Giuliano Crepaldi
Paola Mineo
Sabrina Di Giacomo
Concetta Pisano
Lorenza Roncallo
Lia Sanna
Song Hyun Ho
Kim Joo Hyok
Jeong De Kyo
Le Bon Gyu
Sylvia Loew
Byun Jaebong
Rosy Maccaronio
Choi Dae Sung
Jan Sae Wook
Erica Viancini
Mario Napoli
Gianni Dacconi
Maura Ghiselli
Alessandro Castiglioni
Una collettiva internazionale di scultura e gli smalti blu di tre ceramiste italiane. In mostra inoltre quattro personali: i paesaggi di Renate Schumacher, l'astrazione di Giuliano Crepaldi, le sculture archeologiche di Paola Mineo e gli acrilici di Sabrina Di Giacomo.
GIULIANO CREPALDI
LUCIDINERO
L’astrazione dei quadri di Crepaldi, compensa l’assenza dell’elemento figurativo, comunicando con l’osservatore essenzialmente attraverso due forti poetiche di base: l’incisività del gesto pittorico, ovvero, la “voce” emessa tramite l’uso determinato del pennello e del colore sulla tela, e la profondità spaziale, che apporta una terza dimensione al quadro mediante l’utilizzo di siliconi gommosi a formare un palpabile cratere, che diventa gioco-forza il soggetto “reale” della sua pittura astratta.
Crepaldi ci parla, quindi, per mezzo della modulazione del tratto e della materializzazione dello spazio, il quale, a sua volta, è, al medesimo tempo, anche smaterializzato dall’assenza di un soggetto.
Immagini astratte, che molto devono anche al gusto estetico e stilistico di Crepaldi, il quale agisce facendo interagire tra loro un ricercato studio tra i diversi equilibri compositivi e una buona dose di spontanea, pur se non ingenua, casualità.
Elemento fondamentale di questo lavoro è proprio l’opposta ma armonica convivenza fra casualità e volontà, fra ciò che diventa immagine per coincidenze dovute a gocciolamenti, sovrapposizioni cromatiche e materiche e ciò che è fortemente voluto dal pittore, il contrasto cromatico ricercato esattamente dove appare all’interno della tela, gli inserti gommosi, i colpi di luce.
Una mano guidata dalla mente, ma anche da un gesto libero, svincolato dalla necessità di dare un significato visivo alla rappresentazione pittorica.
In questo modo, Crepaldi, trasmette all’osservatore immagini e forme astratte, che trovano una loro contestualizzazione proprio all’interno di una percezione totalmente soggettiva dell’occhio che le sta guardando, di chi davanti al quadro viene immerso in un’atmosfera, parallela a quella reale, una “Stimmung”, come disse in un famoso saggio Vassily Kandinsky…”e se queste forme sono veramente arte raggiungono lo scopo e diventano nutrimento spirituale”.
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PISANO, RONCALLO, SANNA
La Musicalita' tra Forme e Cromie
Con questa mostra, le ceramiste Concetta Pisano, Lorenza Roncallo e Lia Sanna attraverso la loro coscienza creativa proiettano le loro ideazioni in una direzione in cui l'immaginazione collabora con l'avvenimento, e in questo senso essa è finzione, gioco o sogno, sempre limpida fascinazione. Il contrasto tradizione-modernità si propone anche in questo caso come modello di analisi. Il modello è la musica in sue diverse espressioni. Se in ogni azione pratica è presente un'immaginazione del reale, anche nel fantasticare, sia intemperante, sia equilibrato, sussiste sempre la realtà dell'immaginario.
Tramite gli smalti blu, azzurri, freschi e spontanei, nei tondi di Concetta Pisano è la danza ad esplodere con movimento ritmico, allegro, spigliato; l’uso sapiente dei rilievi anima il modellato, base inscindibile dal suo stile agile, dinamico, intuitivo, che si somma alla particolarità del gioco delle luci e delle ombre.
Tra gli elementi compositivi delle meditate figure e lo sfondo l’efficacia stilistica dell’artista si sposta tra magia e surreale, accentuando la suggestiva realtà dell’atmosfera permeata in queste sue opere.
Le sue idee mettono le ali alle figurazioni delle danze: raggiunge la verità della percezione attraverso il richiamo dei soggetti, con la disinvolta sicurezza con cui l’artista riesce a rendere il vivace abbandono dei corpi a cui la danza conduce, risvegliando la gioia dei sentimenti.
Una ricerca dialettica e tecnica sulla cromia del linguaggio musicale, sono le opere di Lorenza Roncallo. L’artista coglie il fluttuante ritmo della musica: una stilizzazione che abbina policromia e sintesi di forme, facendo emergere figure nette in una antropologica ricerca tra i fondamenti naturali del suono, trasformando la voce in musica viva. I contorni nitidi mettono in evidenza la compostezza lineare della forma, che costituisce uno degli aspetti fondamentali della moderna classicità. Morbidi ovali dei visi, delicatezza del modellato, espressioni assorte, stupite nell’atteggiamento del figurato canto.
