Palazzo Te
Mantova
viale Te, 13
0376 323266 FAX 0376 220943
WEB
La Forza del Bello
dal 28/3/2008 al 5/7/2008
9-19, la biglietteria chiude alle 18
0376 323266, 0376 369198
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Segnalato da

Lucia Crespi



approfondimenti

Salvatore Settis



 
calendario eventi  :: 




28/3/2008

La Forza del Bello

Palazzo Te, Mantova

La mostra, curata dal Salvatore Settis, illustra la storia della presenza dell'arte greca in Italia nella millenaria vicenda di contatti e scambi che forma la trama delle culture artistiche del Mediterraneo. Sono presentate oltre 100 opere in una sequenza narrativa che dal VII secolo a.C. conduce lo spettatore fino ai ritrovamenti archeologici dell'800, alla scoperta della formazione del gusto moderno e dell'apprezzamento dell'arte antica.


comunicato stampa

A cura di Salvatore Settis

La mostra "La forza del bello. L’arte greca conquista l’Italia", curata da Salvatore Settis con Maria Luisa Catoni, illustra con una scelta di oltre centoventi opere di straordinario impatto visivo, provenienti da tutto il mondo, la storia della presenza dell’arte greca sul territorio italiano, di centrale importanza nella millenaria vicenda di contatti e scambi che forma la trama delle culture artistiche del Mediterraneo.

Nelle sale affrescate da Giulio Romano e nelle Fruttiere di Palazzo Te, per la prima volta contemporaneamente, sono esposti i capolavori dell’arte classica in una sequenza narrativa che dal VII secolo a.C. conduce lo spettatore alle scoperte archeologiche dell’Ottocento e alle recenti restituzioni da musei americani, invitandolo a seguire il processo di riscoperta e conoscenza storica ancora oggi in corso.

L'esposizione, che si avvale dell'allestimento di Andrea Mandara, si propone di illustrare narrativamente, con una scelta di oltre centoventi opere di straordinario impatto visivo, provenienti da tutto il mondo ed esposte per la prima volta contemporaneamente nelle Sale di Palazzo Te e nelle Fruttiere. la storia della presenza dell'arte greca sul territorio italiano, di centrale importanza nella millenaria vicenda di contatti e scambi che forma la trama delle culture artistiche del Mediterraneo. Pur non essendo questa una vicenda lineare, si sono individuate tre fasi successive e ben caratterizzate, corrispondenti, ciascuna, a una sezione della mostra. Si propone così un racconto storico attraverso opere di altissima qualità estetica.

Nella prima fase (VINI sec. a.C.) l'arte prodotta nelle città greche dell'Italia meridionale e della Sicilia s'intreccia con quella prodotta in Grecia e importata non solo dai Greci d'Italia, ma anche da altri popoli della Penisola, specialmente gli Etruschi, che ne sono conquistati e prendono a imitarla. Fra le culture durevolmente sedotte dall'arte greca spicca quella di Roma, cui è dedicata la seconda parte dell'esposizione (III sec. a.C. - IV sec. d.C.). I Romani non solo saccheggiano e raccolgono opere d'arte greca, ma attraggono artisti greci a lavorare per loro in Italia, e delle opere più celebrate vogliono copie "in serie", a ornare case, palestre e giardini. Questa "moltiplicazione" dell'arte greca e l'eco duratura che essa lascia nelle opere degli scrittori romani, ne ha assicurato la fama e ha costruito le premesse per la sua ricerca e riscoperta dal Medio Evo all'Ottocento, tema della terza parte della mostra. A un'idea quasi favolistica dell'arte greca perduta si affianca, dal Quattrocento in poi, l'importazione di sculture dalla Grecia; rinasce il collezionismo di scultura antica e, nell'assiduo tentativo di ricostruire l'antica narrazione storica dell'arte, si impara a distinguere gli originali dalle copie, mentre dal suolo italiano spuntano nuovi originali greci.

