Marco Bacci
Manuela Balint
Tiziana Bolfe
Cecilia Bronzini
Eva Cenghiaro
Elisa Strinna
Valentina Ciarapica
Maria Teresa Dal Bo
Chiara Di Stefano
Greta Zamboni
Andrea Galiazzo
Riccardo Giacconi
Gabriella Guida
Valentina Lucio
Giulio Squillacciotti
Charles Hernavel
Chiara Ioli
Enrico Turello
Ivana Ivanova
Gianandrea Poletta
Caterina Rossato
Fabrizio Sartori
Diego Tonus
Daniele Zoico
Angela Vettese
Cornelia Lauf
Sono esposte circa 20 opere: fotografia, video, installazione, performance, scultura oggettuale. La diversita' dei mezzi corrisponde alla voluta apertura ad ogni tecnica da parte della scuola da cui provengono: il Corso di Laurea Specialistica in Progettazione e Produzione delle Arti Visive (Clasav) della Facolta' Design e Arti, Universita' Iuav di Venezia. Mostra a cura di Angela Vettese e Cornelia Lauf.
a cura di Angela Vettese e Cornelia Lauf
Si apre a Roma venerdì 14 marzo la mostra IUAV al MAXXI studenti di Arti Visive da Venezia a Roma. Saranno esposte circa venti opere di natura diversa: fotografia, video, installazione, performance, scultura oggettuale. La diversità dei mezzi corrisponde alla voluta apertura a ogni tecnica da parte della scuola da cui provengono, il Corso di Laurea Specialistica in Progettazione e Produzione delle Arti Visive (Clasav) della Facoltà Design e Arti, Università Iuav di Venezia.
Nato nel 2001, è riuscito a far convergere alcuni tra i migliori teorici dell'arte e di discipline vicine. La Fondazione di Venezia ha ritenuto, nel 2007, di intervenire a sostenerlo istituendo tra l'altro una cattedra "Fondazione di Venezia" ricoperta attualmente dal direttore del corso, Angela Vettese. La mostra stessa nasce sotto gli auspici della Fondazione di Venezia e della Fondazione Alti Studi Sull'Arte.
Oltre ai corsi di docenti di ruolo quali Giorgio Agamben, Marco De Michelis (preside), Paolo Fabbri, Paolo Legrenzi, Patrizia Magli, Franco Rella, Pierluigi Sacco, gli studenti hanno potuto seguire corsi trimestrali (non quindi una semplice lezione e via, ma veri laboratori che quasi sempre terminano con una mostra e sovente anche con una piccola pubblicazione), con artisti e teorici assunti a contratto quali Stefano Arienti, Mario Airò, Carlos Basualdo, Francesco Bonami, Maja Bajevic, Lewis Baltz, Nicolas Bourriaud, Tania Bruguera, Olafur Eliasson, Guido Guidi, Mona Hatoum, Rene Gabri, Alberto Garutti, Runa Islam,Cornelia Lauf, Armin Linke, Joseph Kosuth, Antoni Muntadas, Hans Ulrich Obrist, Lucy e Jorge Orta, Giulio Paolini, Cesare Pietroiusti, Marietica Potrc, Pierre Rosenberg, Remo Salvadori, Stalker, Lewis Baltz, Tobias Rehberger, Rirkrit Tiravanija, Grazia Toderi, Gilberto Zorio.
Alla fine dei workshop ciascun docente trasforma di solito l'esperienza collettiva in un libro o in una mostra presso sedi prestigiose e diverse: tra queste Villa Manin a Passariano, Centro Viafarini a Milano, Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia, Museo d'arte Moderna di Lubiana e persino allo stadio Meazza di Milano. Nel 2003 il Clasav ha organizzato una mostra nel contesto della Biennale di Venezia cui hanno partecipato studenti del corso e di numerose altre scuole internazionali.
Lo studente pur all'interno di una struttura, non è in una scuola "formato acquario" ma è proteso verso il mondo dell'arte "vero". La presenza al MAXXI, è un ulteriore momento, forse il più impegnativo, del tentativo di portare all'esterno la vita interna di una scuola nuova.
