Rural Delights. Il giardino come istanza inaspettata: un'archiscultura, un progetto, un simposio. L'artista intende sollevare la questione su quelli che possono essere, oggi, l'aspetto e gli impieghi del giardino in una Casa degli Artisti. L'invito dello scultore berlinese e' la prima iniziativa tesa ad acquisire questo spazio e aprire un dibattito pubblico.
Siamo lieti di invitare Lei e i Suoi amici all’inaugurazione della scultura di Kai
Schiemenz, alla mostra e al simposio performativo che si terranno sabato 21 giugno a
partire dalle ore 18.
La scultura resterà nel giardino di Villa Romana fino all’inizio dell’inverno e sarà
possibile ammirarla e utilizzarla durante l’orario d’ufficio (dal martedì al
venerdì, 9 – 19) o previo appuntamento.
Il progetto
Un giardino è un terreno delimitato nel quale cerchiamo di realizzare le nostre
convinzioni e le nostre concezioni riguardo all’ideale/i che abbiamo di natura e
società. Ma il giardino è un’isola e non un luogo sconfinato come il paese di
Utopia; è uno spazio progettuale, implementato in scala 1:1 nel suolo, che non
distingue tra fantasia e realtà. Un giardino ha bisogno di muri di cinta che ne
garantiscano la sicurezza.
Essenzialmente il giardino di Villa Romana – che ha una superficie complessiva di
15000 mq – ha assunto il suo aspetto attuale negli ultimi trent’anni, durante i
quali sono state piantumate diverse zone, sono state realizzate delle nicchie e
collocate dediche personali per celebrare l’ideale della vita bohémien. Durante il
costoso restauro della Villa nel 2006/2007, però, la struttura e l’allestimento del
giardino non sono stati praticamente toccati.
Con il progetto RURAL DELIGHTS Villa Romana intende sollevare la questione su quelli
che possono essere, oggi, l’aspetto e gli impieghi del giardino in una Casa degli
Artisti. L’invito dello scultore berlinese Kai Schiemenz è la prima iniziativa tesa
ad acquisire questo spazio e aprire un dibattito pubblico.
RURAL DELIGHTS interpreta il giardino come sede di eventi sociali e politici. Nella
parte superiore del giardino, in pendenza, c’è un prato circondato dagli edifici
vicini. Qui lo scultore ha collocato la sua struttura di compensato parafrasando la
tipologia del „gazebo“ (padiglione da giardino), che nei parchi e nei giardini
pubblici è generalmente libera e offre un riparo dal sole. Kai Schiemenz recupera le
caratteristiche ornamentali di questa classica architettura da giardino e la sua
funzione come luogo di sosta per gruppi grandi e piccoli. La struttura della sua
scultura, accessibile da tutti i lati, funge da campo sperimentale per discussioni,
performances, proiezioni cinematografiche… Si tratta del progetto di uno spazio
pubblico, che pone l’accento sull’importanza della produzione e la mediazione del
sapere.
Il primo forum sul giardino inizia il 21 giugno. In questa serata architetti,
sociologi, ballerini e registi tedeschi e italiani sono invitati a presentare i loro
lavori (per il programma della serata v.s.). Nel corso dell’estate anche altri
attori utilizzeranno l’archiscultura di Kai Schiemenz. Il curatore italiano Lorenzo
Bruni sta infatti preparando due week-end a tema dal titolo „Noi adesso siamo qua“,
in collaborazione con artisti della scena regionale e internazionale.
La scultura
Lo scultore Kai Schiemenz (nato nel 1966 a Erfurt) vive a Berlino, dove lavora con
modelli spaziali plastici. Da alcuni anni il suo interesse è rivolto ai luoghi di
organizzazione sociale e di proiezione, di cui lo stadio rappresenta l’archetipo.
Kai Schiemenz ha raccolto moltissimo materiale illustrato sull’archeologia dello
stadio, dall’antica arena fino ai container massmediali, che sarà esposto a grandi
linee a Villa Romana.
„Fin dagli inizi di quella che in campo artistico viene definita comunemente arte
contemporanea, si è trattato quasi esclusivamente di spiegare la complessa
problematica, nell’ambito conflittuale tra psicologia, filosofia e storia dell’arte,
relativa al modo in cui sguardo e immagine si incontrano nello spazio reale.
Esasperando questo concetto si potrebbe anche affermare che il compito dell’arte
nell’età dei massmedia sia la socializzazione del vedere e dell’udire. Per questo
oggi, oltre agli archivi e ai musei, sono le gallerie le sedi in cui ciò è
abitualmente possibile, mentre in epoche remote erano piuttosto gli spazi rituali
come le chiese, le sedi delle fiere annuali o gli stadi sportivi ad assolvere questa
funzione. Nel frattempo gallerie e musei confermano (con le installazioni e gli
allestimenti di progetti espositivi) il loro status di spazi significativi di
intrattenimento che non solo si collocano al di fuori della vita abituale, ma
offrono anche esperienze insolite. L’osservatore di tali allestimenti – si sarebbe
portati a chiamarlo piuttosto utente – è stato raffigurato in modo decisamente
polemico da Beat Wyss come uno stenditoio sovraccarico. In un certo senso è sulle
rovine di questa teatralità che opera Kai Schiemenz, costruendo sculture
architettoniche che servono in egual misura sia all’esperienza che all’esibizione.“
(Susanne Prinz)
Nel giardino di Villa Romana Kai Schiemenz ha realizzato una scultura architettonica
alta alcuni metri che combina due livelli formali diversi: un’architettura
stratificata e angolata (che richiama sia gli elementi di un teatro che i lastroni
di ghiaccio nella pittura di Caspar David Friedrichs) e svettanti forme
semicircolari che con la loro struttura tecnica frammentata fanno propria l’idea del
progetto e il dinamismo delle montagne russe. Questa scultura definisce uno spazio
virtuale e un luogo reale.