Questa sequenza narrativa vuole far emergere alcuni tratti costanti del gusto che ha radicato l'arte greca nelle culture d'Italia: dall'una all'altra sezione si inseguono dunque, con la forza potente del richiamo visivo, i grandi temi che segnano i meccanismi della ricezione. E' infatti su questa base che nasce, dal Settecento in poi, lo studio "scientifico" dell'arte greca, partito con l'antiquaria italiana e culminato nell'archeologia tedesca. La presenza dell'arte greca in Italia diviene così la matrice e il lievito di un processo di riscoperta e conoscenza storica ancora in corso.

Prima sezione: Un'Italia greca

La presenza di opere d'arte greca sul suolo italiano comincia almeno dal VII secolo a.C.
A volte sono le opere di artisti greci ad essere importate in Italia, a volte gli stessi artisti si trasferiscono in Italia. Ma buona parte dell'Italia è allora interamente greca: colonie greche - come Tarante, Sibari, Crotone, Reggio, Siracusa, Agrigento - popolano infatti le coste dell'Italia meridionale - la Magna Grecia - e della Sicilia.

Le opere d'arte prodotte in queste città sono ovviamente del tutto greche, anche se talvolta hanno caratteri stilistici peculiari. Ma anche altri popoli non greci dell'Italia antica importano in massa oggetti di prestigio prodotti in Grecia e se ne fanno profondamente influenzare: emergono fra questi gli Etruschi e, più tardi, i Romani. Ceramiche e sculture non vengono importate per il loro valore d'arte, bensì per la loro funzione, ad esempio per comporre corredi funebri o gli arredi dei santuari; tuttavia, la fortuna dei criteri di analisi del visibile e di rappresentazione elaborati dall'arte greca è dovuta soprattutto alle sue alte qualità formali, alla sua capacità di narrare il mito (e più tardi la storia), ma anche di "mostrare" al meglio il bello, l'umano e il divino.

E' proprio in questi secoli che l'arte greca sviluppa infatti i suoi tratti caratteristici più marcati e più duraturi, cioè:
• un'accentuata attenzione al corpo umano nei suoi valori di energia e di eleganza;
• la contrapposizione e l'equilibrio fra le norme del controllo sui movimenti del corpo e la sfrenatezza consentita in condizioni estreme (la guerra, le danze bacchiche);
• il contrasto fra la sensualità dei corpi, specialmente femminili, e l'intensità ideale dei volti, specialmente maschili;
• infine, le modalità di narrazione del mito e la rappresentazione degli dèi.
Questi stessi caratteri formeranno, nel tempo, le categorie estetiche della ricezione dell'arte greca. Saranno le ragioni della sua fortuna, e perciò ci permettono di articolare e intendere storicamente la forza del bello.

La sezione si apre con uno straordinario capolavoro: il Torso di kouros cosiddetto "Apollino Milani" in marmo bianco, dal Museo Archeologico di Firenze, ricongiunto alla Testa di kouros da Osimo in marmo, in collezione privata; eccezionalmente vengono assemblati come in origine. Tra i pezzi di grande bellezza e importanza, la copia in bronzo del monumentale Cratere di Vix, da Châtillon-sur-Seine, appaiato al grande Perirrhanterion fittile da Metaponto; la splendida Testa femminile in marmo da Francoforte e una scultura monumentale di provenienza siciliana: Statua di Mozia, in marmo. Queste sculture fanno parte di un gruppo di otto opere tutte provenienti dalla Sicilia, richieste dai curatori per esemplificare la massiccia presenza dell'arte greca nelle greche Italia Meridionale e Sicilia. Altre opere sono il Sileno inginocchiato da Armento, in bronzo, proveniente da Monaco e la Statua di Zeus da Ugento da Taranto. La pluralità dei media di trasmissione di forme e valori della cultura greca è esemplificata, nella mostra, anche attraverso esemplari dì pittura vascolare dì altissima qualità pittorica.