La rassegna è stata realizzata in seguito a un bando con successiva selezione.
Presentazione delle opere
Marco Bacci
Happy Burning, 2007
Scultura di candeline di cera e video tratto da performance
Happy Burning mantiene in sé alcune caratteristiche dei miei lavori precedenti: costruiti con materiali comuni, raccontano una parte della nostra quotidianità attraverso le nostre abitudini. L’opera è nata durante il laboratorio dell’artista Cesare Pietroiusti, dove il tema richiedeva di eseguire un lavoro
sul paradosso.
L’installazione presentata è costituita di due parti, una scultorea e una video, autonome fra loro,
ma in questo caso riunite per coinvolgere maggiormente i sensi dello spettatore, in particolare il sistema olfattivo e visivo.
La scultura è composta da una torta di compleanno di 1500 candeline rosa e azzurre aromatizzate
alla vaniglia. Il video mostra una torta uguale a quella esposta, con le candeline accese, ricreando
in questo modo la ritualità del compleanno: il trascorrere del tempo, l’aggiunta ogni anno di una candelina in più da spegnere come buon auspicio.
Nel video le candeline non vengono spente e non viene espresso nessun desiderio. Quando
le fiamme l’hanno quasi consumata, da queste stesse la torta comincia a ricostruirsi, negando così
al tempo di trascorrere. Quello del compimento degli anni è un momento di festeggiamento e di buoni propositi per il futuro, ma è anche la testimonianza un po’ malinconica del tempo che passa
e che non può essere fermato.
In Happy Burning c’è la volontà, come nei lavori precedenti, di sollecitare il sistema olfattivo come mezzo
per riportare in superficie i nostri ricordi. Il leggero aroma alla vaniglia vuole avvicinare lo spettatore all’opera ed aiutarlo a confrontarsi con le proprie sensazioni: in questo modo una persona può dialogare con essa e arricchirla con le proprie esperienze.
Manuela Balint
Ritam, 2007
Videoanimazione
“Io sono l’unico spettatore di questa strada;
se smettessi di vederla morirebbe”.
Jorge Louis Borges
Ritam (“ritmo” in croato) apre lo spazio alla visione di una città anonima nella quale continuamente crescono nuovi edifici. Ci troviamo all’interno di un progetto architettonico del futuro, freddo e sterile, caratteristiche accentuate dalla non/presenza dell’uomo. Siamo abituati a vedere gesti - come quello del disegnare - e luoghi - soprattutto di grandi città - accompagnati dalla rappresentazione della figura dell’essere umano, ma in questo caso possiamo soltanto udire la sua presenza attraverso le voci
e i rumori del quotidiano esterno. In questa storia però, il suono abbinato a questa immagine ci dà
la sensazione soltanto di un ricordo del passato.
La città è popolata da edifici che crescono meccanicamente, con un ritmo ripetitivo, diventando così
un gesto instancabile del costruire, del disegnare, che nulla può fermare.
Tiziana Bolfe
Cecilia Bronzini
Handmade in Italy, 2007
Oggetti e libro d’artista
Ciò che ci ha spinte a investire sul progetto handmade in Italy è la passione comune per l’arte
e l’allestimento d’interni, che ci ha portate a far dialogare due sfere di nostro interesse, quanto mai vicine oggi.
Seguendo il DIY Project abbiamo tentato di dar spazio alla nostra creatività: se “il buon Dio alberga
nel dettaglio” (Aby Warburg), allora è proprio da questo che ha preso avvio la nostra ricerca, attraverso schizzi e immagini che hanno dato forma e contenuto al nostro progetto.
Una volta scelto l’ambiente, spoglio e disadorno, lo abbiamo connotato di oggetti di design appariscenti
ma capaci di esprimere il gusto, lo stile italiano; questi però si possono ricostruire attraverso le nostre istruzioni, con materiali semplici, di scarto o d’uso quotidiano.
