Enduring landscapes. I suoi disegni nascono dall'incontro tra fisionomie mitiche, volti iconici e inserti spiazzanti di anatomie anomale e oggetti incongrui. Sono eseguiti sulla base di collage precedentemente realizzati dall'artista stessa che, in questo modo, personalizza per la seconda volta immagini preesistenti.
Appunti di storia in B/N
Il nostro rapporto con la Storia sembra essere ultimamente improntato
alla contraddizione. Da una parte siamo tutti consapevoli di una certa,
diffusa amnesia collettiva per gli eventi più o meno recenti, dall'altra
sviluppiamo sempre più particolareggiate forme di nostalgia e feticismo
verso le testimonianze del passato. Sembriamo essere indecisi se
immergerci in un presente sempre sul punto di trasformarsi in orpello
vintage, o se immergerci in un'adesione ludica al prossimo gadget in
arrivo dal futuro.
I lavori presenti in questa mostra di Loredana Di Lillo suggeriscono un
analogo stato della conoscenza, sospeso tra incanto e ironia,
plausibilità e scetticismo.
La sua galleria di disegni è il prodotto dell'incontro tra fisionomie
mitiche, volti iconici e inserti spiazzanti di anatomie anomale e
oggetti incongrui. Sono disegni eseguiti sulla base di collage
precedentemente realizzati dall'artista stessa che, in questo modo,
personalizza per la seconda volta immagini preesistenti, lungo un
processo di appropriazione e trasformazione a più fasi. La sua è una
Storia reinventata, metamorfizzata in un bricolage di finzione e
allucinazione degli eventi, un montaggio in cui si incontrano la Pop Art
e Max Ernst, Alighiero e Boetti e John Stezaker, intimismo e banalità,
mitologia e zapping casalingo.
Un altro lavoro in mostra si presenta in apparenza come il ready made di
una macchina fotografica modello Canonet 28. Tutte le pose presenti
sulla pellicola sono state scattate, ma il rullino non sarà mai
sviluppato. Tutta la memoria contenuta in quegli scatti resterà muta,
chiusa nella macchina come in uno sgabuzzino buio, nascosta come l'anima
inquieta di una scultura. Un altro tassello al monocromo di questa
ambigua tessitura di storia e silenzio.
L'ultimo lavoro in mostra lo troviamo su un piccolo monitor: una strana
animazione che il lettering e il commento utilizzanti farebbero quasi
sembrare l'inizio di un film. Ma le parole che appaiono sullo schermo
"It's hard to be down when you're up" pare invece che siano state
rinvenute in una sorta di graffito spontaneo tra le macerie del World
Trade Centre. È tutto vero? O è uno scherzo macabro, un capriccio della
narrazione popolare. O è un altro enigma in B/N con qualche grigio in
più, proprio come la possibilità di conoscere il passato?
Alessandro Rabottini
Inaugurazione 16 febbraio 2008 dalle ore 18
Duetart Gallery
vicolo Santa Chiara 4 - Varese
Orari: dal martedì al sabato dalle ore 15.30 alle 19.30
Ingresso libero