In mostra una serie di bambole giapponesi realizzate da un'artista la cui accuratezza ed espressivita', del tutto innovativa rispetto ai canoni tradizionali, hanno portato a livelli eccelsi una forma artigianale considerata spesso di second'ordine. A cura di Mika Mori.
a cura di Mika Mori
Il Giappone e le bambole
In ogni antica civiltà il significato della bambola, simulacri di figure umane, pupazzi o burattini, va ben al di là dell’attuale funzione di semplice giocattolo per assumere, alle sue origini, il valore magico di idolo, immagine religiosa o magica, talismano, oggetto protettivo. Questo è tanto più vero in Giappone dove la bambola è oggetto prezioso dotato, sin dai primordi, di particolare valenza, sia magica che propiziatoria la cui aura sembra aleggiare tuttora. Anche in ragione di ciò la bambola gode di una straordinaria tradizione che ne ha visto creare le tipologie più varie, in rapporto alla destinazione d’uso, ma anche le più preziose e superbe elaborazioni sul piano delle forme, dei materiali, dei decori.
Da talismano, da ricettacolo su cui attirare spiriti maligni in vece dell’uomo, da sostituto dell’uomo nei sacrifici o nei riti malefici, a oggetto augurale e protettivo contro sventure, ad amuleto protettivo in particolare per puerpere e bambini, via via la bambola è divenuto dono augurale e apotropaico, portafortuna, immagine umana a cui si è via via venuto aggiungendo un valore artistico sempre più ricco, unito al pregio dei materiali e delle fatture.
Donata dall’imperatore, e dalla casa imperiale come omaggio e segno augurale privilegiato alla cerchia ristretta della nobiltà di corte, a Kyôto, la bambola si è trasformata e sviluppata in mille forme e mille funzioni, da quella ludica a quella puramente decorativa: nascono così, con straordinario sviluppo in epoca Tokugawa (1600-1868) le bambole della festa delle bambole dello hinamatsuri (oggi festività delle bambine nel terzo giorno del terzo mese, che riprende l’atmosfera della corte imperiale, con le figure di imperatore e imperatrice, nelle vesti del tempo, con damigelle musici e altro); le forme paffute seminude di bimbi dei gosho ningyô (bambola della corte imperiale); i kimekomi ningyô (bambole con le stoffe applicate sulla sagoma lignea) ispirati a personaggi o figure augurali tratti da episodi della letteratura, del teatro o della danza; le bambole con braccia e gambe mobili vestite con splendidi kimono (Ichimatsu ningyô); i più primitivi pupazzi di legno dalle forme affusolate, essenziali e stilizzate (kokeshi) del Nord Est; le bianche statuine in terracotta dai delicati colori di Hakata nel Kyûshû; fino a burattini e marionette che raggiungono la forma più perfetta ed elaborata nel bunraku, il teatro di burattini di Ôsaka.
Di tutte le molteplici forme che l’universo della tradizione ha visto nascere, esistono tuttora tramandate tecniche di produzione manuale artistica di alta finezza, divise in scuole o generazioni di manifattura, esemplari realizzati da artigiani che ne perpetuano tuttora la produzione in maniera sostanzialmente fedele ma che non mancano di introdurre elementi sempre più vari, raffinati e personali di creatività e innovazione, per giungere fino ai maestri più illustri che nel perpetuare le diverse tecniche e stili, introducono elementi innovativi e danno vita a una propria lezione di stile.
