Come fa notare Philippe Daverio, gli strappi nei fondi delle sue tele, le graffiature, le rotture del contesto sono gesti che gia' aveva intuito e praticato Mario Sironi. Ma Samori' non lo vuole celebrare, solo mostrare con immediata efficacia l'esaltazione del corpo, un corpo senza complessi di bruttura, concetto che e' stato per piu' di cent'anni un tabu' del modernismo.
La Galleria del Tasso ospiterà dal 12 marzo fino a fine aprile la mostra di Nicola Samorì.
L’artista è apparso sulla scena bolognese alcuni anni fa, proprio all’inizio del nostro secolo “incerto”.
Come scrive Philippe Daverio “Nicola Samorì ebbe la fortuna di nascere dopo il dibattito che aveva riscaldato il retrobottega delle gallerie. Ha dato vita alla sua poetica senza ipoteche di partenza, con una franchezza schietta nella quale si è riversata gran parte della contorsione piena di aspettative che caratterizza la sua generazione. Ha affrontato la questione pittorica senza remore, con naturalezza. E così facendo si è trovato a non copiare nessuno, a non emulare nessuno, a non citare nessuno. Si è posto quasi con naturalezza in una scia della lingua visiva che lo collega alle radici della storia del secolo ventesimo per traghettare nel secolo nostro una esperienza che al mondo ha pochissimi in grado di esserle a pari.”
Come fa notare Philippe Daverio, gli strappi nei fondi delle sue tele, le graffiature, le rotture del contesto sono gesti che già aveva intuito e praticato Mario Sironi. Ma Samorì non lo vuole celebrare, solo mostrare con immediata efficacia l’esaltazione del corpo, un corpo senza complessi di bruttura, concetto che è stato per più di cent’anni un tabù del modernismo.
Immagine: Siliqua, 2008, tecnica mista su carta, cm 50 x 50
Ufficio stampa: Antonella Asnaghi & Associati
Via Giacomo Leopardi, 14, 20123 Milano 02 48008294, fax 02 43916618 sinergie@asnaghiassociati.it
Inaugurazione mercoledì 12 marzo
Galleria del Tasso
via San Tomaso 72 Bergamo