Assume Vivid Astro Focus
Hernan Bas
Valerio Berruti
Michael Bell-Smith
Gabriele Di Matteo
Donnie & Travis
Igor Eskinja
Andre' Ethier
Scott Grodesky
Chris Hammerlein
Peter Halasz
Everest Hall
Kent Henricksen
Diango Hernandez
Scott Hug
Ara Peterson
Joshua Smith
Marc Swanson
Michael Wetzel
Il titolo e' un omaggio alla commedia dei Monty Python che attraverso una surreale ironia proponeva riflessioni sui vari stadi della vita, dalla nascita alla morte, passando per fasi come crescita, combattimento e declino. Gli artisti presenti non sono accomunabili per nazionalita', tecniche usate o particolari vicinanze delle loro opere, ma in modi diversi trattano della spietata e a volte comica condizione umana.
La galleria Glance è lieta di presentare The Meaning Of Life, la sua seconda
mostra collettiva che chiude la stagione espositiva.
Il titolo è un omaggio alla commedia dei Monty Python (Il senso della vita,
1983) che attraverso una surreale ironia proponeva riflessioni sui vari
stadi della vita, dalla nascita alla morte, passando per fasi come crescita,
combattimento e declino.
Gli artisti presenti non sono accomunabili per nazionalità, tecniche usate o
particolari vicinanze delle loro opere, ma in modi diversi trattano della
spietata e a volte comica condizione umana.
Assume Vivid Astro Focus è lo pseudonimo dell¹artista brasiliano (che non
rivela i suoi dati anagrafici), residente a New York, ma anche il titolo del
suo ampio progetto estetico, che include performance, video, wallpaper,
t-shirts, tattoo, stampe digitali e collaborazioni con altri artisti. In
mostra una decalcomania dal suo tipico stile carnevalesco e neo-hippie.
Hernan Bas (Miami, 1978) è tra gli esponenti di spicco di quella che è stato
definito New Romanticism: con la sua pittura ha creato un Eden decadente e
languido in cui giovani ragazzi androgini sono protagonisti di storie
sospese tra sensualità e un religioso senso di ritualità e di morte. Il
lavoro di Valerio Berruti (Alba, Cuneo, 1977) si riferisce al mondo
dell¹infanzia e della memoria. I suoi dipinti e disegni, eseguiti con pochi
tratti usando la tecnica dell¹affresco, raccontano di momenti lontani che
rivivono nel presente grazie alla mediazione fotografica. In Glitter Bend,
una delle animazioni digitali di Michael Bell-Smith (East Corinth, ME, 1978)
una città di notte veniva vista da sopra la terra. Nell¹opera in mostra il
soggetto è lo stesso, ma visto nel riflesso di un palazzo di vetro: ogni
singola luce scintillante è un Gif, un piccolo file in movimento molto
diffuso in Internet creato da un algoritmo che frammenta e comprime
l¹uniformità elettronica.
Gli ultimi lavori di Manuele Cerutti (Torino,
1976) si interrogano sull¹ambiguità delle immagini. Uno dei quadri in mostra
è ispirato da una foto di propaganda in cui Hitler dà del cibo a un
cerbiatto. La riflessione sulle immagini e sulla loro riproducibilità
caratterizza da anni la ricerca, ricca di suggestioni letterarie, di
Gabriele Di Matteo (Torre del Greco, Napoli, 1957), di cui in mostra un
ritratto di Paul Valery in cui l¹orizzonte del mare è obliquo. I dipinti su
seta con parti ricamate di Donnie & Travis (residenti a Williamsburg, New
York) si basano su immagini fotografiche che vengono distorte e inserite in
paesaggi metafisici dai colori slavati e dai risvolti inquietanti. Nelle sue
installazioni o fotografie Igor Eskinja (Rijeka, Croatia, 1975) attraverso
interventi minimi crea ³situazioni critiche e sovversive²che destabilizzano
la percezione degli oggetti e degli spazi. La pittura psichedelica di André
Ethier (Toronto, 1977), è ispirata dagli Espressionisti tedeschi, dai Fauves
come dal cinema horror e dai fumetti: se i personaggi che ritrae sono
mostruosi e grotteschi, i suoi paesaggi sono invece oasi magiche,
apparizioni irreali come nel finale di una favola. La pittura di Scott
Grodesky (1968, Warren, Ohio) è autobiografica: i suoi soggetti più
frequenti sono quelli che lo circondano, il mondo esterno del Quens, il suo
quartiere, fatto di continue demolizioni/costruzioni e quello interno della
sua famiglia.