Kai Schiemenz ha studiato presso l’Universität der Künste di Berlino con Lothar
Baumgarten. Dagli anni Novanta è presente sulla scena internazionale e ha esposto i
propri lavori nell’ambito di numerose mostre, tra cui : Sculpture Quadrennial Riga
(2008); „ Ideal Cities – Invisible Cities“, Zamosc / Potsdam (2006); Wittgenstein in
New York - Architektur in der zeitgenössischen Kunst auf Papier, Kupferstichkabinett
Berlino (2006); Kritische Gesellschaften, Badischer Kunstverein, Karlsruhe; Urban
Creatures, Pori / FI (2006), Kappatos Gallery, Atene / GR (2006); Neuer Berliner
Kunstverein (2005), „Demokratie üben“, Westfälischer Kunstverein Münster (2005). Kai
Schiemenz è stato ‘Artist in Residence’ a Monash University, Melbourne (2008) e a
Villa Aurora, Los Angeles (2005).
Il Simposio: sabato, 21 giugno dalle 18 alle 24 nel giardino di Villa Romana, dalle 18
Partecipanti:
Peter Pleyer, dal 2007 è direttore artistico dei Tanztage berlinesi. Dopo
l’esperienza, durata alcuni anni, come attore teatrale nel teatro di prosa tedesco,
Pleyer ha studiato danza all’“european dance development center” del “College of
Arts” di Arnhem/Paesi Bassi. Ha lavorato come ballerino e assistente coreografo con
Yoschiko Chuma, New York e Mark Tompkins, Parigi e collabora fin dai tempi
dell’università con la ballerina ungherese Eszter Gal. Insieme hanno presentato
coreografie e improvvisazioni nei Paesi Bassi, in Germania, in Francia e Ungheria,
ma anche all’ImprovisationFestival di New York. Pleyer insegna nei dance festivals
di tutta Europa; a Berlino ha contribuito a creare un istituto superiore di danza
contemporanea.
Sandra Bartoli, nata nel 1967 a Cortina d'Ampezzo, vive e lavora a Berlino.
L’artista ha studiato architettura e architettura del paesaggio ed è cofondatrice di
Terraform assieme a Andreas Ziegeler. Con Silvan Linden ha fondato nel 2006 il Büro
für Konstruktivismus che cura la pubblicazione del periodico Die Planung / A Terv
(con Martin Conrads, Levente Polyák e Katarina Šević) e l’edizione di Kristalle
(apparsa nella collana "disko" dell’ AdBK Nürnberg).
Stefan Schreck, nato nel 1968 a Colonia, ha studiato giornalismo e germanistica
nella sua città natale, a Düsseldorf e a Berlino. È cofondatore del
(Netz-)Radiokollektivs convex tv., di mikro e.V. – Iniziativa per il progresso delle
culture mediatiche e dell’ edit suisse group. Dal 1995 lavora come soundeisgner
indipendente, autore, elaboratore di banche dati, webdesigner e web programmer a
Berlino.
Helmut Höge, nato nel 1947, ha lavorato inizialmente come interprete per l’aviazione
statunitense e per un mercante indiano di bestiame; dopo gli studi di sociologia a
Berlino, Brema e Parigi, ha lavorato come consulente aziendale in numerose tenute
agricole in Germania (occidentale e orientale) e in Italia, iniziando parallelamente
l’attività giornalistica. Dal 1986 si dedica esclusivamente al giornalismo. Le sue
pubblicazioni più recenti sono: "Neurosibirsk" (edito da Verlag Peter Engstler,
Ostheim/Rhön 2006) e "WPP - Wölfe Partisanen Prostituierte" (dell’editore
Kulturverlag Kadmos, Berlino 2007), mentre sono ancora in preparazione una raccolta
di saggi dal titolo "Anti-Darwin" (di cui è curatore, in collaborazione con Peter
Berz e Cord Riechelmann ) e un volume sulle fattorie e gli agricoltori.
Minze Tummescheit e Arne Hector lavorano assieme come „cinéma copains“ alla
realizzazione di documentari. Il loro interesse è focalizzato sull’uomo inserito nel
contesto sociale e in quello economico. Tra il 2000 e il 2004 hanno realizzato il
film „Jarmark Europa“, proiettato per la prima volta nell’ambito della sezione Forum
della Berlinale 2004 e, sempre nello stesso anno, anche durante la mostra „Schritte
zur Flucht von der Arbeit zum Tun“nel Museum Ludwig a Colonia. Attualmente i „cinéma
copains“ stanno lavorando a “in arbeit / lavori in corso / en construction / w
toku”, una serie di interviste cinematografiche che sondano le possibilità e le
condizioni del lavoro collettivo e la plasmabilità del commercio.
Inaugurazione 21 giugno 2008
Villa Romana
via Senese 68 - Firenze
Dal martedì al venerdì, 9 – 19 o previo appuntamento