La mostra presenta circa 30 monotipi e una decina di dipinti e documenta, attraverso il paesaggio, la figura e la natura morta, le diverse fasi espressive dell'artista dal 1952 ad oggi.
La mostra presenta circa trenta monotipi e una decina di dipinti e documenta, attraverso il paesaggio, la figura e la natura morta, le diverse fasi espressive dell'artista dal 1952 ad oggi.
Sabato 15 marzo dalle 16 alle 17,30
Cos'è un monotipo? Laboratorio/dimostrazione a cura del pittore Claudio Spattini
Il laboratorio sarà preceduto da una breve visita guidata condotta da Nadia Raimondi, curatrice della mostra.
Claudio Spattini nasce a Modena nel 1922. Dal 1953 si trasferisce a Parma dove ancora oggi dipinge. Dopo aver frequentato l'Istituto d'Arte Venturi di Modena, si diploma all'Accademia di Bologna, seguendo i corsi di Guidi e Morandi. Le sue opere sono esposte alla Galleria d'Arte Moderna di Firenze e di Parma. Nel 1996, viene proclamato Membro Effettivo dell'Accademia Nazionale di Belle Arti di Parma.
Il monotipo: storia e tecnica
L'invenzione del monotipo viene attribuita al pittore e incisore genovese Giovanni Benedetto Castiglione (1609 – 1665), detto Grechetto, che sperimenta questa tecnica, dall'elevato potenziale espressivo, ottenendo interessanti risultati. Dal 1660, data dell'ultimo monotipo di Castiglione, questo procedimento sembra non avere seguito finché, nella seconda metà dell'Ottocento, il pittore francese Edgar Degas, tra il 1870 e il 1880, rielabora questa tecnica producendo circa 400 opere di grande qualità. I monotipi di Degas, esposti in parte nella mostra Degas Monotypes tenutasi nel 1968 al Fogg Art Museum di Cambridge, Massachusettes, riscossero grande successo, destando l'interesse della critica e di diversi artisti che si cimentarono in questa arte, diffondendola in America e in Europa. Negli ultimi vent'anni il monotipo viene utilizzato dai più grandi artisti contemporanei stranieri e italiani come Sam Francis, Jasper Johns, Sean Scully, Emilio Vedova, Mimmo Paladino, che, lavorando in laboratori sempre più attrezzati, si misurano costantemente con nuovi procedimenti raggiungendo esiti espressivi sempre più significativi.
La monotipia, a partire dagli anni Quaranta, si afferma anche tra gli artisti modenesi; Vecchiati, Spattini, Venturelli, Magelli, solo per citarne alcuni, sperimentano questa nuova tecnica ottenendo risultati così originali da essere presentati con grande successo, come nel caso di Vecchiati, in manifestazioni prestigiose come la Biennale di Venezia. Spattini, riprendendo i moduli e i temi tipici della sua pittura - il paesaggio, la figura, la natura morta-, mostra nei monotipi una pienezza e una forza cromatica paragonabile a quella delle opere pittoriche; le composizioni si caratterizzano per sintesi spaziale, volumi essenziali e grande sobrietà, raggiungendo mirabili esiti sperimentali, come negli effetti di sgranatura materica.
La tecnica prevede operazioni complesse che ogni artista arricchisce sperimentando proprie soluzioni e utilizzando materiali che producono risultati espressivi unici e personalizzati. Claudio Spattini, per esempio, versa colla di pesce, fatta sciogliere a bagnomaria, su una lastra provvista di un bordo di circa un centimetro e, dopo averla lasciata raffreddare e solidificare, dipinge – sulla superficie- con pennelli e inchiostri tipografici. Quando l'opera è terminata, dopo aver studiato l'inquadratura migliore, appoggia il foglio sul dipinto premendolo con la mano, così che, l'immagine realizzata direttamente sulla lastra, resti ben impressa sul supporto. Per ottenere l'originale effetto “a bollicine” presente in alcuni suoi monotipi, lascia cadere, sul dipinto, con grande precisione e premeditazione gocce di olio o di colla vinavil in modo che l'inchiostro, in quei punti, non venga assorbito; a volte per esprimere nuove suggestioni e creare volumetrie più morbide, stende il colore con tamponi di carta o di stoffa.
Questa tecnica presuppone fantasia, grande padronanza del segno, immediatezza gestuale e nessun ripensamento, ma anche notevole capacità di premeditare e preordinare, almeno in parte, il risultato che, a volte, si presenta come un imprevedibile frutto del caso. Molto spesso il pubblico confonde la monotipia con i diversi sistemi di riproduzione multipla, in realtà i monotipi sono stampe in esemplare unico, che richiedono una collaudata perizia tecnica.
Per saperne di più:
A. Battistoni,Tecniche dell'incisione, Vicenza 1973
S. Guardì, Stampa originale e riproduzione fotomeccanica, Bologna 1984
“Monotipo”, “Microsoft@Encarta@Enciclopedia Online 2007
M.T. Benedetti (a cura di), Degas. Classico e moderno, catalogo della mostra, Roma 2004.
Museo Civico d'Arte
Palazzo dei Musei, v.le Vittorio Veneto, 5 - Modena
orari:da martedì a venerdì 9-12
sabato, domenica e festivi 10-13 e 15-18
chiuso i lunedì non festivi
ingresso libero