Padiglione d'Arte Contemporanea - PAC
Milano
via Palestro, 14
02 88446359 FAX 02 88446351
WEB
Due mostre
dal 26/2/2008 al 26/4/2008
Lun 14.30 - 19.30, mar-dom 9.30-19.30 Gio fino alle 22.30
WEB
Segnalato da

Giulia Zanichelli




 
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26/2/2008

Due mostre

Padiglione d'Arte Contemporanea - PAC, Milano

Circa 40 fotografie vintage e altre recenti di Joel Peter Witkin, in bianco e nero. Partendo dal buio dell'anima dei suoi soggetti, l'artista squarcia il velo sottile tra il mondo "normale" e il mondo delle altrui perversioni. A cura di Claudio Composti. "Jan Saudek. L'universo in una camera" presenta un'ottantina di scatti, in bianco e nero e poi colorati a mano. Cio' che interessa il fotografo ceco, sia come autore e regista che come truccatore e talvolta scenografo, e' l'essere umano e le sue relazioni; a cura di Enrica Vigano'.


comunicato stampa

Joel Peter Witkin
A cura di Claudio Composti.

Il Comune di Milano – Assessorato alla Cultura e 24 ORE Motta Cultura, in collaborazione con Ca' di Fra' Arte Contemporanea, presentano al PAC una mostra, curata da Gianfranco Composti, dedicata a Joel Peter Witkin, fotografo e artista completo: stampa il negativo in camera oscura ma poi lo graffia, usa il collage, il colore diventando così anche pittore, scultore e performer.

In mostra circa quaranta opere vintage e opere recenti, in bianco e nero, ripercorrono il lavoro del fotografo americano che affronta tematiche forti ma quotidiane. Nato a Brooklyn nel 1939, figlio di madre italiana cattolica e padre russo ebreo, Witkin ha vissuto un fortissimo e contrastante rapporto con la Religione, Dio, il concetto di Punizione e Morte. Simbolica ed esemplare "Man Without a head" del 1993 che ritrae il cadavere di un uomo seduto su una sedia: nudo, senza testa e ai piedi un paio di calzini. L'evidente stato di morte per decapitazione e la posizione, seduto come nell'attesa del suo turno, contrastano fortemente con questi calzini neri che tuttavia diventano il punto più forte di tutta la composizione, traccia di vita che lega il cadavere ancora a questo mondo terreno. Joel Peter Witkin è riuscito a cogliere il passaggio esatto tra il "qui" e l'aldilà: un limbo forse dove, come si dice, ogni corpo morto perde 21 grammi. Il peso dell'anima?

Diversamente dalle apparenze, tuttavia, il suo è un inno alla Vita. Partendo dal buio dell'anima dei suoi soggetti, l'artista squarcia il velo sottile tra il mondo "normale" e il mondo delle altrui perversioni, che indaga con la perizia e la maniacale morbosità di un anatomopatologo d'anime costringendo chi guarda ad affrontare le peggiori paure, il proprio "lato oscuro". Risale al '56 il lavoro Freaks ("Mostri") dedicato ai personaggi del Circo di Coney Island, un mondo abitato da diversità e ombre sul quale l'artista giovanissimo vuole gettare un raggio di luce e dal quale è al contempo irrimediabilmente attratto – il suo primo rapporto sessuale fu con un transessuale del circo.

Successivamente la guerra in Vietnam, cui prese parte come reporter (1961-64), lo spinge a considerare la morte con una normalità e un'attenta perizia simile a quella di un medico chirurgo. Cade anche l'ultimo tabù: maneggiare cadaveri - corpi di persone sconosciute e mai reclamate per farne soggetti di opere d'arte. Uomini anonimi e soli i quali tornano protagonisti, in un "viaggio a ritroso" dalla morte alla vita, per un attimo. Il tempo di uno scatto, prima di affidarli all'eterno.

Come di consueto è previsto un programma di attività didattiche per i visitatori organizzate da MARTE snc con il contributo di Gruppo COOP Lombardia.

Il catalogo è di Federico Motta Editore.

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Il Comune di Milano - Assessorato alla Cultura e 24 ORE Motta Cultura presentano al PAC la mostra “Jan Saudek. L’universo in una camera” curata da Enrica Vigano'.

Sono oltre ottanta le opere esposte, in bianco e nero e poi colorate a mano: una vera e propria antologica dell’artista ceco accompagnata da un ricco catalogo, pubblicato da Federico Motta Editore, che ne presenta il lavoro al pubblico italiano.

Nato a Praga nel 1935, Jan Saudek coltiva il sogno di diventare fotografo sin dall’adolescenza, quando nel 1950 il padre gli regala una macchina fotografica, con cui ritrae per prima cosa il fratello gemello. Autodidatta, visceralmente indipendente, osteggiato dal regime comunista, per anni fotografa nella cantina di casa (quel muro umido e scrostato che fa da sfondo diventerà in seguito la sua cifra stilistica), vincendo le norme morali e le regole sociali in vigore per seguire la sua passione. Ed è attraverso la fotografia che riesce a liberare le sue indignazioni, i suoi desideri, i suoi deliri e le sue emozioni: un grido della mente, del cuore, del sesso.

Ciò che interessa a Saudek, sia come autore e regista che come truccatore e talvolta scenografo, è l'essere umano e le sue relazioni. Crea immagini che esplorano più i sogni che la realtà, sebbene fortemente caratterizzate dalla sanguigna personalità sempre espressa dalla persona ritratta e che sono contemporaneamente un pugno nello stomaco e un gioioso inno alla vita. Attraverso gli scatti in bianco e nero (che dal 1977 inizia a colorare a mano) il suo potere di trasformazione del mondo reale scava nell’animo umano. Egli crea delle fantasie teatralizzate per dire la sua verità e per renderla fuori dal tempo. I suoi nudi focalizzano, con tecnica ruvida, un erotismo grottesco e intrigante, sia nella forma che nel contenuto. Grazie all'umorismo, all'ironia, al kitsch e alla forza del desiderio che sempre si rinnova, egli instaura una visione caratterizzata tanto dal suo fervore quanto dalla sua estetica e dalla sua coerenza. Ossessionato dal tempo, dall'invecchiamento , dalla perdita della bellezza, Saudek si mette a nudo fino a far sanguinare il suo intimo. Lucido, impulsivo, eccessivo ha infuso la sua anima nelle sue opere che esprimono l'impossibilità della felicità nel segreto della famiglia umana. Creatore underground a lungo condannato alla marginalità dalle autorità, politiche e di altro genere, Saudek è ormai riconosciuto non solamente come un protagonista emblematico della sfida ceca, ma un artista da annoverare a pieno titolo nella storia della fotografia.

Come di consueto è previsto un programma di attività didattiche per i visitatori organizzate da MARTE snc con il contributo di Gruppo COOP Lombardia.

immagine: Joel Peter Witkin

Inaugurazione 27 febbraio 2008, ore 21 (su invito)

PAC Padiglione d’Arte Contemporanea
Via Palestro 14 – 20121 Milano
Orari: Lunedì 14.30 – 19.30 | Da martedì a domenica 09.30 – 19.30 | giovedì fino alle 22.30
Biglietti: Euro 6 intero; Euro 4 ridotto.

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