Loft Arte
Valdagno (VI)
corso Italia, 35/f
0445 406920
WEB
Fabrizio Berti
dal 14/3/2008 al 17/4/2008
sab 17-19, tutti i giorni su appuntamento

Segnalato da

Galleria Loft Arte



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Fabrizio Berti



 
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14/3/2008

Fabrizio Berti

Loft Arte, Valdagno (VI)

La mostra si articola in una serie di quadri a rappresentare in modo ironico e satirico lo spirito storico delle due opposte ideologie. Esposte due tele di grande formato e una cinquantina di piccole tele.


comunicato stampa

Sabato 15 marzo 2008, alle ore 18.00, presso la sede della galleria Loft Arte, in Valdagno (VI) Corso Italia 35/f, avrà luogo l'inaugurazione della mostra di Fabrizio Berti.
In questa mostra l'artista presenta due opposte situazioni: Destra e Sinistra. La mostra si articola in una serie di quadri a rappresentare in modo ironico e satirico lo spirito storico delle due opposte ideologie. Saranno esposte due tele di grande formato e una cinquantina di piccole tele.

Con questa mostra continua il nuovo programma espositivo della galleria, orientato soprattutto su artisti che non sono ancora transitati per il circuito delle gallerie italiane.

Fabrizio Berti è nato nel 1983 a Trento, vive e lavora a Torcegno (TN).

DESTRA / SINISTRA

Ma cos’è la Destra

“L’arte non può cambiare il mondo
Ma può contribuire a mutare la coscienza e gli obietti vidi coloro,
uomini e donne, che potrebbero cambiarlo”
(Marcuse)

Si comincia a ridere della destra e della sinistra, stanno forse finalmente uscendo dalla storia, stanno meglio nella satira. Già Gaber s’era domandato ma cos’è la destra, cos’è la sinistra, e aveva già notato che la gente è poco seria - quando parla di destra o di sinistra, segno che stava già montando la satira.
Fabrizio Berti la satira la porta in pittura, nella fattispecie del gioco perché ormai non mordono più: destra e sinistra servono non più che al mondo delle figurine, Hitler o Mao Tse Tung, Stalin o Mussolini, precipitano nella iconografia ridicola delle marionette o delle icone del teatrino dei pupi. Diventando essi stessi dei pupi, questi avventurieri della storia adesso ritrovano una sorta di infanzia dalla quale fanno invano dei sogni proibiti. Con loro, più ridicoli e più piccoli, i loro stessi eroi di servizio, gli eserciti in confezione giocattolo: guardie rosse o esse esse, da una parte e dall’altra, non sono più grandi di birilli. E i birilli diventano ridicoli quando fanno il viso dell’arme. La loro stessa misura li abbassa al ruolo di embrioni immaturi e inibiti, armi in pugno.

E’ sintomatico il processo della costruzione iconografica di questi capi e dei loro nani: la semiotica è identica, cerchi e semicerchi per inscriverne i volti, il ciondolone della bocca e poi al posto del cervello e del cuore, della testa e del petto, il vestiario ideologico in formato ridotto. E i loro nani feroci in divisa di servizio, nello schema-versione di non più che accendini della guerra.
Ma, cos’era la destra?
“La catastrofe probabilmente è cadere nell’estetica” è l’idea di Roland Barthes, ma più probabilmente è prima l’idea di Hitler a destra – Hitler era un pittore - e di Mao a sinistra – da giovane Mao era un cultore di libri, un letterato, quasi.
Due esordienti della rivoluzione culturale, due professionisti della involuzione culturale.
Fabrizio Berti li porta in galleria, loro e le loro due estetiche, apparentemente diverse, apparentemente contrarie. In catalogo figurano rovesciati: niente davanti e dietro, copertina e retro-copertina, ma, indifferentemente, da una parte i neri – i capi, le loro truppe -, dall’altra i rossi, capi e truppe. Ironicamente intercambiabili.
Innominabili, le cose.
Per esempio.
Hitler scrive il Mein Kampf, e inventa una bio-estetica, di razza, secondo il canone classico della imitazione della natura. Dice: “verrà allevata una gioventù che spaventerà il mondo. Io voglio una gioventù che compia grandi gesta, dominatrice, ardita, terribile. Gioventù deve essere tutto questo. L'animale rapace, libero e dominatore, deve brillare ancora dai suoi occhi”. E, ancora: “Il gioco della guerra consiste nella distruzione fisica dell'avversario. Per questo vi ho ordinato di massacrare senza pietà qualsiasi uomo, donna o bambino che non appartenga alla vostra razza. Così soltanto potremo ottenere lo spazio fisico che ci abbisogna”. Oppure: “Troverò qualche spiegazione per lo scoppio della guerra. Non importa se plausibile o no. Al vincitore non verrà chiesto, poi, se ha detto la verità. Nell'iniziare e nel condurre una guerra non è il diritto che conta, ma il conseguimento della vittoria”, e infine: “Non si può parlare né di uguaglianza né di fraternità tra gli uomini; tali idee sono inaccettabili perché contro natura. E' giusto invece che certi individui e certe razze - quelli superiori - si impongano sugli altri e li costringano a obbedire”.
Da cui Auschwitz, eccetera.

