Teoria della Devastazione. La mostra comprende un'ampia raccolta dell'ultima ricerca pittorica dell'artista, che e' giunto all'ipotesi di 'devastazione', una sua speculazione contigua, per molti aspetti, ai concetti sviluppati da Paul Virilio, teorico, filosofo, urbanista ed esperto di nuove tecnologie.
A cura di Mariagrazia Leonardi e anita t. giuga.
La mostra comprende un’ampia raccolta dell’ultima ricerca pittorica di
Cantone intonata alla Teoria della devastazione. Essa successivamente verrà
riproposta a Lisbona.
Devastazioni?
Ugo Cantone in questa solo exhibition sembra aver dato nuovi sviluppi con esiti di forte
impatto agli aspetti strutturali della sua lunga ricerca, che agli inizi, nei ruggenti anni
Sessanta, ebbe un rapporto di consanguineità con la corrente Optical e le tendenze
gestaltiche.
Fedele ai valori e alle riflessioni sulle modalità percettive, simulati oggi dal disegno Cad e
dalla grafica 3D, è giunto all'ipotesi di "devastazione", da lui teorizzata, una speculazione
contigua, per molti aspetti, ai concetti sviluppati da Paul Virilio, teorico, filosofo,
urbanista ed esperto di nuove tecnologie, peraltro coetaneo di Cantone essendo nato nel
1932. Sia pure da angolazioni diverse, Virilio e Cantone convergono sul fatto che
qualunque evento coinvolga il cittadino-individuo-consumatore risulta deturnato,
smarrisce i riferimenti spazio-temporali, tanto che il suo manifestarsi cade all'interno di
una circonferenza il cui centro è ovunque. La mondializzazione genera type solo
apparentemente fluidi, i comportamenti subiscono una standardizzazione soffice e
persistente, tanto che anche le emozioni, sincronizzandosi, revocano la sfida
dell'istintività.
In Cantone si rileva una metamorfosi radicalizzata del modus existendi nell'apparato
epistemologico, nel mood, nell'atmosfera, una metamorfosi che intride tutto il suo lavoro,
culminando nei concetti di devastazione/caos/fluidità e dinamismo.
In tal senso oggi creare un evento equivale a rompere il mimetismo e tornare nel nulla
della pre-esistenza. Produrre un evento significa allora, secondo Virilio, provocare un
incidente. Il saggista francese afferma, senza mezzi termini, che la più grande catastrofe
del ventesimo secolo è stata la città. Al panico dell'iperterrorismo di massa si è aggiunta
la delinquenza panica - la vexata quaestio della "sicurezza" -, tanto che le nostre
metropoli divengono i «bersagli per tutti i terrori, domestici o strategici». Fuggire dalle
città non serve, poiché il mondo è divenuto onnipolitano, un luogo di transito privo di
speranza, museo vivente delle devastazioni causate da un progresso tecnico
incontrollabile. Ma Cantone sta lontano da questi accenti catastrofici. Anzi, ha affrontato,
come si è detto inizialmente, con rigore e lucidità le severe composizioni gestaltiche: certe
forme-colore post futuriste, fino alle coalescenze disturbate e lenticolari che si sfaldano
in rizomi irregolari. La "Teoria della devastazione" sembra infatti collegarsi ad un progetto
d'indagine del paesaggio mediterraneo dove il Caos diviene sistema fluente tout-court.
Cantone attiva processi di allineamento, di profondità e di analisi che interagiscono
all'insegna di un "classicismo strutturale" e volgono verso un'ipermobilità cinetica e
dinamica.
Tutti modi espressivi e tematiche sostenuti nelle opere di Cantone da dominio tecnico,
background scientifico e visionarietà. I recenti lavori pittorici riesaminano gli iniziali
approcci gestaltici attraverso partiture cromatiche e compositive che alternano il
picchettato, al filamento, alla spatolatura. Tra i suoi progetti spiccano le città utopiche
realizzate in computer grafica. In queste ultime viene ipotizzato un altro quando, come
accade con le stelle e le galassie che percepiamo a milioni d’anni di distanza
dall’emissione dell’input visivo mentre forse sono già collassate. Città che esistono
progettualmente, ma non devono tradursi in materia concreta per possedere la validità
della dimostrazione. La prospettiva dalla quale ci viene consigliato di esplorare la realtà è
a volo d’uccello, dall’alto verso il basso. Lo sguardo ad alta quota riduce gli elementi
accidentali e depone sulle tele, e nelle tavole tridimensionali, un brulichio atomizzato, un
precipitato di corpuscoli, isotopi e memoria vettoriale al quale Cantone conferisce la
dignità, l’ordine attivo, dell’intelligenza cosmica. Questo canone deriva dalla vastità dello
sguardo dell’architetto-demiurgo, osservatore di geometrie e movimento dell’universo
come da distanze siderali.
anita t. giuga
Ugo Cantone - Nota biografica
Ugo Cantone già da bambino si dedica alla pittura coagulando negli anni
diversi approdi di ricerca. Parallelamente, ha lavorato come architetto e
come docente, divenendo professore di prima fascia in “Progettazione
architettonica e urbana” presso la Facoltà di Architettura dell’Università
degli Studi di Catania con sede in Siracusa. Tra le mostre più importanti,
figurano: nel 1966, Visual design nel padiglione dell’ex Fiera Agrumaria di
Reggio Calabria; nel 1968, Visual design, con presentazione di Bruno Munari,
nei locali espositivi dell’Università di Catania; Optical art presso
l’Accademia delle Belle Arti di Catania. Ha partecipato alla Biennale di
Venezia del 1992 dal titolo “Architettura e Spazio sacro nella Modernità”. È
stato selezionato per una mostra sul progetto “Roma per Gela” (Roma). Ha
conseguito il più elevato giudizio nel Concorso nazionale per il progetto di
recupero dell’ex Monastero dei Benedettini a Catania, presentato in mostra.
È stato invitato ad una mostra sulla modificazione e progettazione del
waterfront di Riposto (Bari, Fiera del Levante) e ad una mostra delle sue
opere architettoniche dal titolo “Dodici per Catania” presso la sede
dell’Accademia delle Belle Arti della città etnea. Ha ottenuto un alto
riconoscimento al Festival Internazionale di Architettura (Roma, La Sapienza
Valle Giulia) con un progetto di Teatro in fase di realizzazione a Siracusa.
Nel 2001 è stato invitato alla mostra internazionale di architettura e arte
Mediterraneo sacro curata da Carmelo Strano presso il Monastero dei
Benedettini di Catania. Nel 2003 ha presentato a Lerici, presso il Centro
Internazionale di cultura, una mostra sulla “Teoria della Devastazione”.
Sullo stesso tema è stato invitato, nel 2005, a presentare i suoi lavori al
Centro espositivo dell’Università di Buenos Aires e all’Università Tecnica
di Lisbona, Facoltà di Architettura. Nel 2007 è stato invitato a presentare
una sua mostra antologica, per il decennale della nascita della Facoltà di
Architettura, presso la Galleria espositiva di Palazzo Impellizzeri a
Siracusa.
inaugurazione venerdì 2 maggio 2008 alle 19
Centro Culturale Le Ciminiere
viale Africa, Catania
orari 10.30-13, 16.30-19.30
ingresso libero