Maria Teresa Gavazzi
Giovanni Tufano
Elena Di Raddo
Gretel Fehr
Georgia Cadenazzi
Ginevra Quadrio Curzio
Il Pollaio, un capriccio: disegni, pollage, musica e starnazzi. Una mostra di disegni della serie The Tennis Court e di collage da Fashion Beasts, ritagliati e adattati ad animali da cortile e non, con divertissement dal vivo a libero sviluppo giocoso. A cura di Elena Di Raddo e Gretel Fehr.
progetto di Maria Teresa Gavazzi in collaborazione con Giovanni Tufano
a cura di Elena Di Raddo e Gretel Fehr
con la collaborazione straordinaria di Georgia Cadenazzi
testo critico di Elena Di Raddo
testo filosofico di Ginevra Quadrio Curzio
cantata di Anna Aurenghi
vino del gallo nero scelto da Francesco Carugo
uova sode di fattoria e ali di pollo della casa
Una mostra di disegni della serie The Tennis Court e di collage da Fashion Beasts, ritagliati e adattati ad animali da cortile e non, con divertissement dal vivo a libero sviluppo giocoso, secondo lo stile di Maria Teresa Gavazzi, già inaugurato nel 2000 da Tufanostudio25 con la performance Il Canile, pittura da cani.
Faranno da colonna sonora le improvvisazioni al violoncello di Francesca Giomo sul coro a più voci dei presenti in mostra e delle Galline di Bolgheri, registrate da Clateo Caprotti e mixate da Alessandro Giomo.
Per far parte del Pollaio non occorre essere polli, basta mettersi una maschera e recitare la propria parte.
*per chi ha problemi di vista, il giorno dell’inaugurazione, sarà a disposizione l’audio-guida parlante Beatrice Carugo
Maria Teresa Gavazzi, é nata a Milano, ha passato l’infanzia in Brasile, ha studiato pittura all’Accademia di Brera a Milano, fusione del ferro all’Art Institute di Chicago e ritratto in Fotoreportage al London College of Communication. Attualmente vive e lavora a Londra.
Ha esposto in diverse gallerie e spazi istituzionali, come la Biennale di Osaka, Palazzo Bricherasio a Torino e il Nederlands Foto Museum.
info:
mailto:gretelfehr@libero.it
http://www.mariateresagavazzi.it
Tutti nel “pollaio”
Si apra la scena: entri il re, il politico, il giocatore di tennis, il pollo. All’apertura delle porte ecco manifestarsi nello spazio - galleria, museo, studio di un artista - un mondo eccentrico, imprevedibile.
La banalità non fa parte del modo di vedere le cose di Maria Teresa Gavazzi: tutto ciò che la sua immaginazione produce, che il suo sguardo tocca attraverso la macchina fotografica o che la sua pittura riproduce sulla tela è semplice realtà, trasfigurata però dalla sorpresa e da un’acuta osservazione. Dalle immagini rubate nelle strade e nella metropolitana di Londra, ai disegni ispirati agli accessori di moda (Fashion Beast) e ad alcuni modelli sociali (The Tennis Court), il punto di partenza è la dimensione del quotidiano, con i gesti o le situazioni che si ripetono come automatismi tutti i giorni, ma rese esperienze uniche attraverso uno sguardo curioso. Gli animali sono spesso il veicolo attraverso il quale dialogare in modo divertente e ironico con alcuni aspetti del nostro vivere quotidiano. Ispirandosi al mondo del fumetto e del cartoon l’artista inventa un linguaggio diretto, fatto di segni e situazioni semplici, ma veramente disarmanti.
E’ da questa combinazione, di genuinità e di sottile ironia, che nasce il “pollaio”: ironica e stravagante metafora della vita stessa, delle sue gerarchie, dei suoi costumi, privilegi ed emarginazioni.
Un luogo chiuso, imploso su se stesso, dove si riproducono gli stessi meccanismi che regolano la società contemporanea. Il pollaio, del resto, è, come molti ambienti della realtà sociale ed economica, soprattutto un luogo che produce. Come metaforicamente nel pollaio i meccanismi che regolano i rapporti tra gli individui sono quelli che la società del consumo impone a tutti i livelli, dalla vita nelle fabbriche a quella anonima negli uffici: microcosmi lavorativi in cui i ruoli, come maschere, nascondono e talvolta opprimono le singole esistenze. Entrando nell’ambiente di lavoro, siamo tutti chiamati a giocare un ruolo prestabilito, a seguire regole non scritte e meccanismi che ci permettono di sopravvivere, di essere accettati socialmente. Ed il mondo del lavoro è oggi il modello di ogni nostro agire in tutti gli ambiti della società. E’ a questa condizione cui intende opporsi l’artista, ironicamente, nel suo happening, che – come nella tradizione dadaista - si avvale di forme linguistiche diverse: dalla pittura, alla musica, alla performance.
Nello spazio della mostra tutti sono chiamati a partecipare al lavoro collettivo concepito da Maria Teresa Gavazzi, semplicemente indossando una maschera. Un gesto che non è privo di significato, in quanto implica l’accettazione di uno status, o meglio ne sottolinea la consapevolezza.
Tra starnazzi, rumori, chiacchiere, amplificazione delle mille parole che scorrono nella vita, ciascuno è chiamato a prendere il suo posto, a guardare alle cose di ogni giorno con uno sguardo diverso, più consapevole. Se l’ironia salverà il mondo, allora anche questo piccolo momento di vanagloria potrà contribuirne alla salvezza.
Elena Di Raddo
come la leggerezza in arte
così il pollo nell'estetica:
volatile terricolo,
è il paradosso dell'inconsistenza
che necessariamente si accompagna alla sostanza -
sotto le piume niente...
Ginevra Quadrio Curzio
''Chicchirichì!''
Il gallo ha cantato, il pollaio si è svegliato.
È successo un fatto nuovo, il galletto ha fatto l'uovo.
La gallina l'ha covato, ma non sa che cosa è nato.
Si stupisce questo sì, ma lo adotta lì per lì.
Se la nascita è un mistero, che si fa nel mondo vero?
Anna Aurenghi
Inaugurazione ore 18
TufanoStudio25
via Col di Lana, 14 - Milano
Orario: mar - ven su appuntamento
Ingresso libero