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Hans-Hermann Koopmann
dal 28/2/2008 al 4/4/2008
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Cinema and Art Projects




 
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28/2/2008

Hans-Hermann Koopmann

Ars arte+libri, Bergamo

2 video installazioni. La lumaca, che trapassa da un lato all'altro del video, e' come una visione costituita da polvere di marmo di Carrara: lascia una scia di sali, disseminando bianchezze nella terra della vita reale.


comunicato stampa

a cura di Mauro Zanchi

Tessendo un elogio della lentezza, Hans-Hermann KOOPMANN si affida a tutta la forza evocativa e alla pratica dell’asciugamento verbale. Cerca l’esattezza di un linguaggio essenziale, lasciando che siano tutte le sfumature del colore bianco a dipanare la forma nella sequenza delle immagini.
Il suo sguardo da biologo si sofferma su microeventi che accadono nel tempo: l’effetto della caduta di pioggia su un lastricato zuppo d’acqua, il passaggio di una lumaca sullo specchio di un pavimento bagnato, il passaggio di mucche indiane in riva al mare, le onde nella risacca.

Tutto è svolto come in un bagliore onirico, in uno spazio della memoria, in una visione fortemente sacrale. La sacralità del bianco, dunque, per indurre lo spettatore a maturare una pratica della visione dentro il grande salto delle cose essenziali. Koopmann apre al non dicibile, insegue con la lentezza il bagliore di una dimensione dentro cui brulicano sempre rinnovate “albedo”.

In “Why are you running so fast”, la lumaca, che trapassa da un lato all’altro del video, è come una visione costituita da polvere di marmo di Carrara: lascia una scia di sali, disseminando bianchezze nella terra della vita reale. “Holy cattle and the sea” è contemporaneamente sia una visione mistica di natura orientale sia un sogno di un evento reale virato al bianco, come se fossimo dentro a un respiro dettato dal tempo e dal ritmo delle onde e dallo scorrere delle vacche sacre.

Nella visione di Koopmann spicca una dimensione visionaria, una sorta di scansione da mantra, immagini derivate come da un flusso proveniente dai rovelli di veglie nelle notti non dormite in nome di una ricerca profonda nelle fessure dell’esistenza.

Il bianco scelto dal nostro artista contiene ogni altro colore, ma sa che deve sporcarsi attraverso la vita per potersi sposare a quell’ombra che dà rilievo a ogni contorno, altrimenti invisibile nell’abbaglio dei biancori.

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