Spazio come luogo che si apre a molteplici possibilità d’uso: ogni singolo complemento d’arredo
è inteso come un ospite discreto dello spazio medesimo, oggetto che è lì proprio per offrirsi totalmente
alla percezione e all’uso del soggetto che lo possiede.
Spazio come abito, veste formale che si compone e ricompone dei suoi accessori più rari, perché
tali restano con semplicità, leggerezza e particolarità. In virtù di ciò anche il nostro libretto d’istruzioni
si compone come un piccolo manufatto, creato con l’intento di far percepire a chi lo prende in mano
la qualità e il valore dei materiali usati.
Eva Cenghiaro
Elisa Strinna
Wood Songs, 2007
Installazione con disco di legno, giradischi
Wood Songs nasce da una riflessione sul materiale che rappresenta intrinsecamente la naturalità,
e allo stesso tempo viene manipolato dall’uomo per i propri fabbisogni quotidiani. Il legno infatti è prodotto
dalla pianta come elemento strutturale e per le sue peculiarità di robustezza e resistenza è stato
un importante materiale di costruzione fin dalle origini dell’umanità.
Il suo utilizzo quotidiano e consueto tramite procedimenti ormai sempre più industrializzati, ci ha portato spesso a sottovalutare o a non percepire profondamente quali siano la sua storia o le sue origini.
Ogni albero invece ha una storia da raccontare. Il suo processo vitale, le esperienze tracciate visibilmente durante la sua crescita, il suo luogo originario, i procedimenti che hanno reso possibile il suo arrivo fino
a noi.
Sono tutte tappe di un percorso di cui dovremmo poter assumere maggiore consapevolezza.
L’idea di cercare di dare voce a questo racconto, di rendere percepibile ogni sfumatura e ogni varietà d’esperienza, si è concretizzata nella realizzazione di Wood Songs, una sorta di raccolta di “brani” musicali,
un archivio di dischi incisi dalla natura sulla materia stessa.
Valentina Ciarapica
Postazione di controllo, 2007
Videoinstallazione
Postazione di controllo, 2007 è un lavoro site-specific relativo allo spazio pubblico e in particolar modo
al senso di disagio che opprime il cittadino nell’occuparlo. La paura dello spazio circostante ci costringe
a desiderare maggior controllo su noi stessi e sugli altri, anche se in realtà tale paura non è che indirizzata
verso alcuni aspetti a scapito di altri. La video-sorveglianza è solo uno dei risultati più evidenti di questo
fenomeno: esso come gli altri induce il cittadino a instaurare con lo spazio circostante un rapporto
del tutto spersonalizzato e denaturalizzato. Attraverso un confronto serrato tra due realtà, quella conosciuta
della videosoveglianza, e quella ignota relativa a tutto ciò che non è controllato (e che in realtà dovrebbe esserlo), il nostro fine è quello di restituire al cittadino il proprio legittimo spazio, in modo
da ristabilire con esso quel rapporto di appartenenza e reciprocità oggi perduto.
Maria Teresa Dal Bo
www.donna.uomo, 2007
Video
Il corpo si pone come dispositivo importante nella determinazione della propria identità, mascherata
o autentica, astratta/ideale o concreta/reale nel confondere, cancellare, superare, nascondere
o evidenziare i limiti culturali/naturali tra uomo e donna. Ci vuole un terzo altro che superi il mito dell’androgino, realizzato dall’incastro e dalla relazione delle differenze tra le persone.
Il video raccoglie frammenti di storie di donne e uomini e pone una situazione di contrasto tra stereotipi
e convinzioni personali sull’identità femminile e maschile che interagiscono e si influenzano reciprocamente.
Tutto ciò si confronta con lo spazio pubblico della città proposto nelle vetrine in cui ci si confonde, riconosce, scontra.
Nel blog http://differenzedonneuomini.blogspot.com, il contro-dispositivo si propone nello spazio pubblico del web per la relazione tra le persone nella loro dimensione privata, al fine di creare nuove soggettivazioni.