Da oltre dieci anni Chris Hammerlein (Cincinnati, Ohio, 1962)
si dedica con devozione al disegno: la sua tecnica si è modificata negli
anni, ma tutto il suo lavoro è una sorta di fantasiosa codificazione
dell¹irrazionale natura umana: dal sesso alla mitologia, dagli
uomini-animali al combattimento, dalla vita alla morte, ogni cosa è filtrata
dalla storia dell¹arte e evocata con un linguaggio personale. Peter Halasz
(San Diego, CA, 1974) ritrae persone e luoghi che ha intorno a sè,
costruendo una sorta di diario per immagini. Ne risulta un¹umanità noir,
malinconica e a volte disperata, ma anche a tratti alleggerita da una certa
ironia. Anche Everest Hall (New York, 1974) nei dipinti recenti esplora la
simbologia delle vanitas (teschi, serpenti, scorpioniŠ), accettando la sfida
di rinnovare il genere della natura morta. Kent Henricksen (New Haven, CT,
1974) crea disegni e dipinti fatti di stoffa e ricami, partendo da immagini
prese dalle fonti più svariate, come libri di arte o fumetti, stoffe
decorate o giornali, libri per bambini o materiale d¹antiquariato.
Solo
apparentemente ironiche, le sue opere sono metafore della violenza del
nostro tempo e della natura umana. Diango Hernandez (Sancti Spiritus, Cuba,
1970) per una mostra recente ha recuperato immagini prese da diapositive che
il governo cubano ha utilizzato dal 1959 per inculcare l¹iconografia
comunista nella gioventù cubana. Nel suo lavoro memoria personale e
considerazioni sulla politica e sul potere sono inevitabilmente legate.
Scott Hug (Jefferson City, MO, 1968) ha partecipato alla scena artistica
newyorkese negli ultimi dieci anni come artista, curatore, graphic designer
e editore di una rivista, K48. Il suo lavoro è una continua incursione nel
mondo dei media, della cultura pop e della politica, un¹appropriazione di
immagini estrapolate dal giornalismo più popolare che crudelmente
disseziona, mettendoci di fronte alle nostre morbosità, come la curiosità
nei confronti delle celebrità. La ricerca di Ara Peterson (Boston, MA,
1973), che si può esprimere attraverso installazioni, sculture, video, opere
bidimensionali, ma anche attraverso la curatela di mostre, è incentrata su
una sperimentazione sull¹energia cinetica, sulla percezione ottica e sul
potere del colore sulla mente umana. Joshua Smith (Houston, Texas, 1983) ha
elaborato un¹indagine critica del linguaggio, delle manipolazioni che
strumentalizzano parole, informazioni e immagini, così come luoghi comuni e
errori, in una chiave di lettura da lui definita romantica e ottimista.
Marc Swanson (New Britton, CT, 1958), il cui lavoro in mostra evoca una
simbologia magica e arcaica, è forse più conosciuto per i suoi lavori che
traggono spunto dalla natura rispetto a quelli più astratti. Entrambi
partono dalla sua biografia (trascorre l¹infanzia nel New England, figlio di
un cacciatore) e dai suoi interessi, tra cui quelli per i materiali e per i
diorama. I soggetti della pittura di Michael Wetzel (Mt. Kisco, NY, 1966)
sono le icone e i clichè americani e le differenze di classe che da questi
emergono. Per i lavori recenti, ha estrapolato un elemento decorativo di una
stoffa con cui Jackie Kennedy e Nancy Reagan hanno decorato gli interni
della Casa Bianca e lo usa come filtro e metafora del panorama politico e
della sua divisione. Il concetto di interno dell¹impero si espande fino a
includere paesaggi e temi esotici, legati alla storia e al colonialismo.
Inaugurazione 23 giugno 2008
Galleria Glance
via San Massimo, 45 - Torino
Ingresso libero