In mostra 3 artiste che si interrogano sulla possibilita' di applicare e tradurre le loro esperienze in opere attraverso la pittura. Il glamour, il corpo della donna, e la sua quotidianita' vengono rielaborati in vista di una nuova archiviazione.
A cura di Simona Barucco
Sonia Ceccotti, Antonella Cinelli e Elena Monzo si interrogano sulla possibilità di
applicare e tradurre le loro esperienze in opere, agendo su una possibile logica che
tenda ad aprire la strada a nuove interpretazioni. E' un gioco sottile che punta a
mostrare e, a volte, a celare nell'opera, due momenti percettivi e interpretativi
differenti, a volte contrastanti, perché le verità che in esse si vogliono
affermare, non possiedono un'univoca dimensione, ma possono dirigersi
democraticamente in più Ipotesi di senso. Le immagini che le artiste presentano,
lavorando con corpo e mente, sono il risultato di un processo in cui la
rappresentazione dei diversi aspetti dell'universo femminile assume una forma
polivalente.
Scrive Simona Barucco: "In ogni opera di Sonia Ceccotti si
ha la sensazione che qualcosa si stia materializzando, che il magma caotico stia
prendendo le forme della vita, disegnando e colorando le cose con cui questa vita
c'intrattiene. Zingari di un nomadismo culturale che ci ha sedotto in epoche non
remote, oggi si torna a interrogarci sul valore del senso, che questo secolo
contribuisce a escludere. E se è solo transizione, speriamo sia la migliore, quella
che ci aiuterà a riflettere su come ipotizzare altri valori.
Un'artista come Sonia Ceccotti afferra le difficoltà della mescolanza temporale, le
inadempienze di una cultura che immagina che panni avrà, ma non sa quali oggi
indossare, e rilegge rapidamente questo ulteriore senso al tramonto. La Ceccotti
traduce l'ansia di questa traduzione in continui omaggi a quelli che sono i gesti
del glamour, di una realtà tanto povera quanto caleidoscopica, in colori che sono
surreali e iperrealisti: è omaggio anche all'automatismo, convertito in lunga onda
elettromagnetica, capace di retroilluminare schermi d'ogni fattura o la nostra
retina sempre più disincantata, così come Antonella Cinelli aiuta a riconsiderare il
senso della pittura, e lo fa affermando il suo universo, fatto di tremori, di
delicati incontri, di elaborati punti di vista, che scendono a oscurare gli stati
della vita. C'è geometria, ma c'è soprattutto ordine, razionalità, fermezza. Le
immagini sono perfette, ricercate, rigorose ma tenui, sospese, perché appartengono
alla memoria e si rincorrono, si alternano, si affrontano su un campo che è un'arena
dei sogni. Da quest'articolato contesto emerge una figura, un corpo muto, attonito,
che percepisce la densa e pesante atmosfera, e ne fa legge.
La donna e il suo senso, è sbiadito ricordo, la quotidianità è rielaborata al
computer, che riscrive le forme e le rende pure, docili, assecondanti. Non più
incandescenze. Si riconoscono i piaceri della notte. Ci si immerge in quel lungo
fiume inquieto che è la vita con Elena Monzo, ma non solo la sua: al suo interno
affluisce una storia da difendere, da immagazzinare nelle viscere, analizzandola e
riconoscendone i migliori frammenti. Generazioni si confrontano sul lavoro di
archiviazione e rielaborazione. Ipotesi di senso si sovrappongono, si confondono e,
generando altro umore, altro liquido fluire di ricordi, sensazioni, tempo, generano
ancora se stesse, all'infinito. La storia è pelle, macchia umana nelle pieghe degli
abiti, della biancheria. E' odore di vuoto, senso dell'equilibrio minacciato,
destinato a svanire come ogni traccia di noi"
Inaugurazione 29 marzo ore 19
GiaMaArt Studio
Via Iadonisi 14, Vitulano
Orari: dal martedì al sabato ore 17.00 - 20.00 e per appuntamento