Emmeotto
Roma
via Margutta, 8
06 3216540 FAX 06 3217155
WEB
Claudio Cintoli
dal 21/5/2008 al 11/7/2008
10,30-13 e 16,30-20, chiuso lunedi e festivi. Dal 1 giugno: chiuso festivi, sab pomeriggio, lun mattina

Segnalato da

Scarlett Matassi




 
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21/5/2008

Claudio Cintoli

Emmeotto, Roma

La solidita' del volo. Una retrospettiva con 37 opere pittoriche realizzate tra il 1959 e il 1978. Un significativo spaccato di una carriera vissuta con febbrile intensita' nel cuore degli anni '60 e '70.


comunicato stampa

a cura di Daniela Fonti

Trent’anni dopo la sua prematura scomparsa, il nome di Claudio Cintoli (1935-1978) è ancora indissolubilmente legato a quello del Giardino per Ursula, la grande decorazione su pannelli eseguita nel 1965 in occasione dell’inaugurazione di uno dei luoghi di culto della beat generation romana, il Piper Club. Definire Cintoli il pittore del Piper è un modo come un altro per aggirare l’ostacolo della definizione critica di un artista geniale e complicato, difficile da raccontare anche per gli analisti più acuti. A ventuno anni di distanza dall’ultima mostra romana Emmeotto presenta una retrospettiva curata da Daniela Fonti con trentasette opere realizzate tra il 1959 e il 1978. Un significativo spaccato di una carriera vissuta con febbrile intensità nel cuore degli anni Sessanta e Settanta, ma con la rabdomantica capacità di individuare modalità operative che sarebbero state sviluppate nei decenni successivi, cosicché l’artista, costantemente in anticipo sul suo tempo, appare oggi perfettamente in linea con il nostro. Del tutto metabolizzata dagli artisti contemporanei è in particolar modo la sua visione dell’arte come esperienza polivalente: Cintoli passa velocemente da una modalità espressiva all’altra, portando scompiglio lungo i sentieri già battuti e aprendone di nuovi, in Italia è ad esempio uno dei primi a introdurre l’esperienza della performance.

Daniela Fonti in catalogo sottolinea la sorprendente qualità di una delle sue prove più felici in questo campo, Crisalide del 1972: una convulsa metafora del processo generativo, di un corpo o di una creazione artistica, immortalata in un video ancora capace di suscitare intense emozioni “nonostante trenta anni di videoarte ci abbiano abituato ad ogni sorta di manipolazione dell’immagine”. Cintoli spiega il suo nomadismo espressivo come ricerca di strumenti, quali che siano, in grado di attivare risposte sul piano dell’inconscio: “dare corpo ad incidenti onirici”. L’esplorazione dell’inconscio è certamente uno dei tratti peculiari della sua ricerca, insieme alla spericolata predisposizione ad oscillare tra polarità contrapposte. Un’attitudine alla quale allude lo stesso titolo della mostra: “La Solidità del Volo”, coniato pensando alla sua capacità di affiancare ad una produzione astrattamente concettuale (i giochi sul linguaggio apparentati alle esperienze di rivisitazione dadaista degli anni Sessanta) ad un’altra tutta giocata sull’intenso rapporto con la fisicità di opere nate da una manipolazione, anche violenta, di materie e oggetti, solitamente collocata tra pop art e arte povera. La chiave di accesso privilegiata alla comprensione della vicenda artistica di Cintoli viene però individuata da questa mostra nella sua inesausta riflessione sulla pittura, e sulla sua idoneità ad essere ancora valido strumento di interpretazione della complessità del mondo.

Un interrogativo risolto nella sua pratica artistica quotidiana nella consueta ambivalenza di tensioni contrapposte: da una parte l’esigenza di azzerare la pittura, infrangerne le regole e gli schemi sacralizzati dalla storia, e dall’altra quella di appropriarsene indagandola a fondo, acquisendo tecniche e metodi attraverso uno studio curioso. Insomma, come sempre in Cintoli, rifiuto e accoglienza, distruzione e rigenerazione, nascita e morte come momenti imprescindibilmente collegati di un unico doloroso processo. Dietro all’atleta dell’avanguardia che vive l’arte come una corsa senza respiro, un’esperienza totalizzante che finisce per coincidere con la vita, la figura di un nonno autorevole e amatissimo: Biagio Biagetti, famoso pittore di Recanati che è l’incarnazione dell’idea di pittura con cui scontrarsi e confrontarsi sino alla morte. Che arriverà a soli quarantatre anni. Tra le opere in mostra, da segnalare un capolavoro come uovoNuovo del 1975, concepito come una successione di sette pannelli in cui attraverso l’utilizzo di uova di struzzo, foto di embrione, polvere di marmo e vinavil su legno si analizza il tema, topico nella riflessione di Cintoli, della nascita inscindibilmente collegata alla morte.

Inaugurazione: giovedì 22 maggio dalle ore 18,30

Allestimento a cura di Franco Ziliotto

Emmeotto
Via Margutta 8 - Roma
Orario: 10,30-13,00 16,30-20,00 Chiuso il lunedì e nei giorni festivi Dal 1° giugno: chiuso festivi, sabato pomeriggio, lunedì mattina
Ingresso libero

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