Anche Mussolini inventa la sua estetica, ma si perde nel gioco delle parti, e chi non l’ha visto non riesce a credere che la sua più che una politica era un’estetica del gesto, della voce, della mise e della rappresentazione. Un classicista il dux, un classicista di provincia che gonfia il petto e si doppia: gioca allo specchio come il bambino di Lacan che si atteggia perché s’accorge dell’io… se ne replicano ancora i valori in certi gadget e in offerta speciale che ne istoriano bene la gloriola: una Tshirt nera modello Decima MAS o bianca Volto del Duce; una Felpa modello Me ne frego e una tutta Credere-Obbedire-Combattere, e varianti: con Boia chi molla, Duri e Incazzati, Molti nemici/Molto onore; se no Polo nera con Aquila e Fascio o Bianca modello Italia; Sciarpa Onore e Fedeltà, Ciondolo Ascia bipenne, Spilla tricolore, Toppa del Duce o Toppa con scritta Onore e Fedeltà, Bandane e Foulard e scritta: Con noi o contro di Noi, o modello Benito Mussolini o modello nero Leonessa, Cravatte con M di Mussolini o Aquila con Fascio, Bandiera Marcia su Roma o Tricolore e Fascio, Polsini del Duce, Cofanetto con portafogli e portachiavi in pelle abbinati con effige del Duce, ecc. ecc.
Non è un gioco?
Fabrizio Berti ne dipinge anche l’ala militare e la distribuisce nell’estetica dei monotipi che dicevamo. SS o Camicie Nere, a parte il differenziale di tragicità, in positivo erano biunivoci, duplicabili come pezzi di ricambio.
L’artista li distribuisce a schiera, li butta in ridere, e ridendo castigat mores.
Salvatore Fazia

Ma cos’è la sinistra

“E solo coloro che sono lontani dal potere,
rinchiusi nel tepore della loro camera, delle loro meditazioni, questi solo
possono scoprire la verità”
(Foucault)

Specialmente in un momento come il nostro che la corsa al potere – complice la religione - è la corsa al centro, al contrario di come era cominciata, quando nell’agosto del 1789 la rivoluzione francese, e sempre sulla religione, si era divisa ai due lati, in destra e sinistra: è così che con l’involuzione-evoluzione attuale – complice la religione – è il cerchio della storia che si chiude, con quell’immagine stiracchiata delle Larghe Intese, di cui i nuovi capi vanno sparlando ma dove i nostri eroi stanno ineluttabilmente andando a finire.
Le denominazioni "destra" e "sinistra" - le due parti opposte nell'arena politica - nascono in Francia durante la Rivoluzione francese. Il momento iniziale si fa risalire alla seduta di fine agosto 1789, quando viene in discussione nell'Assemblea nazionale l'articolo della dichiarazione dei diritti dell'uomo che riguarda la libertà religiosa.

