In mostra una trentina di opere su carta tra cui 7 'meditazioni arbitrarie' sulla seconda strofa di 'Donna me prega' di Guido Cavalcanti, una breve serie di piccoli uccelli che fanno parte dell'esperienza personale dell'artista-ornitofilo e altre divagazioni.
Livio Marzot (Induno Olona 1934) oltre ad essere un artista straordinario è un uomo
di grande cultura, gusto e amore per la natura, gli animali, il buon vino e la poesia.
La sua prima mostra al Salone Annunciata nel 1959 si ispira al paesaggio informale.
Espone delle delicate carte con una pennellata azzurra d’acquarello sognante e perduta,
di cui Marco Valsecchi ha scritto “Nella sua pittura si avverte una nostalgia, una volontà
di purezza, un desiderio di verità elementari, il desiderio di una favola vera”.
Nel 1968 allestisce alla Biennale di Venezia una sala personale di grandi sculture
minimaliste, ma la chiude e rifiuta l’invito a partecipare alla successiva non per ragioni
di natura ideologica o protestataria ma per un intollerabile senso di soffocamento
claustrofobico causato dalle cariche della polizia nelle anguste calli veneziane e dalle
pressioni ricattatorie degli artisti esclusi, fortemente politicizzati.
Si trasferisce poi negli Stati Uniti dove presenta il suo lavoro concettuale al California
Art Institute, alla Stanford University e al Massachussets Institute of Technology.
Rientra in Italia alla fine degli anni settanta e collabora con Bruno Munari per giochi
didattici, pubblicando anche libri con Emme Edizioni ed Einaudi.
Dopo un ultimo e prolungato silenzio e la riscoperta ad opera di Philippe Daverio,
la pittura di Marzot approda a una forma descrittivo-contemplativa a cui la definizione
di figurativa non rende giustizia. Paesaggi mediterranei assolati e mitici in cui una
presenza invisibile e panica è avvertita. In occasione di una curiosa idea di mostra
privata in una cascina lombarda, confortata da ottimo vino dell’Oltrepò e polenta
e brasato per tutti per due giorni di seguito Daverio scriveva “La quota di mito che lui
si trova a rincorrere è troppo potente per apparire secondaria. Sicuramente banale
mai… e compaiono sassi sbiancati, paesaggi talmente scintillanti da annebbiarsi
nel bianco”.
Dal 1991 torna ad esporre pitture prevalentemente di paesaggi e animali alla Galleria
Philippe Daverio, da Antonia Jannone e da Jean Blanchaert.
Del suo lavoro hanno scritto, oltre ai sopraccitati critici, Emilio Tadini, Guido Ballo,
Raffaele De Grada, Dino Buzzati, Gillo Dorfles, Lea Vergine,Tommaso Trini, Giovanni
Raboni, Ettore Sottsass e molti altri.
Alla Libreria Milano Libri saranno esposte una trentina di opere su carta: sette
“meditazioni arbitrarie” sulla seconda strofa di “Donna me prega” di Guido Cavalcanti,
una breve serie di piccoli uccelli che fanno parte dell’esperienza personale di Livio
Marzot ornitofilo e alcune altre divagazioni prevalentemente greche.
Inaugurazione mercoledì 21 maggio alle ore 18,30
Milano Libri
via Giuseppe Verdi, 2 Milano
Gli orari della libreria sono: lunedì dalle 15.00 alle 19.30
da martedì a sabato dalle 10.30 alle 19.30
ingresso libero