Francesco Demolfetta
Federico Lanzani
Tom Porta
Enzo Santambrogio
Emiliano Scatarzi
Paolo Schmidlin
Alessandro Spadari
Jesse Wiedel
Collettiva di pittura. 8 artisti si confrontano con la modernita', che essi stessi contribuiscono a definire, in un inedito progetto di mostra collettiva autogestita in cui gli autori stessi partecipano attivamente e reciprocamente alla scelta delle opere.
Otto artisti si confrontano con la modernita' che essi stessi contribuiscono a definire in un inedito progetto di mostra collettiva autogestita in cui gli artisti stessi partecipano attivamente e reciprocamente alla scelta delle opere.Non competono tra di loro e non hanno un curatore che li seleziona. Come nel film di Chaplin, a cui la mostra idealmente si ispira, gli artisti rappresentano una societa' alienante e cupa, ma giocano con questa rappresentazione, ognuno con la sua "arma" espressiva.
Oltre alla creazione o alla scelta della propria opera in galleria infatti, ogni artista espone un breve testo che definisce con estrema liberta' la sua valutazione sulla mostra, o la sua "critica" al lavoro degli altri.o al tema della mostra. Una inattesa forma di militanza artistica e morale in cui l'artista si riappropria completamente della liberta' di pensare e giudicare, di inventare e scrivere, con un atteggiamento di partecipazione e di passione che prova ad uscire dal dualismo artista / curatore.
Dal graffiante e ironico lavoro "Alitaglia" di Francesco De Molfetta che si immerge direttamente nell'attualita' e nella cronaca quotidiana, agli imponenti robot di Tom Porta, che si ergono minacciosi in piazza Duomo, dalla gelida e silenziosa creatura di Paolo Schmidlin alle contorte sculturee ossee di Enzo Santambrogio, dalle ombre mediatiche di Scatarzi alla "via crucis" technopunk di Lanzani, dalle descrizioni di ordinaria violenza di Wiedel fino alla solenne gigliottina di Alessandro Spadari, la mostra si snoda tra linguaggi diversissimi ma con un unico sentimento comune: quel rapporto difficile ed a volte insopportabile con la cosiddetta "modernita'".
Antagonisti della mediocrita' e del conformismo, questi artisti riconsegnano all'arte quel ruolo importantissimo di avanguardia e di denuncia, che e' stimolo profondo di creatività.
Quando nel 1936 Chaplin realizzo' il film "Tempi Moderni" gli Stati Uniti stavano uscendo a fatica dalla grande depressione economica.
Nel film (oggi più che mai "moderno") Chaplin critica la crescente disumanizzazione imposta dall'asservimento alle macchine nella civilta' industriale (ben espresso nella sequenza della catena di montaggio, dove l'uomo e' ridotto a puro ingranaggio) e da una societa' basata sulla diseguaglianza e l'ingiustizia che calpesta la dignità umana. Spettacolare e profetica la sequenza della macchina automatica da alimentazione, che dovrebbe consentire di mangiare senza interrompere il lavoro (aspetto che avrebbe prodotto un vantaggio competitivo).
Ma cosa si intende oggi per "modernita'" ?
La sensazione e' che il termine sia ancora una volta distorto per attribuirgli una accezione forzatamente positiva, per imporre un presente che non ha futuro, per giustificare atti e atteggiamenti che appartengono più alla categoria del conformismo di costume, che non alla reale novita' coerente di autentico progresso umano.
Una illusione indotta, che ci incatena ad un presente che non e' "moderno" ma inutilmente caotico e privo per definizione di qualsiasi struttura intellettuale, ancorato soltanto ad una confusa e schizofrenica sensazione di onnipotenza tecnologica e di ottusa competizione economica. E' l' equivoco che cerca di metterci davanti al fatto compiuto, all'inevitabilita' delle sorti del mondo, all'ineluttabilita' del disagio, del controllo, della paura e della poverta'.
Alla fine, in questo mondo automatico ed estraneo, si può ancora, come insegnava Charlot, camminare senza una meta, armati del solo sorriso ? Luigi Pedrazzi
Inaugurazione mercoledi' 21 maggio 2008 ore 18.30
Galleria Arteutopia
Via Gian Giacomo Mora, 5 Milano
da martedì a sabato - 10:30-13:30 e 16:30-20:30
ingresso libero