Attraverso l’analisi delle rappresentazioni del canto collettivo, arte che trae la sua sostanza dalla socialità, Lia Sanna ne ricava, per mezzo della schietta genuinità del cotto, una forte continuità di significati con il pregio di procedere in un cammino di originale chiarezza. Cori: figure erette in un clima ricco di annotazioni psicologiche; il modellato, sensibile all’austerità fisica dei protagonisti, accentua l’umanità candida di queste figure.
L’artista tramite la sensibilità delle forme diventa protagonista, e nella sua ricerca spazio-temporale scaturisce quella scintilla di poesia che ne è la nota dominante. I temi odierni esibiti si prestano a letture da più parti, ma mai univoche. Nella ceramica di Lia, la genialità dei concetti trasforma la materia attiva in musicale dolcezza.
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PAOLA MINEO
UMANO TROPPO UMANO
L’opera di Paola Mineo inganna. Seduce. Avvince. Tra la ruvidità di forme spezzate ed infrante, citazioni insieme archeologiche e postmoderne, sembra di scorgere la mano di una scultrice classicheggiante che richiama l’antico, rievocando quella Atene a cui deve gran parte della propria formazione.
Ma mettendo in luce come nasce l’opera dell’artista, ci si accorge di qualcosa in più. Si scopre, sotto le pieghe delle garze increspate e secche, che queste forme non sono semplicemente antropomorfe ma effettivamente umane, quasi non fossero solo sculture ma cortecce, gusci. Queste sculture di Paola Mineo sono infatti calchi di corpi di persone comuni, amici dell’artista, colti in una particolare posa: corpi contratti, in dinamica torsione, poi spezzati e modificati da un demiurgo silenzioso. Dorifori e Kuroi che non sono solo Dorifori e Kuroi, ma anche l’ultimo atto di un processo fisico, un contatto caldo tra corpi, una relazione “umana, troppo umana”.
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SCULTURA INSATURA
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s’inaugura, nella sede dell’Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), sabato 15 marzo 2008 alle ore 17:00, la mostra collettiva < Scultura inSatura >. A cura di Mario Napoli.
A quattordici anni dall’apertura (19 febbraio 1994) SATURA, dedica uno spazio interamente alla scultura con il proposito di farne una vetrina dove gli appassionati possono trovare e trovarsi con l’importante disciplina. Lo spazio dedicato, affiancherà i cinque spazi già attivi permettendo una maggiore fruibilità tra le tematiche contemporanee, gli autori affermati, i giovani talenti ed i maestri storici italiani ed internazionali.
In questa occasione verranno proposte opere uniche di Song Hyun – Ho, Kim Joo – Hyok, Jeong De Kyo, Le Bon Gyu, Sylvia Loew, Byun Jaebong, Rosy Maccaronio, Choi Dae Sung, Jan Sae Wook,
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SABRINA DI GIACOMO
PASSAGGIO TRA DUE MONDI
L’Arte di Sabrina Di Giacomo è emozione cristallizzata in una sorta di mosaico, è espressione di ciò che è la sua anima e la sua mente; è l’immagine speculare e diretta dei suoi pensieri, piccole tessere di emozioni e sogni, innestate in un mondo personale che essa decide di donare ad altri.
I colori accesi e nitidi, piatti ma squillanti, regalano una meravigliosa luminosità e realizzano una dimensione onirica, libera dai freddi vincoli razionali; le linee circolari e morbide creano decorazioni fittamente ripetute (quasi una sorta di “orror vacui” testimone della febbrile fantasia nell’artista) che sembrano estendersi all’infinito, oltre i confini della tela.
L’occhio si perde tra piccole figure dal significato ancora riconoscibile (un universo cosmico fatto di soli, stelle, lune e pianeti fittamente alternati a fiori, cuori o simboli zodiacali e religiosi) e libere forme coloristiche che si susseguono come note musicali sincopate e serrate all’interno, una sorta di spazio-spartito musicale della psiche. Il risultato d’insieme delinea uno stile che si avvale di un dato decorativo spiraliforme di reminescenza klimtiana ma che tende a raggiungere ad un risultato in assonanza al graffitismo contemporaneo di Keith Haring.
I suoi acrilici rimandano ai grandi pittori astratti (si possono citare Kandinsky e Klee) capaci di sostituire il dato reale ed oggettivo con segni e simboli apparentemente slegati tra loro ma richiami assolutamente personali e immediati del sentire dell’artista, nonché testimoni, come nell’arte della Di Giacomo, di un “viaggio intimo” che incuriosisce e rapisce lo spettatore.
Si rileva dunque nella produzione artistica della Di Giacomo sopratutto un “passaggio tra due mondi” (non a caso titolo di una sua opera): quello della realtà a quello dell’interiorità e, stilisticamente parlando, quello della figurazione a quello dell’astratto. Un’evoluzione questa che è richiamo ad una maturazione sia in termini personali che artistici del suo essere, ciò che lei stessa individua come “contaminazione”. La forma ed il colore si rendono sempre più indipendenti, il tema e l’oggetto sono sempre meno vincolanti ed il colore stesso perde ogni funzione illustrativa. La rappresentazione cede il passo all’improvvisazione così come il razionale viene eclissato dal sentimento. Lo spazio non è più un dato empirico dominato dalle regole prospettiche, tutt’altro: diventa luogo dove le forme elementari, se non primordiali, si contrappongono a forme planimetriche, composte e ordinate in un insieme equilibrato per quanto casuali possano apparire nel loro assetto.
