Quindici bassorilievi di Fausto Melotti, sei dipinti del Quattrocento toscano e una predella umbra di Pietro di Mazzaforte. In occasione del centenario della nascita di Fausto Melotti (1901-1986), un progetto del tutto inedito che la lo scopo di verificare l'unità tra le arti attraverso un confronto tra i bassorilievi di Melotti e i dipinti del Quattrocento. L'iniziativa ha lo scopo di proporre, secondo un'espressione cara a Melotti, 'lo sposalizio delle arti'. L'esposizione si svolge in due tappe: a Milano e Londra.
Quindici bassorilievi di Fausto Melotti, sei dipinti del Quattrocento toscano e una predella umbra di Pietro di Mazzaforte
a cura di Antonella Commellato, Alberto Fiz e Marco Voena.
Due tappe a Milano e Londra
In occasione del centenario della nascita di Fausto Melotti (1901-1986), la Compagnia di Belle Arti di Milano, in collaborazione con l'Archivio Fausto Melotti, celebra il grande artista con un progetto del tutto inedito che la lo scopo di verificare l'unità tra le arti attraverso un confronto tra i bassorilievi di Melotti e i dipinti del Quattrocento.
La mostra, che s'inaugura nella sede della galleria milanese mercoledì 5 dicembre per rimanere aperta sino al 3 febbraio 2002, successivamente si trasferirà a Londra, nella sede della Dover Street Gallery, dove verrà presentata dal 14 febbraio al 31 marzo 2002.
L'iniziativa ha lo scopo di proporre, secondo un'espressione cara a Melotti, "lo sposalizio delle arti", che si attua in questo caso attraverso un dialogo ideale tra i bassorilievi dell'artista, realizzati lungo un arco di tempo che va dal 1935 al 1984 e i rari dipinti antichi di scuola toscana e umbra che ritornano in Italia per l'occasione dopo essere stati per lungo tempo all'estero.
"Con questa mostra desidero proseguire nel progetto iniziato nel 1998 con la mostra Fontana e i fondi oro dimostrando l'aspetto fondamentalmente unitario della ricerca estetica al di là delle ovvie differenze che separano antico e moderno.
Sono lieto di proseguire quest'indagine proprio con Melotti presentandolo a Milano nell'anno del centenario della nascita", spiega Marco Voena che gestisce la galleria milanese.
L'esposizione presenta 15 bassorilievi di Melotti, per la maggior parte mai esposti al pubblico, da cui emerge l'assoluta novità linguistica di opere che prendono spunto da un passato remotissimo per giungere ad una sintesi formale in cui i segni sono in grado di generare lo spazio e di modificarlo.
Del resto, già nel Quattrocento, come ha sottolineato Andrea De Marchi, la lamina dorata dei dipinti su tavola diventa diaframma mentale dello spazio illuso della figurazione e con questo interagisce in modi via via diversi.
Così, risulta sorprendente il sottile filo rosso che unisce i bassorilievi, vere e proprie sculture a parete, con le predelle del Quattrocento: nel medesimo contesto si può ammirare l'opera cardine Scultura n.23 del 1935 con il Compianto sul Cristo morto di Spinello Aretino, il maestro che apre la strada al gotico internazionale.
O trovarsi di fronte alla relazione tra La famiglia del boscaiolo, uno straordinario bassorilievo realizzato da Melotti nel 1979 con Natività di Sano di Pietro, il dipinto appartenuto alla famosa collezionista Barbara Piasecka Johnson che ha creato di recente un museo a Montecarlo.
L'opera di Sano di Pietro, insieme a quelle degli altri maestri senesi presenti in mostra, come Bartolo di Fredi, Matteo di Giovanni, Pietro di Francesco Orioli, è stata esposta nel 1988 in occasione della celebre rassegna al Metropolitan Museum of Art di New York Painting in Renaissance. Siena 1420-1500.
"Melotti aspira a un ordine e un'armonia suprema e questo emerge con chiarezza dai bassorilievi in mostra che rappresentano la parte più intima e segreta della sua produzione.
Sono opere ancora in parte da scoprire che rivelano l'alto grado di invenzione, come appare chiaro dall'idea di concepire, sin dagli anni Trenta, una scultura da appendere alla parete.
Del tutto innovativo è anche l'uso del monocromo e dei materiali poveri che caratterizzano i bassorilievi", spiegano Antonella Commellato e Alberto Fiz.
"In Giotto, Piero della Francesca, Raffaello, Leonardo il segno non dice né suggerisce, rivela", afferma Melotti in uno dei suoi Aforismi dimostrando la sua vicinanza ai maestri classici.
Tale desiderio di rivelare l'essenza delle cose, emerge anche da un'altra opera esposta in mostra, San Gerolamo perdona i ladri per il furto dell'asino di Zanobi di Macchiavelli, allievo di Beato Angelico.
Il riferimento a Beato Angelico ricorda un pensiero di Melotti profondamente attuale espresso nel suo libro Linee del 1975: "Il gusto dell'epoca nella quale viviamo, indeterminato in tutte le direzioni è la complessa summa d'infinite epoche e nel suo seno trovano rifugio Marcel Duchamp e il Beato Angelico".
La mostra, dunque, rappresenta la degna occasione, da parte di un operatore privato, di celebrare il centenario della nascita di Melotti, l'Acrobata Invisibile, come l'aveva definito Italo Calvino.
"La mia seconda nascita è a Firenze", era solito dire Melotti ricordando i suoi debiti rispetto all'arte rinascimentale.
A Firenze l'artista ha vissuto durante gli anni dell'adolescenza, dal 1914 al 1918, e proprio qui avrebbe voluto essere seppellito.
Un desiderio in parte esaudito e la sua tomba si trova nel cimitero di San Felice a Ema, un piccolo paesino nei pressi del capoluogo toscano dove riposa anche Eugenio Montale.
Catalogo: Artema
Ufficio stampa:
Cristina Pariset; tel. 02.4812584; fax 02.4812486
e.mail pariset@planet.it
Inaugurazione: mercoledì 5 dicembre ore 18.30
Orario: da lunedì a venerdì: 11-13 e 15-19;
sabato:11-13 e 15-19 (citofonare)
Periodo:
Milano 6 dicembre 2001- 31 gennaio 2002
Londra 15 febbraio - 31 marzo 2002
Sedi:
Compagnia di Belle Arti,
Palazzo Brivio, via Olmetto 17, Milano;
tel. 02 8056179 fax 02 8055577
Dover Street Gallery,
13 Dover Street, W1S 4LN Londra;
tel. 0044 207 4091540 fax 0044 207 4091565;
e.mail: dirobilant@doverstreetgallery.com