Chiara Di Stefano
Greta Zamboni
Pre_Essenze
Progetto curatoriale
Il lavoro vuole sottolineare il paradosso dell’artista all’interno del sistema dell’arte e in particolare
il ruolo del curatore come “inventore” dell’artista stesso. In un periodo in cui l’arte è fatta dai curatori, più che dagli artisti, ci siamo domandate fino a che punto si potesse spingere questo meccanismo, approdando alla creazione dell’Artista Inesistente, che vive proprio grazie alla legittimazione data
dal parlare di lui e della sua opera.
L’Artista Inesistente non produce nulla, le sue opere sono inesistenti, eppure piene, in sé, della potenza
della loro non essenza in linea con le filosofie orientali in cui il vuoto è immaginato come complementare
e creatore del pieno e in accordo con molti artisti che sul vuoto e con il vuoto hanno lavorato. L’intervista a margine del concept book vuole essere un omaggio a Carla Lonzi ma anche una lucida riflessione sulla costruzione fittizia dell’artista personaggio.
NOTA: vista la natura particolare del libro d’artista/catalogo abbiamo deciso di non selezionare alcuna immagine. Dal momento che l’Artista Inesistente non produce nulla, una pagina bianca rappresenta alla perfezione la sua opera.
Andrea Galiazzo
Missing, 2008
Pietra incisa
Una pietra trovata, a forma di cornice, su cui è stata incisa la parola “missing”.
Riccardo Giacconi
In Thin Air, 2008
Installazione sonora
Ciascuna sorgente sonora di cui si compone il lavoro riproduce un suono sordo, basso, non avvertibile immediatamente. Tali caratteristiche sono comuni a quelle dei *rumori di fondo* prodotti negli ambienti comuni della vita quotidiana: frigoriferi, impianti di condizionamento e di aerazione, motori.
Gabriella Guida
Valentina Lucio
Giulio Squillacciotti
Garitta!Karavla!, 2007
Progetto curatoriale
Garitta!Karavla! è un progetto che propone di ripensare il confine attraverso l’arte, nel momento
in cui la frontiera viene eliminata. Artisti internazionali saranno chiamati a lavorare sulle garitte dei confini agricoli, disseminate lungo i sentieri del Carso, con degli interventi che faranno vivere il confine
in un modo nuovo, non eliminandolo, ma superandolo. L’itinerario tracciato dagli interventi inviterà
la comunità a camminare sul confine e a portare avanti una riflessione su di esso.
Charles Hernavel
Ciò che è, 2007
Due fotografie tratte da performance di public art
La mia pratica plastica si pone sulla base dell’installazione in situ, proponendo un’altra percezione dell’ambiente in cui viviamo, ed interpretando in maniera poetica le nozioni di tempo e di spazio.
Cerco una coerenza tra lo spazio di cui mi riapproprio, la durata dell’intervento, ed i materiali utilizzati
per la realizzazione del lavoro.
Il progetto “Ciò che è” si è sviluppato durante il laboratorio di Antoni Muntadas (Ott. - Dic. 2007),
che trattava la nozione limiti. “Ciò che è” ha per obiettivo di trattare dei limiti della percezione visiva. Per questo, mi sono interessato a uno degli aspetti rappresentativi della città di Venezia: gli stendi panni, riappropriandomi di due di questi per sospendere un lenzuolo bianco su cui è scritto - con una pittura fosforescente (visibile solo nel buio) - questo estratto dal filosofo francese Georges Bataille, (1897-1962).
“Alla fine di tutto mi metto in gioco, resto sospeso, denudato, in una solitudine definitiva: davanti all’impenetrabile semplicità di ciò che è, il fondo dei mondi aperto, ciò che vedo e che non so non
ha più senso, non ha più limiti, e non mi fermerò prima di essere avanzato il più lontano che io possa”.
Quindi, nel contesto dell’installazione e nel gioco visuale che metto in scena, l’aspetto finale di questo lavoro è il rapporto tra due fotografie. Nella prima, presa di giorno come se il tessuto fosse appena uscito della lavatrice, riprendo un gesto del quotidiano - fenomeno corrente della nozione del reale - mentre
nella seconda foto, presa durante la notte, il buio rende visibile il testo già presente.
