Dodici. I singoli momenti della sua performance sono documentati da fotografie e video eseguiti durante e dopo l'azione; le immagini vengono poi inserite nell'esposizione, aggiungendosi alle altre precedentemente installate.
a cura di Erica Olmetto
I singoli momenti della performance sono documentati da fotografie e video eseguiti durante e dopo l’azione; le immagini così prodotte vengono successivamente inserite nella mostra, aggiungendosi alle altre opere precedentemente installate. Tra queste v’è un autoritratto dell’autore e numerosi lavori ottenuti con la pregiata tecnica del vintage. La fase conclusiva del progetto prevede che l’artista componga la copertina dei DVD contenenti il filmato della performance coi ritratti in Polaroid dei dodici partecipanti, così da caratterizzare l’opera in senso soggettivo e da rafforzare il concetto della sua unicità.
“Dodici come il numero degli apostoli prescelti per l’ultimo banchetto con il Cristo, dodici eletti come quelli scelti dall’artista Federico Cozzucoli nella performance per incarnare quei dodici destinati a vivere in eterno. Utilizzando l’iconografia religiosa, l’artista è investito, dall’arte che lo rappresenta, del potere di scegliere e decidere chi può condividere questo momento di gloria, preferendo alcuni rispetto ad altri. Come nelle precedenti performance interpretate dall’artista, quali Gloria, CozzuFUcoli e Simonia, anche in Dodici. Uno alla volta per la prima e ultima volta la tecnica della performance viene definita al meglio, ossia non come una semplice improvvisazione ma come azione dell’artista che dal piano puramente fisico trasforma in autocontrollo mentale una serie di movimenti regolati da un rigore quasi disciplinare.
Se da questo punto di vista il significato linguistico trae spunto dalle tradizionali performance definite “public body”, per l’importanza che lo spettatore acquisisce nel dare valore all’atto artistico, dall’altro continua a essere fondamentale in Cozzucoli il concetto dell’esibizione del corpo travestito e separato dall’identità, con evidenti richiami a Luigi Ontani e al sacro simbolismo degli oggetti che costruiscono e riempiono la scena. In questo senso la citazione dell’oggetto e l’utilizzo dell’oro, che ne rafforza il valore sacro, evidenzia il linguaggio Pop che aiuta l’artista a enfatizzare il significato consumistico e simbolico degli oggetti-icone, solo apparentemente frugali.
La doppia valenza con cui l’artista interpreta l’arte e la religione è la stessa che caratterizza il banchetto, metafora della prima e ultima volta vista in un percorso ciclico che ha inizio con la Prima Comunione, a cui l’artista dedica la serie di opere in mostra realizzate con il vintage, e finisce appunto con l’Ultima Cena, rappresentata anche nell’autoritratto “Prima e ultima cena”. Nell’allestimento della cena e nell’insieme del lavoro non è presente solo l’iconografia cristiano-cattolica, che comunque prevale per l’appartenenza dell’artista a questa cultura. Intervengono, infatti, elementi propri di altre culture e religioni, quali quelle ebraica e araba, con l’intento di rappresentare anche l’aspetto multietnico che caratterizza la società banchetto, la quale suggella il valore immortale del convito e unisce con sapiente analogia l’uomo all’arte, così come l’Ultima Cena aveva unito i Dodici all’Eterno.” (Erica Olmetto).
Federico Cozzucoli (Messina, 1972)
Lascia la Sicilia a diciannove anni. Nel 1999 conclude gli studi di teologia a Roma, presso la Pontificia Università Lateranense. Successivamente si iscrive alla Pontificia Università Gregoriana per studiare arte sacra, e consegue il diploma di operatore per i beni culturali della Chiesa. Nello stesso periodo frequenta la Scuola Libera del Nudo all’Accademia di Belle Arti, comincia ad avere le prime esperienze espositive e a manifestare l’interesse verso vari problemi sociali, come quello dell’integrazione razziale. Decide di operare nell’ambito dei nuovi linguaggi dell’arte contemporanea, pertanto utilizza preferibilmente il video, la fotografia (soprattutto in Polaroid), e le immagini digitali. Nel 2002, con l’opera Gloria, ha la sua prima importante esperienza performativa, alla quale fanno seguito le altre due, CozzuFUcoli, sempre nel 2002, e Simonia nel 2003. Espone le proprie opere presso gallerie romane, con alcune delle quali collabora stabilmente. Vive e lavora tra Roma e il borgo medievale di Civitella san Paolo.
Performance e inaugurazione della mostra: giovedì 22 maggio 2008, ore 18.30 e ore 20.00
Galleria Gallerati
via Apuania, 55 Roma
Esibizione delle fotografie e della videopera relative alla performance: martedì 10 giugno, ore 19.00
Orario: dal lunedì al venerdì ore 11-13 / 17-19, sabato ore 10-13
ingresso libero