50 anni di scultura. La mostra presenta attraverso una selezione di circa 95 opere di scultura e di grafica il percorso dell'artista dal 1957 al 2007 mettendone cosi' in evidenza la storia e l'originalita'.
A cura di Nicola Micieli
La mostra presenta attraverso una selezione di circa 95 opere di scultura e di grafica il percorso di Sciavolino dal 1957 al 2007 e racconta così la storia di un artista che manifesta la sua originalità fin dalle prime prove e che arriva nella maturità a sviluppi di grande valore.
Enzo Sciavolino è nato nel 1937 a Valledolmo, un piccolo paese della provincia di Palermo.
Segue la via dell’emigrazione e nel 1953 approda a Torino. Studia al Liceo Artistico. Già nel ’59 presenta i suoi lavori in una personale che lo afferma immediatamente come uno dei più promettenti scultori del panorama italiano. Dopo la personale del ’59, ecco la decisione di andarsene e ricominciare da capo: Parigi, un nuovo ambiente, incontri che arricchiscono il suo spirito, la frequentazione di artisti, esperienze diverse che servono a fornirgli i mezzi per permettergli di realizzare ciò che veramente gli sta a cuore: la scultura. Di ritorno a Torino incontra Elsa Mezzano, futura fotografa di talento, che sarà la sua compagna e musa. Ama il teatro, il cinema, la musica e il jazz è la sua grande passione (indimenticabile fu per lui John Coltrane nell’inverno del ’60 a Parigi). Gli anni Sessanta sono anni di grande fervore per la sua ricerca artistica, ma anche di passione per tutto ciò che lo circonda. Al centro della sua ricerca c’è l’uomo, con la sua storia, i suoi conflitti, i suoi problemi. Partecipa attivamente alla vita culturale e al dibattito politico creando una serie di sculture raggruppate in un ciclo dal significativo titolo: “Uno spazio per vivere”.
Nel 1965 espone in una mostra personale alla Galleria “Il Punto” di Torino una serie di sculture sulla violenta condizione umana, suscitando clamore e forte attenzione da parte della Critica d’Arte.
Nel 1965 realizza il Monumento alla Resistenza per il Parco del Circolo «Da Giau» a Torino.
Nel 1969 il Teatro Stabile di Torino gli commissiona le scenografie per Cavalleria rusticana di Verga e per Eh? di Living, messe in scena dalla compagnia di Rino Sudano.
Dal 1971 al 1975 espone in mostre personali a Torino, Roma, Arezzo, Orleans il ciclo di sculture “But cruel are the times”. «...Dal sogno luminoso dell’immaginazione al potere al risveglio sulfureo della lotta armata, furono anni crudeli... Crudele lo fu, quel tempo, perché lasciò germogliare la grande illusione generazionale, non meno che per lo strazio del disincanto scandito dagli scoppi neri di Piazza Fontana, di Piazza della Loggia, del treno “Italicus”, e da quelli rossi degli attentati e delle uccisioni siglate BR. (Nicola Micieli)».
Dal 1973 al 1976 realizza La Questione, sulla irrisolta “Questione meridionale”, scultura in bronzo «di ampia concezione per impianto e impegno sociale (Nicola Micieli)», ad essa il filosofo Louis Althusser dedica un suo pensiero: «Pour provoquer l’immobile à sa vérité: le mouvement qui change tout».
E’ dialogando con Althusser e ancor più con Pierre Klossowski, affascinante e suggestiva figura di scrittore e pittore, sull’utopia rivoluzionaria, che nasce in Sciavolino l’idea di un viaggio attraverso l’acqua, il sangue, il legno, il metallo, il marmo, il corpo, la cenere dell’illusione degli anni Settanta tra Che Guevara e Pasolini in fiore. Tra il 1977 e il 1981 prende così corpo e, come in un diario, si sustanzia in opere il ciclo del Discorso sui materiali del far scultura per interposto Marat, realizzando una quindicina di sculture in vari materiali che esporrà nel 1981 nella mostra Le Maschere di Marat organizzata dall’Assessorato alla Cultura di Torino sotto l’egida della Biennale di Venezia presso l’Unione Culturale di Torino, in una personale a Milano e nel 1986 in una personale titolata A chacun son Marat nel Palazzo dell’Unesco a Parigi.
