Metacubismo. "Un testimone eccellente della vita e del mondo in cui oggi viviamo. Un artista che analizza la decadenza dell'uomo e dei suoi valori, il 'consumismo' di quella parte del mondo tecnologicamente piu' avanzata'. (Sarah Vesco)
a cura di Sarah Vesco, Roberto Valore
C’è qualcosa di magico, di misterico e di trascendente nei personaggi e nelle figurazioni di Ramon Hamidi.
Quello che colpisce immediatamente, è la constatazione di trovarsi di fronte a un artista serio, che “scuce e cuce” la tessitura delle sue tele magiche, a volte difficilmente interpretabili, affidandosi a scene di vita quotidiana nonché alla Storia dell’Arte Contemporanea. Non è un caso infatti che Ramon si rivolga alla la propria pittura definendola “Metacubismo”: il suo è un volontario richiamo alla pittura di due dei più grandi pittori di tutto il Novecento, Giorgio De Chirico e Pablo Picasso.
Una magia di colori la sua, quasi uscita da alambicchi dove i riferimenti alla pittura “dechirichiana”, guardata attentamente, poi rivista e corretta dall’artista e rapportata ad un sapore mediterraneo sono i predominanti.
Credo, per quanto mi riguarda, che per conoscere, apprezzare, criticare positivamente o anche negativamente la pittura dell’Artista siciliano, da me incontrato prima attraverso un suo scritto poi personalmente attraverso un appuntamento diretto, occorra prima di ogni cosa saper leggere dentro il suo animo inquieto, solo apparentemente sereno.
Mingherlino, voce guizzante, carnagione chiara, capelli neri attaccati alla fronte, occhi scuri: tutto in sintonia con le sue tele esposte. Ramon racconta la sua vita, i suoi pensieri, più profondi di un ragazzo di appena 21 anni.
Un animo, quello di Hamidi, che cozza apparentemente con la sua pittura, che a prima vista appare tecnicamente perfetta, ma fredda. La lettura del mondo di Hamidi, diviene facile, solo quando si è riusciti a scrutarlo profondamente “dentro”, fino a “raschiare” in maniera impietosa quella robusta patina, che come una maschera, l’artista adopera nel tentativo di non far trapelare i suoi stati d’animo, quella religione del cuore tanto cara a Jean Jacques Rousseau, per scoprirne ed apprezzarne la sincerità creativa, la passionalità, le inquietudini, i dubbi, la sensualità, le contraddizioni, le “paure” dai “profondi rossi e neri” di una psiche apparentemente dolce ma al tempo stesso profondamente complessa.
Alcune opere sono un presagio di condanna per il mondo e conseguentemente di se stesso. O meglio, la testimonianza lucida di ciò che sta accadendo attorno all’uomo. Quale la salvezza che può riservare l’arte e questo artista, profondamente dolce, affettuoso, ed al tempo stesso introverso, sospettoso, dubbioso, con se stesso, ma con un mondo esplosivo dentro palesato da perfetti ingranaggi da lui stesso dipinti?
Mi riferisco ad esempio al dipinto Enigma raffigurante i diversi stadi che conducono l’uomo alla follia o il malessere costante di molte opere che mostrano la trasformazione dell’uomo, dettata da un malessere esistenziale, in una semplice marionetta.
E ancora, un’opera apparentemente meno complicata perché meno carica di simbolismo, raffigurante “uno stigghiolaro e un bambino” colpisce ugualmente e anche più di altre.
Sono i tratti somatici del bambino scavati, di un essere umano che dovrebbe pensare al gioco e al divertimento, infossati come quelli di chi è maturo e conosce la vita che inducono a riflettere.
Leggere l’animo umano è come leggere bene un dipinto, perché un’opera pittorica è lo specchio dell’anima, una finestra aperta nel cuore, uno spiraglio sicuro per conoscere la psiche dell’artista.
Ma è arte allora quella di Hamidi, e Hamidi è artista vero? Su questo non nutriamo dubbi.
È certamente Hamidi un testimone eccellente della vita e del mondo in cui oggi viviamo.
In particolare un artista che, meglio di altri, analizza la decadenza dell’uomo e dei suoi valori, il “consumismo” di quella parte del mondo tecnologicamente più avanzata, quella che dovrebbe appartenergli perchè ragazzo di 21 anni.
Ramon Hamidi non è allora, come potrebbe apparire, a prima impressione, pessimista.
Tenta al contrario, con la sua pittura di smitizzare e stigmatizzare il mondo che lo circonda, con la sua fantasia e con l’apporto del suo complesso mondo interiore, umanizzandolo al massimo.
Sarà interessante seguire in futuro l’evoluzione di questo giovane Artista fino a scoprire completamente l’uomo, che nella vita e nell’arte è poi quello che conta di più.
Sarah Vesco
Sabato 19 aprile alle ore 18.00
Art Gallery Valore
Via Principe di Paterno', 46 - Palermo
Orario: tutti i giorni, dalle ore 9.45 alle 13.00 e dalle 16.30 alle 19.30, fino al 30 aprile; Il lunedì mattina, il mercoledì pomeriggio ed il sabato mattina chiuso, domenica chiuso
Ingresso libero