Serena dei balocchi. Due serie di fotografie inedite di grande formato: "in punta di piedi" realizzata nel 2006 in bianco e nero e il ciclo a colori "dal paese delle meraviglie" del 2007. L'artista ha ripreso lo sguardo di se stessa bambina annullando il distacco del tempo.
Di viaggi il tempo ce ne può offrire molti. Oggi low cost, esotici,
per riposare ed anche per fotografare, come se di immagini non ne
avessimo già abbastanza in questo mondo di cortocircuiti formali dove
tutto sta dentro una piccola schedina da processore.
Ma di viaggi “magnifici” dentro la propria memoria e soprattutto
dentro i luoghi che la sanno accogliere con la levità di un gesto
antico ne abbiamo sempre bisogno e vanno accolti come se si
sprofondasse non solo nel tempo ma nell’immaginazione.
Di Serena abbiamo seguito i primi passi, il piglio sicuro, la voglia
di pittura. Poi abbiamo apprezzato quello sguardo fotografico
avvolgente che sapeva mescolarsi col segno come se effettivamente
fossero nati assieme. In tutto ciò c’era una specie di frenesia,
come se il viaggio ed il desiderio avessero impresso un cinetismo
strano alle sue azioni.
Ora siamo ad accoglierla con la sua piccola nostalgia personale.
La nostalgia è un’attività dell’epoca matura, si vede infatti
che Serena sta crescendo a vista d’occhio, dopo la natura morta che
appartiene all’apprendistato, il viaggio al tempio che è parte
della formazione.
Lo sguardo però è sempre lo stesso. Qui è interiore. Arriva solo
pochi metri dietro la casa dove è nata.
E’ bastata una nevicata improvvisa, rovistare nella camera speciale
della sua fanciullezza, per far rotolare fuori improvvisi gli
eccitatori di un’attività solitaria che un tempo la riempiva di
piacere, dei balocchi accatastati proprio come fossero stati deposti
la sera prima al termine dei giochi.
La propria natura di fotoreporter che sta ad un metro dall’azione ha
fatto il resto. Così, “leggermente fuori fuoco”, ha ripreso lo
sguardo di se stessa bambina ma non col distacco del tempo dentro la
nebulosa di un sogno, bensi nell’agòne del gesto che dispone i
balocchi nella neve, a fianco di un piccolo ruscello dove ha imparato
a vivere la natura, nel bel mezzo di quella guerra dei sensi e del
destino di cui conserva ancora nello sguardo la magia.
Piero Cavellini
Inaugurazione sabato 1 marzo 2008
Museo ''Ken Damy'' di Fotografia Contemporanea
corso S. Agata, 22 - Brescia