Svista su piazza
Torino
piazza Vittorio Veneto 11
011 5693636

Finzioni
dal 29/5/2008 al 29/6/2008

Segnalato da

Luca Vona




 
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29/5/2008

Finzioni

Svista su piazza, Torino

Le installazioni di Riccardo Baruzzi si compongono di un'inestricabile intreccio di pittura, scultura, suoni e object trouve'; Daniele Ratti impiega la fotografia per proporre soggetti tratti da altri media, riprodotti su carta radiografica con l'intento di cogliere la sostanza ultima delle cose, le loro fratture, il midollo che le anima.


comunicato stampa

a cura di Luca Vona

"Flaubert e Henry James ci hanno abituato a supporre che le opere d’arte siano infrequenti, e di esecuzione laboriosa; il secolo XVI (ricordiamo il Viaggio del Parnaso, ricordiamo il destino di Shakespeare), non condivideva questa sconsolata opinione. Né la condivideva Herbert Quain. Giudicava che la buona letteratura è piuttosto comune, e che non v’è quasi dialogo casuale, conversazione udita per la strada, che non la raggiunga. Giudicava anche che il fatto estetico non può prescindere da qualche elemento di stupore, e che stupirsi a memoria è difficile". Le parole che Jorge Luis Borges scrive a proposito di Herbert Quain, protagonista dell’omonimo racconto delle sue Ficciones, offrono una perfetta chiave interpretativa della pratica artistica di Riccardo Baruzzi. Nelle sue complesse installazioni ambientali - che si compongono di un’ inestricabile intreccio di pittura, scultura, suoni e object trouvé - cultura “highbrow” e “lowbrow” convivono, esprimendo un concetto del mondo che, per restare nell’ambito dell’estetica borgesiana, è visto come sistema di precise compensazioni.

"Il rozzo poema del Cid è il contrappeso che esigono un solo epiteto delle Egloghe o un detto di Eraclito" affermava l’erudito argentino (L’immortale) e Baruzzi sembra rifarsi allo stesso assioma. Di Borges troviamo nelle opere in mostra (parte di un progetto più ampio) anche il senso di vertigine, laddove citazioni colte e immaginarie, nomi veri e di fantasia, si alternano e confondono in un infinito gioco di specchi. Allusioni al costrutivismo, al vintage anni 60, 70 e 80, citazioni e falsificazioni dalla storia dell’arte, ostensione e rielaborazione di anonimi dipinti. La riflessione di Baruzzi sull’arte, attraverso l’arte, evita di cadere tanto nel ritualismo nostalgico quanto nella pedanteria analitica, la sua estetica giunge a un misurato equilibrio tra utopia e ideali domestici.

Anche il ciclo di lavori presentato da Daniele Ratti è animato da una forte tensione metalinguistica e dal fascino per l’illusione, la moltipolicazione speculare, la maniera fantastica. L’artista impiega la fotografia per proporre soggetti tratti da altri media, riprodotti su carta radiografica con l’intento di cogliere la sostanza ultima delle cose, le loro interne fratture, il midollo che le anima. In passato ha riprodotto su questo supporto diagnostico immagini tratte dalla filmografia di guerra, nell’intento di rappresentare la malattia che divora la civiltà dall’interno. Per questa mostra propone un ciclo di ritratti di marionette che Guido Ceronetti ha realizzato per il Teatro dei Sensibili. Le foto-radiografie di Ratti riescono a restituire pienamente l’impegno magico profuso dall’autore di queste creature, composte di forma, colore, meccanica e poesia. Riusciamo così a comprendere, per dirla ancora una volta con Borges, che "modellare la materia incoerente e vertiginosa di cui si compongono i sogni è il compito più arduo che possa assumere un uomo" (Le rovine circolari).

inaugurazione 30 maggio 2008 ore 19

Svista su piazza
piazza Vittorio Veneto, 11 - 10124 Torino

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