La galleria propone una rassegna di artisti internazionali che utilizzano prevalentemente come mezzo espressivo la fotografia. Sono esposte opere di Nan Goldin, Andres Serrano, Douglas Gordon, Christian Marclay, Anna Gaskell, Louise Lawler.
La galleria Ugo Ferranti continua il suo viaggio nell’arte proponendo una rassegna di artisti che utilizzano come mezzo espressivo la fotografia.
Douglas Gordon considerato uno degli artisti contemporanei degli ultimi anni, esplora attraverso la sua arte quelle che sono le prerogative dell’animo umano. Tra timore e tentazione, vita e morte, divino e diabolico, peccato e innocenza, i suoi lavori vogliono essere mezzo inquisitorio sulla percezione dell’umana esistenza in tutti i suoi aspetti mutabili e contraddittori. Egli è noto come l’iniziatore di una nuova sinergia tra video installazioni e pellicole cinematografiche come testimoniato dall’opera “24 Hour Psyco” (nella quale la pellicola di A. Hitchcock viene rallentata fino a durare un giorno intero) grazie alla quale l’artista ha conquistato la fama a livello internazionale.
Louise Lawler appartiene alla generazione di artisti che dalla fine degli anni ’70 e durante gli anni ’80 hanno usato la fotografia come mezzo espressivo rinnovandone il linguaggio e introducendovi elementi di assoluta novità. Obiettivo della Lawler è stimolare l’osservatore a guardare ed interpretare le opere d’arte in modo libero, non secondo schemi consueti stabiliti. Per questo nei suoi lavori appaiono spesso opere di altri artisti. La sua ricerca fotografica indaga sull’arte e i suoi ruoli. L’artista fotografa opere d’arte mettendo in luce le modalità con le quali esse sono scelte e mostrate nei luoghi deputati alla fruizione artistica. L’analisi della relazione arte-contesto rivela aspetti cruciali ma spesso nascosti sul significato dell’arte nella società occidentale. In questo modo attraverso i suoi lavori sottolinea l’influenza del contesto sulla nostra percezione dell’oggetto artistico, interrogandosi sull’arte come privilegio e potere e sulla funzione sociale del gusto.
Andres Serrano, scardinare il confine tra normalità e perversione può significare lottare contro un’autorità sorda ai principi della tolleranza. L’impressione è che nel lavoro di Serrano persistano le motivazioni politiche che hanno segnato il suo esordio. Avvenuto al fianco del Group Material, il gruppo di artisti operante a New York che nel dicembre del 1980 organizzò una serie di eventi sul tema della alienazione, presentando oggetti d’arte, film, conferenze di accademici e contributi della gente comune. La sua immaginazione sembra tuttora attingere, in prima sostanza, ai temi sociali. Il lavoro di Serrano è estraneo al coinvolgimento fisico di alcuni performer o alla crudezza di certe istantanee. Le sue foto corrispondono a situazioni reali, ma non sono realistiche. Serrano non modifica mai il taglio originale dell’inquadratura, né manipola mai le foto dopo averle scattate. Ciascuna immagine però è costruita e i modelli sono in posa. L’evento eccezionale nel lavoro di Serrano sta nella capacità con cui l’artista trasfigura la realtà.
Anna Gaskell Tra suggestioni letterarie, cinematografiche e ossessioni personali, le nuove opere dell'artista esplorano l'idea di costruzione artificiale di un essere femminile perfetto, rivedendo in chiave contemporanea un tema caro alla letteratura "gotica". Le opere dell'artista esplorano la possibilità di controllare e determinare la propria storia. In un dialogo con fonti letterarie, la Gaskell analizza l'immagine della donna quale essere artificiale, ipotizzando la costruzione di una possibile progenitrice.
Christian Marclay arrivato a New York nel’78, inizia ad accumulare vinili acquistati per non più di un dollaro in svendite o mercatini dell’usato.
Come i pionieri dell’hip hop, Marclay difetta del rispetto dovuto alle incisioni, ma si muove diversamente: manipola la plastica con tagli, calore, materiali incollati. Lo seducono le imperfezioni, la corruzione naturale o artificiale del vinile: memento dello slittamento tra l’opera originariamente concepita e l’occorrenza specifica d’ascolto.
Nan Goldin La sua opera è inseparabile dalla sua vita, segnata dal suicidio della sorella. E’ proprio fotografando la propria famiglia che inizia il suo lavoro fotografico. In seguito rimane molto vicina all'album di famiglia sia per la tecnica che per i soggetti scelti.
Nel suo lavoro è difficile distinguere ciò che è spontaneo da ciò che è messo in posa, ciò che è costruito da quello che è colto al volo. Vi si vede il suo entourage subire il travaglio della vita: vecchiaia, amore, morte, infanzia si succedono nei pochi secondi della proiezione prima dell'immagine successiva. Questo gruppo di persone a lei vicine di cui molte sono scomparse risulta ghermito in una congiura orchestrata dalla morte. Le foto, anche se danno l'impressione di essere state rubate, non sono mai scattate con il soggetto troppo vicino all'obiettivo per risultarne sorpreso. Nan Goldin fa parte del gruppo detto dei cinque di Boston.
Immagine: Anna Gaskell
Galleria Ugo Ferranti
Vicolo dei Soldati, 25A - Roma
Orari: dal martedì al sabato 11-13/ 16-20
Ingresso libero