Gustav Klimt
Franz Xaver
Ferdinand Georg
Egon Schiele
Otto Friedrich
Oskar Kokoschka
Ferdinand Georg Waldmuller
Rudolf von Alt
Joseph Rebell
Josef Danhauser
Johann Baptist Reiter
Sergio Gaddi
Klimt, Schiele e i capolavori del Belvedere. In mostra ottanta opere, provenienti dal museo viennese, che ripercorrono la genesi dell'arte del Novecento, partendo dal Barocco, passando per la Belle Epoque, per il Biedermeier, fino a giungere alla Secessione e al primo Espressionismo. Il fulcro attorno cui ruota l'esposizione e' costituito dalle opere di autori come Gustav Klimt, Egon Schiele, Otto Friedrich, Oskar Kokoschka e molti altri. A cura di Sergio Gaddi e Franz Smola.
a cura di Sergio Gaddi e Franz Smola
A Villa Olmo ottanta opere, provenienti dal museo viennese, ripercorreranno la genesi dell’arte del Novecento, partendo dal Barocco, passando per la Belle Époque, per il Biedermeier, fino a giungere alla Secessione e al primo Espressionismo.
Un successo che si protrae nel tempo e che in quattro anni ha portato sulle rive del Lario oltre 350.000 visitatori, grazie alle iniziative espositive, organizzate dal Comune di Como, dedicate ai capolavori di Miró, Picasso, Magritte e degli Impressionisti. La settecentesca Villa Olmo è ora pronta a ospitare la nuova grande iniziativa. Dal 15 marzo al 20 luglio 2008 si terrà un raffinato evento dedicato ai capolavori provenienti dal Museo Belvedere di Vienna.
La rassegna, dal titolo L’ABBRACCIO DI VIENNA. Klimt, Schiele e i capolavori del Belvedere, curata da Sergio Gaddi, assessore alla cultura del Comune di Como e Franz Smola, curatore del museo Belvedere, raccoglierà ottanta opere in grado di ripercorrere la genesi dell’arte del Novecento, partendo dal Barocco, passando per la Belle Époque, per il Biedermeier, fino a giungere alla Secessione e al primo Espressionismo.
L’iniziativa è organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Como, col contributo della Provincia di Como, della Camera di Commercio di Como, dell’Unione Industriali, del Collegio delle Imprese Edili, dell’Api, della Fondazione Cariplo, Vodafone, Bayer, Fondazione Corriere della Sera, Bennet, Acsm, Credito Valtellinese, Chateau d’Ax, Bmw D’Angelo, Busnelli, Enzo degli Angiuoni, Peverelli, Poliform, Tessabit.
Il fulcro attorno cui ruota l’esposizione comasca sono le opere degli autori legati alla Secessione e all’Espressionismo Viennese, come Gustav Klimt, Egon Schiele e Oskar Kokoschka. Gustav Klimt (1862-1918) annoverato tra i fondatori e figura preminente della Secessione viennese, il movimento culturale e artistico nato nel 1897, è presente con sei olii su tela. Del primo periodo è Signora davanti al camino (1897-1898), che ritrae una donna elegante, dal profilo severo, i cui tratti si fondono con l’oscurità dello sfondo.
Gustav Klimt si dedicò con particolare interesse alla pittura di paesaggio. In Dopo la pioggia (1898), produsse una raffigurazione della natura, ricca di atmosfera. Caratteristica è la scelta di un formato verticale, dettato dalle illustrazioni che Klimt realizzava per Ver Sacrum, la rivista d’arte della Secessione. Pochi anni dopo passò a dipingere paesaggi su tele quadrate, misura che per i Secessionisti rappresentava la proporzione perfetta. Uno degli esempi più interessanti è Prato con girasoli, dove crea un gigantesco motivo ornamentale e riproduce, in una visione caleidoscopica, un campo disseminato di fiori che occupano interamente lo spazio dipinto, privo di orizzonte.
Nell’opera del 1910 Castello di Kammer sul Lago Atter, il maestro viennese si rivela più attento al carattere topografico del paesaggio, scegliendo un particolare della facciata del castello di Kammer – tra i soggetti preferiti da Klimt – che si specchia nelle acque del vicino lago, rappresentando accuratamente la superficie dell’acqua e le chiome degli alberi che vi si affacciano, con una tecnica pittorica che richiama lo stile tipico del puntinismo.
Fra le opere più tarde, spicca lo splendido Ritratto di Johanna Staude, dipinto fra il 1917 e il 1918, e rimasto incompiuto, poiché l’artista cadde vittima di un arresto cardiaco che lo colpì inaspettatamente all’età di 56 anni e lo allontanò per sempre dall’arte.