La luce nasconde il testo, e il buio lo rivela. Si crea così un paradosso nel fatto che la luce sia il materiale
di perdita, ed il buio quello del rivelamento. L’occhio umano si abitua troppo a molti fenomeni del reale
e quello che mi interessa è di interrogare la nostra percezione dell’ambiente: di ciò che vediamo
e che sottovalutiamo. “Ciò che è”, ciò che vediamo e che non sappiamo non ha più senso, non ha
più limiti”. Il gioco perpetuo del visibile e dell’invisibile, l’esperienza dei nostri propri limiti visivi e mentali.
Confrontarsi con la semplicità del reale, prendere coscienza del confine tra sé e l’ambiente della strada,
tra l’occhio e uno schermo di tessuto. Tutto che è anche il suo altro, il suo invisibile. Questo è un quesito percettivo, oppure un modo di anticipare la realtà, o di approcciare i suoi limiti.
Vedere, capire, sapere, potere....
Chiara Ioli
Enrico Turello
Roma 19/10/2007, 2007
Video
“Lo scomodo e insidioso argomento della comunicazione è affrontato da due non artisti con attenzione e ironia, ponendo l’attenzione sul tema della manipolazione dell’informazione.
Mistificando di volta in volta la notizia fino a confondere il vero autore del gesto in un continuo rispondersi di differenti informazioni e reazioni, il video/opera si svolge come una para-narrazione dell’evento. Parola e immagine, realtà e finzione si rincorrono continuamente nel lavoro di Chiara Ioli ed Enrico Turello, ponendosi come specchio di quella realtà mediatica nella quale siamo immersi e dalla quale sembra non esistere alcuna via di fuga apparente”.
(Chiara Di Stefano)
“Quello della comunicazione è un ambito in cui la distanza tra l’accaduto e le relative descrizioni
e reazioni si trova a essere rinnovata sotto nuove forme: il carattere di convenzionalità del linguaggio non è di per se garanzia di un’intesa avulsa da possibilità di fraintendimento. L’oggetto di questo lavoro
è tale distanza, che mentre varia continuamente i significati dati al fatto, lo dota anche di un sempre maggiore potere di significazione, rendendolo vivo.
Anche qualora non esistesse.”
(Chiara Ioli)
Ivana Ivanova
Un giorno in una panchina, 2005
Collage fotografico
Questo progetto è stato realizzato in una piccola città della Slovacchia, Poprad, nel 2005. In quel luogo
le persone trascorrono il tempo libero stando seduti in panchina, mangiando gelato e “guardando
i raggi del sole”. Questa è una storia documentaria che le riguarda. Nonostante siano molto simili
in apparenza, hanno davvero caratteri differenti, diversi sogni e comportamenti. Qui c’è una cosa
che li tiene insieme, la panchina, che piace a tutti e attraverso cui si comunica.
Chi è “lei”, chi sono “loro”?
Gianandrea Poletta
Equivalenti, 2007
Fotografie tratte da internet
Immagini tratte da internet, “Equivalenti” sono fotografie da satellite che riprendono il pianeta Terra
di notte. Per mezzo dell’ingrandimento e del taglio operati, esse perdono la loro relazione immediata con il suolo e si rovesciano verso il cielo. L’inquinamento luminoso quindi, per mezzo dell’esposizione fotografica e dell’intervento artistico, diventa paradossalmente immagine di quei cieli stellati che proprio per effetto dell’illuminazione a terra è impossibile contemplare dal vivo.
Il lavoro inoltre, attraverso il titolo e il riferimento all’opera di Stieglitz, vuole riflettere sul senso della fotografia
in un momento storico come il nostro, in cui l’intera superficie terrestre viene quotidianamente ripresa, archiviata ed esposta.
