Giacomo Bauccio
Carlo Senesi
Erica Borghi
Davide Poggi
Iacopelli Francesco
Giovanni Carlo Rocca
Buonpensieri Mario Alejandro
Federico Pucci
Carlo Giusti
Adrian Schiopu
Antonio Conte
Monica Palermo
Mauro Trentini
Marica Petti
Il grido del Post-Moderno. La mostra presenta - attraverso vari stili e tecniche - il disagio intellettuale dell'artista, mettendo a confronto 12 differenti autori tra cui Giacomo Bauccio, Carlo Senesi, Erica Borghi, Davide Poggi, Iacopelli Francesco, Buonpensieri Mario Alejandro, ecc.
a cura di Marica Petti
La collettiva vuole presentar il disagio
intellettuale dell'artista, mette a confronto 12
artisti differenti. Tra cui, ci sarà la mini
personale dell'artista Florkatia Libois.
Attraverso i vari stili, tecniche linguaggi,
verranno proposti i diversi pensieri idee, e modo
di rapportarsi e rapportarsi al mondo, dell'artista.
Ci si ritrova a viaggiare fra dipinti e sculture,
che avvolte scoprono assaggi di vita parallela,
fatti di lacrime e sorrisi, gioia o dolore. È qui
questo punto, che i volti di maschere si
rispecchiano nello spettatore, scatole di piombo,
foto in b/n, e gambe amputati perché
assolutamente Trendy, l'essere umano si frantuma
e si ricompone, in un quadro come se fosse un puzzle.
Perché ogni artista, ha un' esperienza, una
sensibilità diversa, e questo ci porta attraverso
le varie sensazioni a rispecchiarci, in tanti
diversi specchi, che non sono altro i loro occhi.
Artisti partecipanti:
Senbau (Giacomo Bauccio - Carlo Senesi) La
maschera il doppio gioco dell'anima: ciò che è
vero e ciò che non lo è. Sul palco di un teatro
si va alla ricerca di quel qualcosa,
riflettendosi nel magico specchio di se stessi.
Volti che qui si confondono e si fondono,
spezzati, che fuggo ma che nello stesso tempo
penetrano il corpo, cercando di impadronirsi di
quella felicità impercettibile.
Ekka (Erica Borghi) una giovane artista. Ecco la
presentazione di sé e della sua crescita, dove AH
incomincia ad essere equilibrato, le non linee
iniziano a prendere forma eliminando il CAOS
iniziale, mettendo a nudo il quadro e il suo
riflesso che viene finalmente schiacciato. Ricerca di equilibrio.
Davide Poggi, un semplice foto in B/N, alcune
volte modificate; nelle foto, si avverte la
solitudine, il vuoto di una strada dove tutto
viene messo a nudo, in un auto scatto, la
frammentazione dell'istante, che vive
nell'eternità in una sorta di limbo, dove le
emozioni di dolore e rabbia, si fanno sempre più vere.
Iacopelli Francesco, mette in scena un uovo,
simbolo della vita o solamente la
rappresentazione di cosa è? Tra semi, piccole
uova d'insetto, piombo cucito, come le scatole:
il senso della metamorfosi del ciclo vitale, di
quella vita che riesce a svilupparsi ovunque esso
sia. Di quel microcosmo, che in qualche modo si
presenta, e che, poche volte ci soffermiamo ad
osservarlo. E tutto questo usando un materiale il
piombo, simbolo dell'alchimia.
Giovanni Carlo Rocca e Buonpensieri Mario
Alejandro, linee, tratti decisi, colori accessi
vivi puliti, che tagliano lo spazio della tela, e
che senza pudore si lasciano osservare.
Una materialità figurativa, che rende la
solitudine, al disperazione e la sofferenza del
mondo rappresentato. La carica espressiva e viva
di un figurativo non scontato, ti avvolge come
una architettura scenografica, che dal passato
ritorna per una nuova audace materializzazione
moderna, e di quel lavoro che diviene sempre più imponente e vero.
Federico Pucci, l'ego che prende forma e
colore. L' artista (o il non artista) non parla
mai di sé, ma è il quadro che lo fa per tutte e
due, perché è la rappresentazione delle emozioni,
delle sensazioni improvvise che nascono da una
conoscenza del guardare se stessi, che permette e
ci permette di comunicare al di fuori di noi.
