L'Atelier
Napoli
via Tito Angelini, 41
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Simonetta De Marinis
dal 21/2/2008 al 9/3/2008

Segnalato da

Paola Ricciardi



approfondimenti

Simonetta De Marinis



 
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21/2/2008

Simonetta De Marinis

L'Atelier, Napoli

Dalla luce all'ombra - Alchimie. Suggestioni, echi, frammenti di vita palpitante, colorata e sfuggente, questi i temi dei dipinti e delle poesie dell'artista.


comunicato stampa

“Dalla luce all’ombra è la metafora di un percorso comune alla mia produzione pittorica ed ai i frammenti scritti che l’accompagnano. La mia attenzione si appunta qui su uno scandaglio intimistico della natura, rivissuta in un modo interiore, talvolta connotato di una densa giocosità di colori, in un senso quasi panico del reale.” Suggestioni, echi, frammenti di vita palpitante, colorata e sfuggente, questi i temi dei dipinti e delle poesie di Simonetta De Marinis.

Alchimie di colori e di suoni si avvicendano rinforzandosi gli uni con gli altri, in una sorta d’incessante danza che rinvia alle radici della vita, e divengono un potente mezzo di comunicazione interiore, una comunicazione tutta giocata sul valore evocativo della materia cromatica o della parola intesa anche nella sua valenza musicale, nel suo significato analogico. La predilezione per il colore sugli altri elementi della figurazione tradizionale rimane indicativa in tal senso e si configura come una sorta di rinvio al potere creativo e tutto personale del momento artistico.

Forme che si cristallizzano in grumi di dense pennellate ad olio materializzano, su fondali evanescenti o densamente avvolti da vivide gamme cromatiche di azzurri e di rosa, dinamici volteggi di petali di fiori rivisitati in un’ottica tutta soggettiva, che si serve talora della fitta rete coloristica dell’impressionismo per dare vita ad una lettura interiore del dato di natura.

Grovigli floreali multicolori s’impongono prepotentemente all’occhio dell’osservatore emergendo talvolta in maniera piana e quasi naturale dall’atmosfera che li avvolge, e della quale paiono un’omogenea prosecuzione cromatica, manifestando una dimensione panica della natura, la stessa dimensione che si respira in alcuni dei brani poetici presentati.

Dalla pennellata alla parola scritta pare emergere un fiorire d’immagini rassicuranti, amichevoli, disarmanti nella loro accattivante e complessa semplicità. Eppure è proprio in quella complessità che si cela il volto leopardiano della natura dipinta e raccontata dall’autrice, una natura che appare enigmatica e silenziosa, come una terribile custode del segreto dell’essere.

Presenze minacciose, inquietanti, sembrano di tanto in tanto far capolino infatti nelle tele e nei versi, e deformarsi in petali rosa quasi carnivori pullulanti di materia cromatica sovrapposta da furenti pennellate oppure comporre gli scenari tempestosi di alcuni brani. E ciò mentre la lente nostalgica della memoria consente in alcuni casi di stemperare nel ricordo l’inquietudine esistenziale, spingendo l’autrice a dipingere con fluide pennellate leggeri ponti gettati su specchi d’acqua nei quali galleggiano morbide ninfee o collocati a sipario di scroscianti cascate fra sottili trame cromatiche di verdi e di azzurri.

L’autrice delinea con il verso lo stato d’animo che ispira le note evocative di una natura volutamente rivista con l’occhio del ricordo e reinterpreta, con stesure piane di toni di colore quasi pastello, paesaggi montani innevati o attraversati da ridenti corsi d’acqua. E intanto squarci di prorompente vitalità compaiono nelle plastiche pennellate dei possenti fili d’erba che si slargano nel forte tronco di una solida palma o si manifestano nella potenza di alberi colti da imprevisti bagliori luminosi.

La parola crea alchimie cromatiche d’immagini proiettate in un universo naturale incontaminato, nel quale però presto si mescolano, a suoni musicali e danze, minacciose note di morte.
Note che sembrano materializzarsi negli immaginari venti responsabili degli aggrovigliati percorsi dei filamenti nei quali si avviluppano le foglie ed i rami di deformati alberi dipinti dalla pittrice.
La quale pare evocare in più luoghi, nei suoi testi, il difficile rapporto che lega l’uomo alla natura giocato su modalità di attrazione e repulsione.

Nascono così i deformanti angoli prospettici di alcuni paesaggi marini, picchiettati da sfrangiati toni cromatici e luministici o immersi nell’ombra cupa di notturni sferzati da balenanti bagliori di fari che rappresentano l’unica salvezza per le barche trascinate dai flutti indomabili. Note dissonanti ma tutte volte a richiamare suggestioni, frammenti di vita che suggeriscono profondità insondate, oscuramente incombenti ma potentemente attraenti, e dalle quali emerge la forza di una natura indifferente all’uomo che appare sconfitto al cospetto della sua vastità. Una vastità che non comunica però quiete, ma si configura come la fase conclusiva di questo percorso simbolico dalla luce all’ombra, il percorso della vita, quello stesso percorso che si snoda nei versi nell’arco di una giornata, dal chiarore dell’alba alle ombre della notte, un percorso che rappresenta un modo di crescita ma anche di passaggio dalla vita alla morte.

L'Atelier
via Tito Angelini, 41 - Napoli
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