In mostra 25 lavori in acrilico su tela. Nelle sue opere l'artista si concentra sulle vite di personaggi disadattati e oppressi come gli zingari balcanici nei film di Kusturika, le tempeste familiari di Fellini, o gli esseri volatili di Kaurismaki dove l'umorismo e' sempre presente, anche se macabro.
La Galleria Salvatore + Caroline Ala di Milano ha il piacere di annunciare la mostra personale Kent Iwemyr intitolata Welcome to Paradise. È questa la prima occasione per l’artista svedese di esporre i suoi lavori a Milano. La mostra, nella quale sono presentati venticinque lavori in acrilico su tela, si inaugurerà la sera di giovedì 14 febbraio dalle 18 alle 21 e proseguirà fino al 29 marzo 2008.
Nel testo It’s not that damned easy! [Non è così facile!], il critico d’arte svedese Anders Olofsson, a proposito del lavoro di Kent Iwemyr, afferma: «La sua musa nasce dal microcosmo dove ha sempre vissuto, il paese industriale di Hallstahammar. La campagna, la gente e i dintorni che incontriamo nei quadri di Iwemyr hanno in comune un legame con questa tessera del mosaico del provincialismo svedese che ne ricorda il folklore. […] L’influenza del mondo delle fiabe e delle leggende nel suo lavoro è forte quanto quella della letteratura popolare, le canzoni e i racconti religiosi. […] Nell’universo di Kent Iwemyr non esistono leggi assolute tese a regolamentare cosa sia meritevole scegliere come soggetto per una creazione artistica. A volte le scene di vita di provincia sono centrali, altre volte sembrano situazioni archetipiche vincolate alle condizioni di un ambiente spesso indifferente o ostile.
Se guardiamo il lavoro di Kent Iwemyr in quest’ottica, vediamo un poeta in grado di conferire pathos alle vite di personaggi disadattati e oppressi. Sono qualità che dalle nostre parti possono essere interpretate come esotismi; cose “non-svedesi” e forse distruttive. Ci vuole tempo per capire che i personaggi di Iwemyr e i drammi quotidiani di cui sono protagonisti ci sono vicini, proprio come gli zingari balcanici nei film di Emir Kusturika, le tempeste familiari di Federico Fellini, o gli esseri volatili di Aki Kaurismäki. Sarebbe facile relegarli sui gradini più bassi della scala sociale, ma è un obiettivo quasi impossibile per via della resistenza che oppongono. Spesso Iwemyr dispone le figure nei suoi quadri come se fossero i protagonisti di una commedia o di una foto di gruppo.
Non importa cosa stiano facendo o quanto imbarazzante possa essere la situazione, cercano il nostro sguardo con dignità e calma ed è un sentimento prevalente anche quando sono immersi nelle difficoltà della vita quotidiana. Sembra che sappiano di essere osservati, ma a loro non importa. Iwemyr, Kusturika, Fellini e Kaurismäki hanno in comune una visione della vita che è un conglomerato insolubile di tristezza, gioia, luce e oscurità. L’umorismo è sempre presente, anche se macabro. Non dovremmo mai liquidare Iwemyr come un semplice, anche se i suoi quadri sono diretti come la cronaca di una partita di calcio, perché essi contengono punti di vista sottili caratterizzati da un umanesimo che non punta né in alto né in basso e che ci lascia invece una visione dell’arte diversa a cui è difficile sottrarsi.»
Inaugurazione giovedì 14 febbraio dalle 18 alle 21
Galleria Salvatore Ala
Via Monte di Pietà 1, Milano
Ingresso libero