Sensazioni che fuoriescono dal quadro, quasi
impalpabile e contorniate, da un segno più che deciso.
Carlo Giusti, prendere tutto e raccontare
senza lasciare nessun gesto, è tutto cos'
incomprensibile: il mondo. Assolutamente trendy,
ai nostri occhi, può sembrare semplice, in realtà
ha un gusto retro amaro, che racconta una visione
malata e incomprensibili di alcuni atteggiamenti
estetici. Amputazione, il gioco dell'artista, la
visione dell'umanità che ogni giorno ci taglia
qualcosa, mentre il grande fratello si schiera
dietro una falsa e sadica spiegazione, delle sue azioni.
Adrian Schiopu, corpi, volti che nascono, dalle
masse tonali di colori, date sulla tela, così
corpose e fondamentali nella trasformazione e la creazione, del soggetto.
Corpi pieni di quell' istante che è stato colto,
come i contrasti dei volti, che rimangono vissuti
lasciando poco spazio alla spensieratezza, in
quei due o tre i colori della carne, c'è l'occhio
dell'artista e del suo sguardo che si è fermato e
viaggia alla ricerco dell'oltre orizzonte.
Antonio Conte sera strana? Non credo. Ogni suo
quadro ha un titolo, un pensiero che diventa
reale e palpabile sulla tela....l'esplosione di
colori blu, rosso e nero, plasmano una figura
simbolica, che vuole rappresentare un qualcosa di
attuale, e nello stesso tempo ascetico che lascia
pensare, al ciò che potrebbe essere, perché non si pensa mai che è così.
Monica Palermo, Un linea che forma una figura,
una figura che si trasforma in colore, il colore
che diviene emozione. Un via che porta ad una
figura dai contorni che si espandono, portati da
una percezione intima del proprio sé, dove non
manca mai il calore dei toni caldi, immersi e
amalgamati, riavvicinati da un blu ipnotico.
Tutto è accompagnato da un tratto vivo, deciso di
chi ha la padronanza di un cerchio perfetto,
nella morbidezza del gesto pittorico, e di un
virtuosismo: ascoltando Mozart in una sola voce.
Mauro Trentini, i gioco dell'illusione, come se
dietro a ogni quadro, e spazio rappresentato ci
fosse dell'altro, tante strade che portano al di
là dell'immaginazione. Nella delicatezza e
pulizia del colore si torna a una dimensione
quasi onirica, dove ciò che si rappresenta non
sempre è quello reale. In archi metafisici, e nei
titoli evocati si tenta di afferrare l'invisibile.
La mini personale di FlorKatia Libois, un dipinto
come mezzo di comunicazione e ricerca di un
interlocutore che ascolti. Corpi dalla malinconia
densa che aspettano un segno, un gesto da
qualcosa di più alto e ascetico. Che gridano
attraverso i colori caldi, nelle sfumature del
nero, il dolore, al sofferenza, la lontananza.
Questi colori impalpabili eppure così forte nel
senso, deciso, duro che si scioglie, che cola per
formare una forma densa e pulita. Un solitudine e
un vuoto in sguardi stanchi, di una libertà quasi
negata, perché in un modo o nell'altro siamo
tutti legati a quelle catena della società. Tutto
è palpabile in questi dipinti che sono più vivi
di quanto non sembri. Questi corpi così vicini,
ma in realtà lontani, soli, perché sembrano che
non riescono a traviare l'altro anche se lo cercano disperatamente.
Alcuni lavori tendono ad espandersi a una
ricerca, che passa dal segno, al colore, a un
supporto, per cercare in alcune volte di colmare
quel vuoto in cui il mondo è impregnato,
conseguenza della poco individualità, del gioco
delle apparenze, manichini vuoti che volteggiano
davanti allo specchio. Quindi gridare il proprio
essere a chi può ascoltare, e lo si fa attraverso
una ricerca continua, a una crescita, a una
sperimentazione che porta ad assumere nuove forme
nel descrivere e comunicare se stessi attraverso
una tela, un foglio, una tavola di
legno.
In fin dei conti nei suoi lavori, è tutto così
chiaro, che basta solo accostarsi pochissimo per
sentire echeggiare la disperazione di un grido
che viene da lontano, da una dimensione parallela.
Vernissage: 15 marzo 2008 alle 18
Ars Habitat
(Palazzo Spinola di San Luca)
via San Luca 14/4 - Genova, centro storico
ingresso libero