Altri esponenti di rilievo della Secessione viennese furono Koloman Moser e Otto Friedrich. Il primo svolse la sua attività nel campo delle arti applicate, collaborando in qualità di architetto per i famosi Wiener Werkstätte (Laboratori viennesi di arti decorative), prima di dedicarsi alla pittura. Famosi sono i suoi paesaggi, come Lago di Garda, in cui traspare una chiara tendenza alla sintesi delle forme, che qui viene messa completamente al servizio di una sempre più decisa policromia. Il secondo, presente con Il ritratto di Elsa Galafrés, mostra una maggiore raffinatezza e accuratezza nell’uso della tecnica pittorica. Non a caso l’elegante postura e l’espressione enigmatica del volto della donna ricordano i ritratti di Gustav Klimt.
A Villa Olmo, saranno esposti sei lavori di Egon Schiele (1890-1918), caratterizzati dalla passionalità e dalla fisicità del corpo, oltre che dalla disinvoltura con cui l’artista tratta il tema della sessualità fra uomo e donna. Nonostante Schiele fosse di una generazione più giovane rispetto a Gustav Klimt e al gruppo di pittori secessionisti, il suo stile sembra affondare le proprie radici nell’arte e nelle teorie artistiche della Vienna di fine secolo. Il talento dell’artista suscitò l’ammirazione di Klimt che gli procurò numerose commissioni. Schiele ben presto abbandonò l’estetica dello Jugendstil. Opere come La città sul fiume blu del 1911 danno vita a una libera interpretazione dell’espressionismo. L’artista volse tutta la sua pittura a rappresentare la tragica e melanconica dimensione esistenziale dell’uomo. Madre con due bambini, ad esempio, ritrae una madre con i suoi due figli. Il gruppo, circondato da un alone di sofferenza latente e di agonizzante immobilità, si innalza in tutta la sua monumentalità da uno sfondo buio e opprimente. Nemmeno la luminosità dei colori vividi e l’allegria dei motivi che adornano le coperte riescono a smorzare il sentimento di angoscia e di sofferenza che traspare dalla tela.
Una delle opere che hanno reso il maestro espressionista celebre in tutto il mondo è senza dubbio L’abbraccio, dipinto nel 1917, che riproduce una coppia di amanti che si abbandona a una stretta passionale. I neri capelli ondulati della donna e il telo sgualcito accentuano ancor più la sensualità della scena.
Al pari di Klimt, anche Egon Schiele era conosciuto come un eccellente ritrattista. In modo particolare, nelle opere che dipinse prima della morte, sopraggiunta a soli ventotto anni, si allontanò dalle interpretazioni espressioniste, prediligendo composizioni dal carattere più naturalistico. Attraverso il portamento e l’espressione del volto, riusciva a catturare la vera essenza degli effigiati, come ne La moglie dell’artista, o nel Prigioniero russo. Schiele era solito ritrarre le persone inserendo nella composizione oggetti caratteristici della loro vita; a tal proposito, in mostra si può ammirare il Ritratto del dottor Hugo Koller dipinto con i libri che lo hanno accompagnato per tutta la sua carriera.
Altro caposaldo dell’Espressionismo viennese fu Oskar Kokoschka (1886-1980). L’artista si formò a Vienna, dove conquistò il plauso del pubblico per i suoi splendidi ritratti. Dopo la prima guerra mondiale, Kokoschka lasciò Vienna per trasferirsi a Dresda; in questo periodo adottò campiture di colore intenso che infusero alle sue opere un carattere nuovo. L’artista si concesse una pausa e visitò l’Europa. L’opera Il tigone, dipinta nel 1926 in uno zoo di Londra, è rappresentativa della veemenza e della dinamicità gestuale che hanno sempre caratterizzato i capolavori di Kokoschka. Col trascorrere degli anni, l’artista finì per dedicarsi esclusivamente alla rappresentazione di vedute topografiche, come ne Il ponte Dulsie sul fiume Findhorn.
Diversamente da Klimt e Schiele, Oskar Kokoschka visse una vita lunga ed intensa. Con l’avvento del nazionalsocialismo emigrò a Praga, da qui si spostò a Londra, per poi stabilirsi definitivamente in Svizzera negli anni Cinquanta. L’artista svelò un crescente interesse per le raffigurazioni ispirate a fonti storiche e mitologiche. Un esempio è il dipinto Erodoto, che ritrae lo storiografo greco circondato dai personaggi dei suoi racconti. A differenza delle opere legate agli esordi della sua carriera, le tarde opere di Kokoschka propongono una varietà cromatica caratterizzata da colori tenui.
