Memento Vitae. In mostra una quindicina di opere recenti, quadri ad olio e a tempera, alcuni di grandi dimensioni, che ripropongono nei paesaggi e nelle nature morte, temi abituali dell'artista assente dal panorama torinese da molti anni.
Presso la Galleria 44 Arte Contemporanea, si inaugura la mostra personale di Giorgio Scalco. L’artista sarà presente all’inaugurazione.
L’allestimento della mostra comprende una quindicina di opere recenti, quadri ad olio e a tempera, alcuni di grandi dimensioni. Scalco è considerato uno dei più significativi rappresentanti della pittura figurativa esistenti in Italia. Pittore di figure, paesaggi, nature morte, assente dal panorama torinese da parecchi anni, Scalco ripropone i suoi soggetti in questa mostra, fortemente voluta dalla Galleria. Osservando i suoi quadri si intuisce perché la sua pittura sia stata, non a caso, definita “idillio tra figura e natura”.
Giorgio Scalco nasce a Schio, Vicenza, nel 1929. Fin da bambino si dedica allo studio del disegno privatamente. Dopo la maturità classica si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Cattolica di Milano.
Nel 1952 si trasferisce a Roma e vi lavora come grafico e illustratore. Nel 1954 è ammesso al Centro Sperimentale di Cinematografia dove gli viene elargita una borsa di studio e dopo il diploma in Architettura scenica ottiene il Ciak d’Oro dalla Presidenza del Consiglio. Fino al 1960 lavora come architetto-scenografo a Cinecittà. Nel 1958 riprende la mai trascurata attività di pittore, iniziando una regolare attività espositiva. Fino agli anni ’70 persegue una intensa attività decorativa (affresco, mosaico, vetrata istoriata) in Italia e all’estero in edifici pubblici e privati collaborando con importanti architetti romani.
Nel 1960 inizia la collaborazione con Sam Swartz della Guldhall Gallery di Chicago. L’anno successivo si reca negli Stati Uniti dove studia il Realismo Americano. Influenti si rivelano i viaggi che effettua in Russia: a Mosca, dove opera nell’edificio dell’Istituto per il Commercio, e a Susdal, nei monasteri Copti dove si restaurano le antiche icone. Nel 1981 inizia una lunga collaborazione con la galleria Forni di Bologna. Importante si rivela anche la collaborazione con la giapponese galleria Tamenaga, con la quale espone a Tokio, Osaka, Kioto, Parigi e New York. Dal 1968 al 1992 insegna presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, dove vive e lavora. Innumerevoli le mostre personali e collettive in Italia e nel mondo dal 1960 ad oggi.
"Scrivendo di Giorgio Scalco, Roberto Tassi cita un celebre aforisma di Pierre Klossowski che recita: “Volere essere moderni nella propria epoca è un cretinismo moderno”. E così introduce il tema dell’essenziale non appartenenza della pittura di Scalco al nostro tempo, come a nessuno di quelli che ci ha preceduto. Tassi conclude il suo splendido saggio nel collocare la pittura di Scalco in una dimensione poetica “altra”, che non ha radici né epigoni diretti, espressione sublime di una “semplice” ma solida magia del “fare” e della sua sensibilissima anima. La pittura di Scalco, infatti, è un elogio alla semplicità, ma non a quella scaltra e meschina, diffusissima nella nostra contemporaneità, di chi cerca continuamente scorciatoie, facendo della coincidenza tra necessità e virtù uno stile. Tutt’altro, ed in questo Giorgio Scalco è un pittore senza tempo, proteso fra rigore antico e sensibilità contemporanea. La semplicità di Scalco è quella dei grandi poeti che riescono a fare un tutt’uno di arte e vita, frutto di complessità indicibili, di contrasti altrimenti inconciliabili al di fuori della pittura, ma soprattutto è un artista che ha chiara la presa di coscienza del proprio grande talento e dell’altrettanto consapevole ed ardua scelta di asservirlo alla propria anima. Scalco pittore di nostalgie e di valori. Addirittura in lui lo stesso sentimento della nostalgia si trasforma in valore assoluto. Il ricordo, vissuto come costante ritorno alla stagione lieta della sua prima giovinezza non rimane mai puro esercizio tra rappresentazione e memoria, ma è portatore di valori che hanno illuminato ed illuminano la via della speranza. Scalco è certamente anche un pittore di Fede. In lui la speranza è più di un rifugio o di un luogo della consolazione: è una presenza costante e capitale, il motore del suo essere uomo e artista.
Lo si percepisce con particolare forza nei ritratti dei figli e dei nipoti, dove la tenerezza dello sguardo amoroso del pittore spoglia la realtà di qualunque coordinata inquieta ed inquietante, invitando lo spettatore ad entrare nel sogno della sua anima, in quel non-luogo emotivo che funge da palcoscenico alla messinscena della vita. Lo si percepisce chiaramente nelle splendide nature morte, vibranti di colore, avvolte da un’atmosfera di metafisica assenza che ne esalta il calore cromatico, il silenzio carico di emozione, ricordo, malinconica ricerca di un tempo (mai) perduto. Anche nel paesaggio Scalco esalta la scelta di trasformare la realtà in un’idealità indefinita e indefinibile. I luoghi della memoria, ricercati e ritrovati dal pittore tra il cuore e la mente, prendono forma sulla tela lontano da qualunque intento meramente rappresentativo, realistico, naturalistico. Al punto da diventare invenzioni, luoghi ideali ricreati sull’onda emotiva di una poesia che non ha mai smesso di pulsare e chiedere espressione. Pittura di Fede, che seduce col dono della Bellezza, conforta nel calore dei Valori, protegge col suo silenzio senza tempo. E, soprattutto, ci dona la Speranza, senza la quale ogni salvezza è impossibile."(Alberto Agazzani)
Inaugurazione 14 dicembre ore 18
Galleria 44Arte Contemporanea
Via Della Rocca 4/1, Torino
Orario: dal martedi al sabato 10.30 - 12.30, 16 - 19.30
Ingresso libero