Due sedi
Borgomanero (NO)

Giorgio Chiesi
dal 4/4/2008 al 25/4/2008
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Giorgio Chiesi



 
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4/4/2008

Giorgio Chiesi

Due sedi, Borgomanero (NO)

C'e' qualcosa di nuovo. Il percorso dell'artista parte dal realismo sociale milanese di fine anni '60, per scoprire nel decennio successivo Bacon e Giacometti, che egli metabolizza nelle sue figure urlanti.


comunicato stampa

Il percorso artistico del Maestro Chiesi parte dal realismo sociale di fine anni ’60 di Milano: diviene amico di Ferroni, Vicentini Banchieri, Vaglieri e Cappelli iniziando a frequentarne gli studi. In alcuni viaggi a Roma incontra poi Vespignani e Mulas; fin da subito al centro delle opere di Chiesi è presente l’uomo con la sua tormentata quotidianità.
Con gli anni Settanta scopre e studia Bacon e Giacometti; metabolizzando e rielaborando queste conoscenze Chiesi crea figure che urlano. Anticipando la fine della società consumistica queste figure distorte e grigie indicano la disperazione dell’umanità in un mondo che appariva già senza futuro ma travolto da un finto benessere materiale ed apparente.
Un primo cambiamento verso il lungo cammino che lo ha portato ad oggi è avvenuto negli anni ‘80 dove si propone, non più con immagini distorte nel dolore, ma con personaggi metropolitani che gridano la loro solitudine anche se circondati da un formicolare di persone. Chiesi attribuisce ai suoi personaggi quel tono grigio della morte apparente: la stessa che ci sta distruggendo e annientando tutti.
Passa poi negli anni ’90 ad una pittura con una sorta di ribellione delle cose, dipingendo gli oggetti di tutti i giorni e di tutte le ore in un’assolutezza formale: oggetti totemici, nuova civiltà del vedere, una pittura fantastica e ludica.

E’ con il nuovo millennio che Chiesi sdrammatizza ed ironizza veramente sull’essere umano ed i suoi oggetti quotidiani: se in principio rappresenta grosse e coloratissime teste – innestate a piedi e senza corpi – che, contrastando con i fondi neri, fanno risaltare ancora una volta l’importanza dell’uomo, in seguito le grosse teste squadrate si trasformano in lunghi visi più armoniosi su fondi bianchi e minimalisti in cui gli elementi che circondano la figura come le uova al tegamino, i grossi telefoni o le biciclette nelle discariche metropolitane attirano l’attenzione del fruitore dell’opera - un messaggio nel nulla -
Il 2005 segna un ulteriore passaggio: le grosse teste, eseguite con gestualità e senza ripensamenti, sono vuotate da ogni pensiero e instradate da vari divieti e cartelli che indicano, senza effettivamente volerlo, la strada da seguire. I soggetti ivi rappresentati sono poi contornati da auto, cellulari e lampade, da tutto ciò che la tecnologia moderna propone: il tutto eseguito con un primitivismo infantile che fornisce suggestioni, suggerimenti e materia di pensiero per il proprio futuro.

Le ultime figure del Maestro sono il segno più libero della pittura - non pittura vista e colta sui muri delle città, nelle gallerie della metropolitana e nelle stazioni ferroviarie: reperti di una civiltà sottosopra in cui convivono «cose» della saggezza e «cose» della follia.

Un espressionismo gestuale e senza ripensamenti quello di Giorgio Chiesi che si rende evidente attraverso la realizzazione automatica dell’inconscio, dove, la tela fa da mezzo comunicante tra segno, materia e colore usando collage di carte e materiali vari – jeans, legni, camicie – ed è espressione dell’impulso incontrollabile del suo più profondo io.

Ancora oggi, dopo oltre quaranta anni, ciò che colpisce nella pittura di Giorgio Chiesi è quel senso di freschezza, di giovanile sentimento delle «cose» che non si è fatto indurire dal passare degli anni e dall’accanirsi dell’esperienza. Un atteggiamento disincantato quello di Chiesi, che ha saputo mantenere, anzi espandere, il bel sorriso dell’uomo/artista in smorfia del ribelle per natura, del non omologabile che non si fa rinchiudere in alcun sistema, che va oltre la prevedibilità del visto-non visto, che sta bene d’estate col cappotto e d’inverno col costume da bagno senza pensarci tanto; vivendo bene il privilegio d’essere artista.

Giorgio Chiesi nasce a Felina, nell’Appennino Emiliano, in provincia di Reggio Emilia. La famiglia si trasferisce a Milano dove Chiesi completa gli studi. Fino dai primi anni Sessanta svolge varie attività e il lavoro non gli permette di dedicarsi a tempo pieno alla pittura che già si manifesta come il suo interesse primario.
Conosce nel frattempo alcuni artisti e tra questi in particolare Enzo Vicentini e Gianfranco Ferroni; con il loro incoraggiamento comincia a dedicarsi completamente all’arte. La ricerca del suo segno e del suo stile e lo studio dei soggetti lo accompagnano fino ad oggi.

Nel 1970 conosce Giuseppe Migneco e ne frequenta assiduamente lo studio approfondendo così i suoi interessi culturali con il mondo dell’arte. Migneco lo presenta a Paolo Marini, gallerista di Firenze che nel 1979 gli organizza la prima personale con presentazione in catalogo di Renzo Bertoni.
Negli anni successivi, il legame con Marini e Bertoni sarà determinante per il proseguimento dell’attività di Chiesi che terrà mostre personali nelle maggiori città italiane, sostenuto ed incoraggiato da numerosi collezionisti. Ad oggi contiamo, infatti, al suo attivo più di cinquanta collettive e oltre cinquantacinque personali.

Inaugurazione 5 aprile 2008 Fondazione Marazza ore 17.00 / ore 18.00 la mostra continua alla Galleria Borgoarte con rinfresco

Sedi:
Fondazione Achille Marazza
Viale Marazza, 13 - Borgomanero
da martedì a giovedì dalle ore 14.00 alle ore 19.00

Borgo Arte
corso Mazzini 51- Borgomanero
venerdì e sabato dalle 09.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 18.00

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