Seguono i cicli: Il tempo e la memoria o della perdita dell’infanzia (’82-’86); Frammenti-colori in marmo (’87-’92); Incontenibile Leggerezza (’93-’98); Il Circo degli Angeli (’99-2005).
Nel 1993 tiene una grande antologica nel Chiostro di Sant’Agostino a Pietrasanta, Lucca e nel 1997 l’antologica, curata da Mario Serenellini: Corpi aperti-Scultura andata e ritorno, con 40 sculture e 40 fotografie di Elsa Mezzano, Castello Malgrà a Rivarolo Canavese, Torino.
Nel 1997 esce la monografia SCIAVOLINO SCULTORE quarant’anni di lucida passione, curata da Nicola Micieli, con prefazione di Tahar Ben Jelloun. Nel testo introduttivo lo scrittore Tahar Ben Jelloun rileva l’affinità poetica che lo avvicina all’artista, l’identità di vedute nei riguardi dell’arte scultorea e il grande apprezzamento nei confronti della sua «scommessa di una scultura di ricerca vulcanica», che in questi ultimi anni ha raggiunto una totale leggerezza, frutto di una sempre maggiore padronanza dei propri mezzi espressivi.
Nel 1999 la città di Rivoli gli dedica l’antologica, a cura di Alfonso Panzetta, Enzo Sciavolino/Dall’impegno alla poesia con assoluta coerenza, con 50 opere dal 1960 al 1998.
In questo ultimo decennio realizza sculture di grandi dimensioni. Marea del 1998 in marmo e bronzo per il Parco di Scultura Contemporanea delle Vallette di Ostellato; Canneto – Monumento al Territorio del 1999 in bronzo per il comune di Ostellato, Ferrara; Nel cerchio della mia vita del 1998-2000 per Collegno (TO), scultura di sei metri per quattro in marmo di Carrara che la città colloca nel Parco della Memoria. Nel 2002-2004 lavora alla realizzazione della fontana monumentale, alta sette metri in marmo e bronzo, L’Albero della Pace, posta nella Piazza Martiri della Libertà della Città di Rivoli. La fontana rappresenta il sorgere della vita dalle acque. A colpire la fantasia e l’immaginazione è soprattutto il grande e frondoso albero in bronzo che lascia appoggiare sui suoi rami alcuni colombi, mentre alla sua base quattro bambini si danno la mano, in un simbolico girotondo della pace. Un messaggio di speranza, dunque, in quella fontana che è già diventata parte integrante della città.
Negli ultimi anni l’interesse di Sciavolino ha preso direzioni diverse: alla ricerca della memoria, dei propri sogni, non in senso nostalgico, ma in senso “proustiano”, nel bisogno incontenibile di cogliere la “leggerezza dell’essere”. Ma l’opera dello Sciavolino di oggi ha acquistato una nuova struggente poesia che si riflette in quelle sculture che rappresentano l’innocenza del gioco infantile, il dolce dondolio del bambino che va sull’altalena. O l’isola incantata che sembra affiorare in un mare sonoro, in cui le onde, nel loro susseguirsi calmo e sereno, suggeriscono percorsi musicali, leggeri leggeri.
Ha lavorato con i materiali più diversi, legno, marmo, bronzo, terracotta, plexiglas, argento, oro.
Dal 1964 la sua attenzione è rivolta parallelamente all’arte incisoria con una produzione di circa 300 lastre.
Dal 1970 esplora il campo degli orafi con mini-sculture in oro e argento.
Sciavolino negli anni si è nutrito di grandi amicizie e collaborazioni con artisti ed intellettuali come Renato Guttuso, Carlo Levi, Giovanna Marini, Pier Paolo Pasolini, Ignazio Buttitta, Louis Althusser, Pierre Klossowski, Tahar Ben Jelloun, Younis Tawfik, Egi Volterrani.
Oggi la Regione Piemonte dedica uno spazio a cinquanta anni di attività artistica che ha saputo regalare a Sciavolino esperienze, amicizie e amori tenaci che gli hanno permesso di realizzare il suo sogno plastico della Scultura.
La Regione Piemonte pone così il sigillo ufficiale all’amore riconoscente che Sciavolino ha sempre avuto per Torino.
Inaugurazione 19 marzo
Cavallerizza Reale
Via Verdi 9, Torino
Orario: dal martedi alla domenica 11 - 20
Ingresso libero