Seconda sezione: La grecia conquista Roma

"Una volta conquistata, la Grecia conquistò i suoi selvaggi vincitori, e portò le arti fra i contadini del Lazio": queste parole, citatissime, di Grazio descrivono molto bene l'attitudine dei Romani verso la cultura greca. La Grecia già nel II secolo a.C. è completamente assoggettata a Roma sul piano politico e militare: le città greche di Sicilia e Magna Grecia lo erano state anche prima, altre aree di cultura greca, da Pergamo ad Alessandria, vengono sottomesse dai Romani fra il II e il I secolo a.C. Ma per i Romani delle classi elevate, la cultura greca costituisce per secoli un costante punto di riferimento. Attratti irresistibilmente dall'arte greca, non solo per la funzione che gli oggetti d'arte potevano avere in templi, luoghi pubblici e dimore, ma specialmente nei suoi valori di bellezza e di eleganza, i Romani cercano di appropriarsene in varie forme.

Importazione e Collezionismo
Prima di tutto, moltissime opere d'arte greca vengono violentemente strappate alle città sconfìtte, ad esempio Siracusa nel 212 a.C. e Corinto nel 146 a.C. e portate come bottino di guerra a Roma, dove sfilano nelle processioni trionfali e sono poi esposte nei templi. Molti Romani delle classi più alte fanno inoltre a gara nel raccogliere nelle loro ville opere d'arte greca, dando vita a un collezionismo assai competitivo.

Artisti greci in Italia
Un altro modo di assicurarsi la presenza dell'arte greca in Italia, specialmente a Roma, è di offrire lavoro e commissioni ad artisti greci, che in gran numero si trasferiscono a Roma e vi impiantano le loro botteghe. Il mercato della capitale dell'impero è ormai assai più vivace di quello delle città greche e, in qualche caso, ad esempio a Rodi, crisi economiche e politiche di grande portata hanno addirittura quasi estinto la richiesta di opere d'arte. Gli scultori del Laocoonte, ad esempio, sono tre maestri di Rodi, che si trasferiscono a Roma dopo il crollo economico della madrepatria, e perciò della domanda d'arte, verso il 40 a.C. A volte, poi, le botteghe degli artisti greci si specializzano nella produzione di opere "all'antica", che si sforzano di riprodurre gli stili arcaici del VI secolo a.C. o quelli "classici" del V e del IV: una prima forma di canonizzazione dell'arte del passato, alla quale artisti e committenti cominciano a guardare con spirito retrospettivo e nostalgico.

L’industria delle copie
La spoliazione delle opere d'arte dalle città greche non può essere totale e, nonostante i numerosi approdi di originali greci a Roma e in Italia, la domanda di opere d'arte greca supera largamente l'offerta di originali. Le richiedono avidamente i singoli "collezionisti", ma anche i cittadini che desiderano per le loro case pochi pezzi da esibire come prova della loro cultura alla greca; molto richieste sono anche per l'arredo di edifici pubblici come terme e ginnasi, dove è prescritta una fitta decorazione di livello culturale alto, cioè necessariamente greco.
Nasce così l'industria delle copie. I grandi capolavori del passato, riconosciuti come tali anche perché citati con frequenza nei libri specializzati di "storia dell'arte" (che in Grecia si cominciano a scrivere già dal III secolo a.C.), vengono più o meno accuratamente copiati, spesso sulla base di calchi in gesso fatti sugli originali. Queste copie sono per noi preziosissime, perché spesso ci restituiscono l'aspetto generale di originali andati quasi tutti irrimediabilmente perduti.

