come
un’esigenza estetica) tra la tradizione della pittura e gli apparati
della tecnologia? Sappiamo, per esempio, che ormai gli artisti usano
con la massima disinvoltura il computer, la fotografia, i filmati ecc.
ecc. Si potrebbero, allora, in proposito notare due cose: la prima è
che il più delle volte proprio il modo in cui l’artista affronta la
relazione tra tradizione e tecnologia definisce la qualità e il valore
del suo lavoro. La seconda è che la ricerca (o la problematizzazione)
di quel rapporto reintroduce nel pensiero (sottolineo: nel pensiero)
dell’arte il concetto di bellezza.
Dettaglio, sperimentazione, tecnologia, tradizione, pittura, bellezza
sono i termini teorici di questa serie di lavori di Fernando De
Filippi.
L’ossessiva ripetitività delle immagini degli alberi diventa una
celebrazione del dettaglio. Variazioni più o meno evidenti,
particolari più o meno percettibili sono il tema centrale delle opere
di De Filippi. L’albero nella sua struttura formale è un pretesto per
la rappresentazione del dettaglio come forma espressiva dell’opera.
Quale sperimentazione linguistica richiede questa tecnica artistica?
De Filippi utilizza la fotografia. Essa viene proiettata sulla tela
per fissare la forma dell’albero con tutti i suoi particolari: tronco,
rami, foglie. Ma quest’immagine diventa immediata e conseguente
occasione di un tema pittorico che con grande perizia confonde
l’originaria fotografia di base. La fotografia è il mezzo per non
perdere il dettaglio; la pittura è il mezzo per esaltare esteticamente
il dettaglio: una pittura attenta, sorvegliata attraverso un
cromatismo che gioca con due soli colori per sfalsare il fondo dal
primo piano. In questo senso la “tradizione” pittorica sfida
l’apparato tecnologico che pur è alla base della possibilità stessa
della pittura.
Un’esperienza originale e suggestiva questa di De Filippi, che evita
la stucchevole problematica estetica in cui oggi s’avvita il lavoro
dell’artista visivo. Le questioni relative alla possibilità
dell’espressività moderna di essere mimesi della realtà naturale,
oppure le problematiche che affrontano l’uso dei mezzi tecnologici
come sostitutivi della pittura, sono da De Filippi dialetticamente
superati senza essere (proprio nel senso concettuale del termine
“dialettica”) abbandonati. I suoi quadri, questi suoi alberi
propongono un’idea nuova e arcaica di bellezza, difendendo l’unico
modo possibile in cui oggi si può e si deve parlare di bellezza:
bellezza vivente, cioè impegno etico visibile nel mondo estetico.
Stefano Zecchi, introduzione al catalogo. Giampaolo Prearo Editore
Inaugurazione 13 febbraio 2008
Bel Art Gallery
via Sottocorno, 7 - Milano
Orari: martedì - venerdì 16 - 20 sabato 15 - 19
Ingresso libero