La mostra comasca riesce appieno ad analizzare i periodi storico-artistici precedenti le grandi rivoluzioni figurative della Secessione e dell’Espressionismo. Il percorso espositivo muove, infatti, i suoi passi dai quadri appartenenti alle collezioni di pittura barocca del Belvedere. Le opere rappresentano il sunto delle tematiche chiave di questo periodo. Particolarmente significative sono quelle legate alla storia religiosa e mitologica, come la tela di Paul Troger, Allegoria dell’Immacolata Concezione di Maria del 1750, o dedicate ai ritratti di rappresentanza, come quelli realizzati da Martin van Meytens dell’Imperatore Francesco I di Lorena, del 1745, o della Famiglia del Conte Nicola VIII, del 1752-1753. La sezione presenta, inoltre, importanti sculture di Franz Xaver Messerschmidt (1736-1783), le cui virtuosistiche e grottesche ‘teste di carattere’ risultavano, per l’epoca, assolutamente innovative.
La Galleria del Belvedere possiede la più vasta collezione di opere del Biedermeier viennese, del Classicismo e del Romanticismo. A Como verranno ben esemplificati tutti i generi, come la ritrattistica o la pittura di genere, qui rappresentata da due dei suoi più importanti interpreti, Friedrich von Amerling e Ferdinand Georg Waldmüller. Non mancano i Nazareni che, d’orientamento romantico, si esprimevano attraverso la pittura di temi prevalentemente religiosi. Ne è un esempio il capolavoro di Johann Evangelist Scheffer von Leonhardshoff, Santa Cecilia morente, del 1820-1821.
Nello sviluppo cronologico delle sale, due sono dedicate ad altrettante sezioni particolari, ovvero al ‘Viaggio in Italia’ e alle ‘Donne’. Nella prima si dà spazio alle rappresentazioni di gusto romantico delle città italiane, come Roma o Napoli – nelle opere di Rudolf von Alt e di Joseph Rebell – o a quelle di paesaggio nelle vedute di Josef Anton Koch. Nella seconda, l’immagine della donna riveste l’ideale della bellezza femminile del tempo, sia essa madre, come nel lavoro di Josef Danhauser, Amore di materno, sia essa ‘femme fatale’, come nei quadri di Johann Baptist Reiter.
L’immagine della Belle Époque viennese, momento in cui la capitale austriaca attraversò, nella seconda metà del XIX secolo, un periodo di eccezionale fioritura artistica e intellettuale, è qui affidata allo spirito storicista di Hans Makart, il cui atelier divenne un vivace punto di riferimento culturale e un salotto cittadino frequentato dall’elegante borghesia. Makart conquistò l’interesse e la stima del pubblico dipingendo quadri di soggetto storico realizzati in chiave monumentale. In Caccia sul Nilo, uno dei tanti capolavori dell’artista, fissò le impressioni di un viaggio in Egitto, arricchendole di sontuosi costumi esotici. La sua prematura scomparsa nel 1884, lasciò un vuoto tra le file dei pittori storici, che il giovane Klimt, insieme al fratello e al compagno di studi Franz von Matsch cercarono di colmare, segnando così i prodromi per la rivoluzione Secessionista.
Accompagna la mostra, un catalogo Silvana Editoriale.
“Dopo il successo della mostra dedicata ai capolavori impressionisti provenienti dal Museo di Belgrado dello scorso anno - sottolinea il sindaco di Como Stefano Bruni - Como prosegue la stagione dei grandi eventi, un ulteriore passo di un percorso ambizioso iniziato nel 2004 e che a pieno titolo ci ha già inserito nel circuito delle città d’arte, con importanti benefici per il territorio, per la naturale vocazione turistica e per il prestigio della nostra città”.
“L’abbraccio di Vienna - commenta Sergio Gaddi, assessore alla Cultura del Comune di Como e curatore della mostra – è un grande affresco dell’arte mitteleuropea, che oltre ad approfondire la svolta storica della Secessione e del passaggio tra Ottocento e Novecento, allarga il punto di vista fino ad “abbracciare” un periodo molto più ampio, che si apre con gli straordinari anticipi di modernità deformata delle sculture di Messerschmidt fino alle linee magnetiche e conturbanti di Klimt e di Schiele.”.
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Catalogo: Silvana Editoriale
Immagine Gustav Klimt
Anteprima stampa 14 marzo 2008 h11.30
Villa Olmo
via Cantoni 1 - Como
Orari: mart, merc e giov 9-20; ven, sab e dom 9-22 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Biglietti: Intero: 9 euro; Ridotto: 7 euro giovani fino a 18 anni e studenti fino a 26, over 65,
Gruppi (min.20 persone – gratuito per l’accompagnatore)
Ridotto scuole: 5 euro gruppi scolastici (min. 20 persone – gratuito per due accompagnatori)
Gratuito: bambini fino a 6 anni, disabili con accompagnatore