Ma c’è un esempio più contemporaneo: in una nazione islamica moderna, uno spettro politico può essere definito in base alla visione del ruolo del clero nel governo. Quelli che ritengono che il clero debba avere il potere di far applicare integralmente la legge islamica vengono collocati su un estremo dello spettro, mentre quelli che sostengono una società completamente secolare si trovano all'estremo opposto; tutti quelli che hanno visioni più moderate possono essere collocati all'interno di questi due estremi.
Oggi pare essere prossima l’occasione quando verrà in discussione nella nuova assemblea nazionale la questione etico-religiosa – e dunque, complice o testimone, ancora la religione.
Stalin?

Eccolo:
“Noi viviamo senza avvertire sotto di noi il paese / i nostri discorsi non si sentono a dieci passi di distanza, / ma dove c’è soltanto una mezza conversazione / ci si ricorda del montanaro del Cremlino. / Le sue grosse dita sono grasse come vermi / e le sue parole sicure come fili a piombo. / Ridono i suoi baffi da scarafaggio, / e brillano i suoi gambali. / Intorno a lui c’è una masnada di ducetti dal collo sottile / e lui si diletta dei servigi dei semiuomini. / Chi fischietta, chi miagola, chi piagnucola / se soltanto lui ciarla o punta il dito. / Come ferri da cavallo egli forgia un ukaz dietro l’altro, / a uno l’appioppa nell’inguine, a uno sulla fronte, / a chi sul sopracciglio, a chi nell’occhio. / Non c’è esecuzione che non sia per lui una cuccagna”.
Chi ne parla così è un giovane poeta della più rara intelligenza e della più dolce tenerezza d’animo, Osip Mandel’stam: aveva già detto che colui che eleverà le parole e le mostrerà al tempo, come un sacerdote mostra il pane eucaristico, diventerà un secondo Gesù Nazareno. Era lui, difatti, il nazareno, è stato, difatti, anche crocifisso alle persecuzioni di Stalin, finché è morto – non riconosciuto, non riconoscibile - in un gulag.
Questioni di estetica.

Ha fatto fuori uno così, Stalin, tanti così, centinaia così… una criminalità sviluppata sui due lati, quelli della quantità con i genocidi in massa dei contadini, quelli della qualità con gli assassini degli intellettuali, dei poeti e degli artisti. Majakovskij aveva già tentato di scrivere che si sentiva come una fabbrica sovietica che produce felicità, e però ha dovuto tragicamente costatare che la vita quotidiana era rimasta indietro: così ha dovuto suicidarsi.

Mao?
Fallita l’estetica dei cento fiori e delle cento scuole, scatenandosi la diversità in seno al gruppo dirigente, Mao fa la Rivoluzione culturale affidando il potere direttamente alle Guardie Rosse, gruppi di giovani, spesso adolescenti, che mettevano in piedi dei propri tribunali. Portarono alla distruzione di molto del patrimonio culturale della Cina, ivi compresi migliaia di antichi monumenti, accusati di retaggio della borghesia.
Nasce il Libretto Rosso, formato tascabile, perché doveva essere portato nella tasca superiore della giacca, modello mao: era nata la giacca maoista.
Con Lenin l’arte era già degradata all’estetica della rotella e della vitina. Mao cita Lenin e dice che l’arte dev’essere una rotella o una vitina nel meccanismo generale della rivoluzione. E’ l’estetica delle citazioni che porta al libretto rosso e alle guardie rosse.
E’ quando arrivano all’estetica che le rivoluzioni diventano pericolose, si fanno cattive e disposte alle stragi: dalla ghigliottina ai lager ai gulag…
Renoir l’aveva detto, quando si tratta di arte sotto c’è qualcosa di losco.
Per Roland Barthes, quando si arriva all’estetica, è la catastrofe.
Che sia la trasfigurazione?
Salvatore Fazia

Inaugurazione Sabato 15 marzo 2008, alle ore 18.00

Galleria Loft Arte
Corso Italia, 35/f - Valdagno (VI)
Orario: sabato dalle 17.00 alle 19,00 tutti i giorni su appuntamento tel. 335 6174115
ingresso libero

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Franco Daniele
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