Caterina Rossato
Micromondi. valigette per l’altrove 2007
Assemblages realizzati da amici
Tutti abbiamo bisogno di altrove, di un luogo magico, lontano, conciliante, dove prendere fiato, chiudere gli occhi, pregare, dove sentirci in pace senza prodigarci in tutti i modi per dare un senso
a questa esistenza.
Chiedo a un gruppo di persone che conosco di costruire per me una piccola abitazione in miniatura
di cui indico solo la misura della porta. Raccolgo le microabitazioni e le metto in valigette che porto
con me durante i miei viaggi: ogni volta che raggiungo una destinazione tolgo le casette dalle valigie
e le fotografo nel paesaggio.
Spedisco le fotografie ai proprietari delle microabitazioni come cartoline postali o tramite posta elettronica.
Così parto con un micromondo nella valigia, torno con altri microvillaggi, unisco il mio bisogno di altrove al mio bisogno di non lasciare gli affetti che ho qui, creo una microrealtà parallela a cui pensare
con leggerezza prima di chiudere gli occhi la sera.
Fabrizio Sartori
Personal Trainer, 2007
Collage
L’installazione è una mappa in cui la rappresentazione geografica si innesta su quella citologica
e viceversa: è la visione del Personal Trainer, osservatore supremo delle nostre identità frammentate. Il Personal Trainer ci osserva e vede ciò che a occhio nudo noi non potremmo
mai cogliere: egli può “zoomare” sulle nostre identità, dall’elemento minimamente costitutivo della vita (la cellula), fino al confine geografico-politico cui siamo sottoposti.
Diego Tonus
Fissare uno spigolo in due anni e mezzo, 2008
Chiodo e muro
Abitare un angolo per accorgersi
dell’universo screpolato nel muro.
Daniele Zoico
Per meta Luglio 2007/2008, 2008
Installazione
La provocazione di presentare una collaborazione con un artista che non esiste, o meglio,
con una persona che ancora non esiste, per la precisione, che esiste ma nella sua accezione fetale, è fondamentale per questo lavoro. L’intera operazione è, infatti, una collaborazione tra due artisti: senza l’esistenza di questo futuro neonato, appunto, l’intera opera non sarebbe discesa dalla sua dimensione iperuranica. Il work in progress vuole seguire il periodo che precede la messa in luce di un bimbo, di cui ormai il sesso sembra essere definito. In particolar modo
di un mio futuro nipote. L’installazione si compone di un foglio di plexiglass appeso al soffitto
sopra il quale vi è un testo, stampato su pellicola trasparente adesiva. Sopra il plexiglass è fissata
una cornice di legno, che contiene una stampa su pellicola trasparente dell’ecografia più recente,
stampata a dimensioni reali; dietro il plexiglass, sullo sfondo, saranno appesi, a rotazione,
degli indumenti fatti a mano dall’artista. Indumenti per bimbi, quali scarpine, cuffiette. L’immagine dell’ecografia è destinata a superare per grandezza quella del testo, fino a renderlo quasi illeggibile. Il testo sarà comunque fruibile per intero, nello spazio espositivo in un foglio
di sala. Il plexiglass sarà appeso al soffitto, scendendo con del filo di nylon ad altezza occhi,
con uno spazio di una ventina di centimetri dal muro. Gli indumenti occuperanno questo spazio,
appesi sempre al soffitto con del nylon, ma su di un piano differente, dietro al plexiglass appunto.
Immagine: Tiziana Bolfe e Cecilia Bronzini, handmade in Italy 2007
Catalogo Charta
Ufficio Stampa mostra: Studio Pesci di Federico Palazzoli
Via San Vitale 27, 40125 Bologna
Tel. +39 051 269267 – Fax +39 051 2960748 info@studiopesci.it
Ufficio stampa MAXXI_PARC: Beatrice Fabbretti
+39 335 64.19.189; beafabbretti@hotmail.com
Conferenza stampa venerdì 14 marzo 2008, ore 12.00
Inaugurazione ore 18.00
Maxxi – Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo
Via Guido Reni 2 f, 00196 Roma
martedì - domenica 11.00 - 19.00; lunedì chiuso. Chiusura pasquale
Ingresso libero