Nella scelta delle opere d'arte greca che arredavano le loro città e le loro case, i Romani tendono a privilegiare valori, non solo formali ma etici, come l'energia e l'eleganza, la bellezza del corpo, la raffinatezza delle forme, la gioia di vivere; la maestà del divino e i caratteri e le espressioni del volto umano. L'arte greca nella quale la cultura romana ama rispecchiarsi assume in tal modo il significato di un deposito inesauribile di modalità narrative e rappresentative e, insieme, di un organico serbatoio di memoria culturale. Il mito greco viene non solo raccontato incessantemente, nella letteratura e sulla scena teatrale come nella decorazione domestica, ma diventa anche uno specchio in cui identificarsi: perciò i Romani amano sempre più farsi rappresentare nelle vesti di figure mitiche dell'antica Grecia, ma anche raccogliere in biblioteche pubbliche e private, in case e ville, gallerie di ritratti dei poeti e dei filosofi greci. La ricezione dell'arte greca finisce così col tradursi in un lento ma radicale cambiamento di funzione: statue e dipinti sono ormai primariamente ricercati per la loro bellezza e qualità, sono "oggetti d'arte" e come tali formano una parte essenziale della cultura romana. La Croccia capta - "Grecia conquistata" - ha davvero conquistato Roma e, attraverso la vastità del suo impero, è pronta a invadere l'Europa.

Tra le opere più importanti esposte in questa seconda sezione della mostra segnaliamo: la Testa colossale di Atena in marmo, dai Musei Vaticani, il Volto in avorio da Cesano, da Palazzo Massimo a Roma, le due Statua di efebo tipo Westmacott in marmo, dall'Antiquarium della Villa Papale di Castel Gandolfo e dai Musei Capitolini, la Statuetta di efebo portalampada in bronzo, dal Museo Archeologico di Napoli, la Statua di Antonia Minore come Venere Genitrice in marmo, da Baia, e la splendida Statua di Apollo da Piombino in bronzo, dal Louvre. E alcuni notevoli affreschi, come Affresco con scene dell'Odissea dai Musei Vaticani.

Sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica Italiana

Promotori
Ministero per i Beni e le Attività Culturali Direzione Generale per i Beni Archeologici
Comune di Mantova
Regione Lombardia Direzione Generale Culture, Identità e Autonomie della Lombardia
Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te
Museo Civico di Palazzo Te
Regione Siciliana

Sostenitori
Fondazione Banca Agricola Mantovana
Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Mantova

Sponsor principali
Banca Agricola Mantovana
Eni

Catalogo Skira

Ufficio stampa: Lucia Crespi
Via Francesco Brioschi, 21, 20136 Milano tel +39 0289415532 e-mail lucia@luciacrespi.it

Inaugurazione venerdì 28 marzo 2008 alle ore 11.30. Solo su invito

Palazzo Te
Viale Te, 13 – 46100 Mantova
Orari
9.00 – 19.00
(chiusura biglietteria 18.00)
Biglietti
intero: 10 €
ridotto: 8 €
gruppi superiori alle 15 unità, maggiori di 60 anni, possessori del biglietto di ingresso al Museo Archeologico Nazionale di Ferrara, possessori MantovaCard, possessori di CardBresciaMusei, soci Touring Club, soci FAI, altre categorie convenzionate
ridotto: 4 €
visitatori tra i 12 e i 18 anni, studenti universitari e disabili gratuito
minori di 11 anni, un accompagnatore per gruppo, due accompagnatori per scolaresca, accompagnatori di disabili che presentino necessità

Prenotazioni
199 199 111
dall’estero +39 02 43353522
dal lunedì al venerdì ore 9 – 18

Diritto di prenotazione
Tariffa ordinaria: 1,5 €
Tariffa per studenti: 0,5 €

Modalità di visita
La visita della mostra è regolamentata da un sistema di fasce orarie con ingressi programmati.
La prenotazione è obbligatoria per i gruppi e consigliata per i singoli.
Il biglietto di ingresso consente la visita gratuita anche del Museo della Città di Palazzo San Sebastiano (Largo XXIV Maggio, 12).

Visite guidate alla mostra incluso Palazzo Te
Gruppi (minimo 15 – massimo 25 persone)
in lingua italiana: 160,00 €
in lingua straniera: 180,00 €
La tariffa della visita guidata comprende l’utilizzo delle radioguide.
Per i gruppi con guida propria il noleggio delle radioguide è obbligatorio al costo di euro 30,00 per gruppo.

IN ARCHIVIO [49]
Aldo Andreani Architetto
dal 5/11/2015 al 30/1/2016

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