Kasimir Malevic nel 1915 affermava come la pittura figurativa fosse illusione, mentre la pittura indicata con il termine di “astratta” sia in realtà più completa e vera. Le opere di Sabrina Di Giacomo sono autentica espressione di una realtà interiore, trasposta estemporaneamente in chiave visiva: la sua arte ripercorre gli scritti dei pionieri dell’arte astratta in cui le opere d’arte diventano veicoli di idee, emozioni e contenuti dal simbolismo spirituale.
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RENATE SCHUMACHER
PASSAGGI
Atmosfere luminose, sospese tra terra, cielo e mare. Pennellate dal tocco leggero modulate armonicamente su accordi cromatici, sincronizzati a coinvolgere l’attenzione di coloro che li osservano. Scorci di luoghi solitari, coste assolate dove il mare s’infrange, città in lontananza su dolci pendii. Così le marine ed i paesaggi di Renate Schumacher si godono, si vivono, si respirano e ti entrano nell’anima. I dipinti consegnano allo spettatore emozioni visive, quasi olfattive ed uditive; osservando i colori brillanti e solari che si amalgamano creando una dimensione quasi irreale, si avvertono i profumi dell’aria umida e salmastra, il profumo dei fiori e della terra, si sente il calore del sole. Una sorta di poetico gioco tra il suono delle onde ed il sibilo del vento tra i rami e le foglie, tra il silenzio dello spirito e la quiete immensa che pervade l’anima.
Sebbene le scelte tematiche degli scenari possano apparire semplici o casuali, in realtà denotano una profonda riflessione ed elaborazione dell’artista nei confronti della natura, vista come luogo dell’effusione dell’io, di emozioni umane che scaturiscono e rimangono nella memoria di chi li osserva. Gli orizzonti ampi esprimono l’idea di assoluto ma anche della solitudine; i rami e le contorte radici di tronchi d’albero si contrappongono alla mutevole morbidezza della sabbia e alla fluidità delle onde. Si percepisce la presenza umana solo laddove compaiono delle case per lo più inglobate nella vegetazione, intraviste in lontananza.
L’impostazione tecnica e la varianza cromatica risulta in assonanza, in una sorta di rimando indiretto, ad alcune marine e scenari paesaggistici di pittori come Camille Pissarro, Paul Cézanne, Gustave Courbet, Claude Monet. Similitudini anche con artisti italiani quali Giovanni Fattori, Giuseppe De Nittis, Telemaco Signorini e in particolare, più avanti, con il periodo della terza stagione artistica di Carlo Carrà, il cosiddetto "realismo lirico", dove i paesaggi diventano il suo soggetto prediletto da ritrarre, luminosi e solitari, caratterizzati da tratti essenziali che, come nei dipinti di Renate, danno vita ad un'atmosfera sospesa e senza tempo, creando un universo pittorico dove l'ispirazione viene dalla natura, ma è intrisa di malinconia, di solitudine e memoria. Renate Schumacher fa della sua arte un percorso di emozioni rubate alla memoria e trasposte in scenari, colti come un osservatore casuale, incantato dalla bellezza che lo circonda; piccoli scorci annotati di volta in volta e schizzati in taccuini di viaggio. Molte delle sue opere testimoniano il suo percorso di crescita, sia come persona che come artista, compiuto in Italia. E’ noto come i rapporti italo-tedeschi, almeno in ambito culturale, abbiano un carattere estremamente intenso, un’attrazione culturale forte che ha avuto i suoi riflessi anche nella fondazione in Italia di istituti tedeschi.
Un legame che ha origini lontane: si ricordi i famosi viaggi accademico-educativi che gli artisti tedeschi compivano in Italia (come Albrecht Durer ) ed il fenomeno settecentesco dei “Gran Tour” che coinvolgeva artisti e letterati. Goethe che nel suo Italienische Reise (Viaggio in Italia) raccoglie le esperienze italiane in una summa di geniali lettere, appunti e diari, a testimonianza di quell’osmosi emotiva ideale e vitale che sfociò dopo nella poetica figurativa d’oltralpe. Per lui l’Italia era un luogo di rigenerazione, e la stessa freschezza e passione si può ritrovare nell’arte di Renate Schumacher, interprete di come l’amore per natura trovi nell’arte la giusta chiave di trasposizione del sentimento, capace di accomunare persone di differente origine e cultura.
Esemplificativa della pittura di Renate Schumacher credo sia una poesia di Goethe, scritta proprio in riferimento alla sua esperienza nella nostra penisola:
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Associazione Culturale Satura
piazza Stella, 5/1 - Genova
Orario: mart-sab 16.30-19
Ingresso libero