Le bambole creative e gli artisti: OHNO Hatsuko
In epoca moderna, nuovo afflato creativo alla produzione di figure umane, pupazzi e bambole rivestiti in stoffa, viene portato da singoli artisti che fanno assurgere i diversi generi, caratterizzati per area geografica, materiali, forme, soggetti ecc., a forma artistica più individuale con una reinterpretazione personale di tali oggetti: appaiono le “bambole creative” (sôsaku ningyô) frutto dell’elaborazione estetica e personale di singoli artisti che pure apprendono tecniche dalla tradizione o da maestri del nuovo genere,
In questo nuovo filone si inserisce ÔNO (OHNO) Hatsuko (1915-1982), che, dopo un esordio come artista di pittura in stile occidentale, scopre il mondo della bambola, apprende le tecniche diverse di creazione dalla maestra IESATO Michiko, a sua volta allieva della celebrata artista, tesoro nazionale vivente, HORI Ryûjo, e dopo un breve allontanamento vi ritorna giungendo all’appassionata creazione di deliziosi esempi di figure con anima, testa, arti, realizzati in polvere di legno di paulonia, e avvolti in magnifiche vesti in seta dalle stoffe più raffinate.
Se il mondo tradizionale della creazione di bambole aveva visto il suo periodo di massimo fulgore nell’epoca Tokugawa (1600-1868), un altrettanto straordinario revival e rifioritura delle bambole, tornate al centro dell’interesse creativo di artisti amatori e intellettuali, si manifesta a partire dagli anni ’20 del XX secolo. Proprio in quest’epoca di forte apertura verso l’Occidente, di forte tensione tra il mondo giapponese, con la sua tradizione, e le mode provenienti dall’Europa, emergono i nuovi artisti creativi che applicano le tecniche e i procedimenti del passato rielaborandoli e rinnovandoli per creare nuove figure umane nelle forme e stili, materiali e fogge, più svariati incontrando l’interesse e l’ammirazione di un vasto pubblico. Così nelle esposizioni nazionali delle arti giapponesi degli anni trenta (il Teiten, Esposizione Imperiale, del 1936 p.es.) - tradizionale vetrina di tutte le arti giapponesi applicate e non che sancisce la nascita degli artisti di massimo rilievo della nazione – salgono alla ribalta anche molti creatori di “bambole creative”, celebrati alla pari dei maestri delle cosiddette arti maggiori.
Tale moda avrà una fase di sosta nel primo dopoguerra per poi rifiorire vivida e sofisticata fino a oggi.
Le bambole di OHNO Hatsuko
In tale contesto e in considerazione di quanto sopra, nasce l’idea della mostra delle bambole di OHNO Hatsuko. modellate in pasta di legno di pawlonia e rivestite di stoffa. Lo stile di questa artista, ispirato a un innato senso poetico, mette in rilievo sentimenti e atmosfere con gusto raffinato e spiritoso (gustoso), da cui traspare la passione per le sue creature e la profondità delle emozioni colte nell’istantaneità delle pose plastiche. Con gli atteggiamenti, le espressioni dei volti, i colori e la materialità dei tessuti, con linee snelle e slanciate nello spazio disegna con sensibilità vivace e perspicace visioni che sembrano balzate fuori dalle stampe del mondo fluttuante (ukiyoe) - come scrive il regista cinematografico polacco Andrzej Wajda -, immagini ritagliate dai palcoscenici del teatro kabuki, figure di cortigiane del periodo Tokugawa o inservienti o dame. fanciulle buffe e curiose, assorte o in movimento, figure femminili che palpitano di vita.
Realizzate in pose e atteggiamenti sempre suggestivi, con abbinamenti raffinatissimi di stoffe, acconciature, oggetti e accessori, le bambole dell’artista Ohno sembrano far rivivere in maniera delicata e quasi inquietante, e trasmettere in forma tridimensionale gesti ed emozioni che sono anche nostri, o che sembra di aver intravisto in un mondo reale, in un Giappone del passato lontano o cinematografico, ormai perduto, o in sogno, in un incanto di affetti tenui e sommessi che rivive anche oggi.
inaugurazione mercoledì 28 maggio ore 18.30, con la partecipazione della curatrice
Istituto Giapponese di Cultura
via Antonio Gramsci, 74 Roma
lun-ven 9-12.30/13.30-18.30 merc fino alle 17.30 sab 9.30-13
ingresso libero